Attualità

Dopo sette anni da manager lascia tutto e diventa un comico di successo. La storia di Pierluca Mariti: “Ride bene chi ride di sé”

Mariti, in arte Piuttosto che, è un attore comico che si esibisce su palchi diversi: dai teatri alle pagine Instagram. Mischia la stand up comedy all’improvvisazione e affronta temi impegnati, dai diritti civili alla politica. Anche quando parla di paura del futuro e risolve dubbi esistenziali, però, lo fa senza prendersi troppo sul serio

di Sara Tirrito

Nei suoi spettacoli c’è la stand up comedy e c’è l’improvvisazione, ma ci sono anche Ludovico Ariosto, le politiche sociali e Britney Spears. Quello di Pierluca Mariti, in arte Piuttosto Che, è un modo di intendere la comicità che non si pone limiti né di mezzi né di temi. “Esistono infiniti spunti per ridere e riflettere sul presente – spiega Mariti a FQMagazine. A me piace partire dalle questioni connesse alla mia generazione, legate alle incertezze e al presente”. Il personaggio di Piuttosto che nasce durante la pandemia. Dopo una laurea in Giurisprudenza e sette anni da manager in una multinazionale, con il lockdown Pierluca mette alla prova su Instagram un sogno nel cassetto: fare il comico. “Io stesso pensavo di avere un sentiero tracciato davanti a me – racconta – fare questo percorso, affidarmi a persone nuove, imparare linguaggi diversi mi ha fatto andare incontro a tutte quelle paure che erano anche mie”. Il suo laboratorio sono i social. Inizia con brevi video e rubriche di comunicazione diretta con i follower e in poco tempo mette in piedi uno spettacolo teatrale che intitola Ho fatto il classico, attualmente in tour in tutta Italia fino a febbraio. Il nome è in onore della scuola che segna frotte di studenti, il Liceo classico, ma si spiega anche con le letture, classiche, che sono al centro dei suoi show.

Oggi Mariti registra il sold out in quasi tutta Italia pur essendo per la prima volta in tournée. “Il mio è uno spettacolo comico in cui incontro le persone che finora principalmente mi hanno seguito su Instagram e che quindi hanno visto una dimensione quotidiana della mia vita. A questo, mischio spazi di racconto che attraversano diversi generi: dal reading comico alla satira” – spiega Mariti. La scelta di nascere sui social ha un forte impatto sull’impostazione del copione. Con i suoi 215mila follower, Piuttosto che ha un rapporto senza filtri e quelle con cui parla sono le stesse persone che poi partecipano alle sue esibizioni. Questo fa sì che sulla scena si riversino elementi nati e pensati per il digitale. Tra le pratiche Instagram confluite nello spettacolo teatrale sono i cosiddetti “box”, spazi di domanda e risposta che Mariti gestisce con periodicità in una rubrica chiamata Tell mama. Dal vivo, anziché nei box, il pubblico scrive su un foglio anonimo le domande, che poi vengono lette e commentate sul palco. Ognuno può chiedere quello che vuole, ma sono spesso questioni personali e intime, su scelte e transizioni. Lui risponde a modo suo, cioè senza dare consigli di vita ma sciorinando perle di comicità.

“Sto imparando tantissimo dai miei follower perché i Tell Mama vogliono essere un esercizio comico, quindi è improvvisazione”. Molti chiedono suggerimenti sulle relazioni di coppia, gli esami di maturità, una svolta lavorativa. Pierluca sembra a tratti un confidente più che un attore comico: “Leggo tantissimi messaggi che tengo per me, perché in alcuni casi sono confessioni o richieste di aiuto, un aiuto che purtroppo non posso dare, perché l’ultima cosa che voglio fare è insegnare: io sono Gian Burrasca”. Eppure, nei suoi sketch, Piuttosto che affronta temi impegnativi: la libertà di genere, il senso di precarietà, il rapporto con il proprio corpo e le aspettative degli altri. Succede quindi che dopo averlo sentito parlare ci si trovi non solo a ridere ma a ragionare. Questo effetto non è dichiaratamente voluto. “Il mio motto – dice Pierluca – è sempre quello del ride bene chi ride di sé. Quindi nel mio non prendermi sul serio cerco di essere più fedele possibile alla missione di intrattenere. Chi viene ai miei spettacoli sta decidendo di dedicare un po’ del suo tempo e del suo ascolto a me. Per questo motivo, devo rendere leggero quel momento. La leggerezza però può anche servire a farti riflettere o arrabbiare”.

Spesso gli spunti vengono dall’attualità o dalla politica, soprattutto in tema di diritti civili. L’approccio è quello di un comico, ma il risultato è quasi terapeutico. “Sono un giullare – dice Pierluca – ma i giullari non si limitano a intrattenere il banchetto. Possono anche prendere in giro il potente o fare ridere allegoricamente”. Così sta piano piano abbattendo delle barriere anagrafiche. Il pubblico di Ho fatto il classico è composto soprattutto di millennial che condividono ansie per il futuro e sentimenti non del tutto pacificati. Ma ad ascoltare Mariti, che ha 33 anni, ci sono anche giovanissimi della gen Z e coetanei dei suoi genitori. “Quello che apprezzano – spiega – è il fatto di usare un certo garbo nella comicità. Oggi c’è una maggiore attenzione alle cose di cui ridiamo e al politicamente corretto, ma questo non deve essere un limite. Vuole solo dire che nel 2022 possiamo guardare ad alcuni temi con altri occhi e non soltanto con la derisione”.

Dopo sette anni da manager lascia tutto e diventa un comico di successo. La storia di Pierluca Mariti: “Ride bene chi ride di sé”
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