Calcio

Inchiesta Juventus, la Procura generale della Cassazione si dichiara incompetente: per ora l’indagine resta a Torino. Ecco cosa accade ora

Le difese avevano chiesto lo spostamento a Milano o a Roma perché a loro avviso è lì che si sarebbe consumato l'aggiotaggio informativo. La decisione, visto lo stato del procedimento, spetta al giudice per l'udienza preliminare perché si è chiusa l'indagine

La richiesta degli imputati è inammissibile e non tocca alla Procura generale presso la Cassazione decidere se l’inchiesta sulla Juventus deve restare a Torino o meno. Al momento, quindi, il procedimento contro Andrea Agnelli e gli altri ex vertici del club bianconero resta in mano alla procura che ha indagato ricostruendo i presunti falsi in bilancio nelle stagioni tra il 2018/19 e il 2020/21. Il giudizio della Procura generale è stato meramente tecnico: la decisione, visto lo stato del procedimento, spetta ad altri magistrati.

Il procuratore aggiunto di Torino Marco Gianoglio e i pubblici ministeri Ciro Santoriello e Marco Bendoni hanno chiesto il rinvio a giudizio degli indagati e questo significa che “l’esercizio dell’azione penale ha determinato la chiusura della fase delle indagini preliminari”. La conseguenza è che “la richiesta di trasmissione degli atti ad un diverso pubblico ministero, sollevata dalla difesa, resta preclusa dal sopravvenuto radicarsi della competenza del giudice che procede innanzi a cui potrà essere sollevata la relativa eccezione”.

Le difese avevano chiesto lo spostamento a Milano o a Roma perché a loro avviso è lì che si sarebbe consumato l’aggiotaggio informativo relativo alla comunicazione, ritenuta falsa, del decurtamento dei quattro stipendi in periodo Covid e lo stesso sarebbe avvenuto con i comunicati relativi alla chiusura dei bilanci ritenuti falsi. Gli avvocati ritengono insomma che il reato si sia consumato a Piazza Affari dove la Juventus è quotata o, in alternativa, che se ne occupino i magistrati di Roma dove ha sede la piattaforma attraverso la quale la società diffonde i comunicati destinati al mercato.

Di diverso avviso la procura di Torino che, già a giugno nella richiesta di misure cautelari poi respinta dal giudice per le indagini preliminari, aveva chiarito il suo punto di vista specificando la differenza tra aggiotaggio informativo, cioè il reato contestato, e l’aggiotaggio operativo. Il primo corrisponde, spiegavano, alla diffusione di notizie false che possono provocare una sensibile alterazione del prezzo del titolo e si consuma nel momento in cui il comunicato viene diffuso.

Tutto, sulla base degli accertamenti della Guardia di finanza, è avvenuto a Torino: lì ha sede legale la Juve, lì vengono prese tutte le decisioni, da lì i comunicati vengono caricati sulla piattaforma 1INFO. “Il comando di invio è sempre ordinato da dispositivi-uffici di Juventus” e da quel momento l’operazione è “irreversibile”, il file è “immodificabile” e il comunicato risulta pubblicato nel giro di pochissimo tempo, spesso questione di secondi. Nel momento stesso in cui il comunicato parte, insomma, è disponibile al mercato e l’eventuale reato si sarebbe consumato.

Gli avvocati di Agnelli, Arrivabene, Bertola, Cerrato, Gabasio, Nedved, Paratici, Re, Roncaglio, Vellano e della stessa Juventus avranno ora modo di presentare in altra sede la loro richiesta di trasferire il procedimento altrove, almeno relativamente all’aggiotaggio informativo, perché la competenza territoriale non è – a loro avviso – dei magistrati torinesi. Con ogni probabilità ciò accadrà in fase di udienza preliminare davanti al giudice. A quel punto, il gup potrà stabilire in autonomia se è competente territorialmente o decidere di far dirimere la questione dalla Cassazione.