Cultura

Jacopo Tissi, l’ex primo ballerino al Bolshoj e artista alla Scala: “Ho lasciato molte cose a Mosca, come se dovessi tornarci. Ma il mio cane no, l’ho portato con me”

Più che perfetto nel ruolo di protagonista dello “Schiaccianoci” di Rudolf Nureyev, titolo d’apertura della stagione del ballo scaligera, Jacopo Tissi è il danseur noble della scena internazionale. Romantico anche nella vita. Con Martina Arduino interpreterà Drosselmeyer, l’amico di famiglia che ha regalato il giocattolo a Clara, e il Principe per eccellenza (nelle recite del 31 dicembre e del 4 e 7 gennaio)

di Simona Griggio

Non ha mai scritto una lettera d’amore a mano. Ma ne ha ricevuta una. E sì è emozionato tantissimo all’idea del viaggio che percorrono le parole per arrivare a destinazione. Per Jacopo Tissi, primo ballerino al Bolshoi di Mosca e ora artista ospite al teatro alla Scala di Milano, il romanticismo non è solo l’ideale di incanto e bellezza del balletto ottocentesco. E’ l’attesa che si vive nell’intervallo sospeso fra il prima e il dopo. Il segreto del tempo che trasforma tutto. Come accade nell’immaginario di Clara, la fanciulla dello “Schiaccianoci” che si addormenta e sognando diventa donna. Cosa sogna? L’infanzia, la paura, l’amore. Alla fine si risveglia sola con il suo dono natalizio fra le mani. No, non era un principe. Era uno Schiaccianoci.

Più che perfetto nel ruolo di protagonista dello “Schiaccianoci” di Rudolf Nureyev, titolo d’apertura della stagione del ballo scaligera, Jacopo Tissi è il danseur noble della scena internazionale. Romantico anche nella vita. Con Martina Arduino interpreterà Drosselmeyer, l’amico di famiglia che ha regalato il giocattolo a Clara, e il Principe per eccellenza (nelle recite del 31 dicembre e del 4 e 7 gennaio). Nato dal sodalizio fra il compositore Tchaikovsky e il coreografo Petipa, “Lo Schiaccianoci” è un caposaldo dell’epoca romantica.

La versione di Nureyev, il ‘leggendario’ ballerino mancato 30 anni fa, ha un tratteggio psicologico profondo e una partitura coreografica difficile, ricca di passi e sfumature. I momenti d’insieme sono gioielli che valorizzano tutto il corpo di ballo e i solisti. I valzer e le danze del divertissement sono disegni preziosi. Da togliere il fiato.
Cinque i cast di primi ballerini, accompagnati dall’orchestra diretta da Valery Ovsyankikov e in alcuni passaggi anche dal coro di voci bianche dell’Accademia. Si alternano dal 17 dicembre Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, Agnese Di Clemente e Claudio Coviello, Alice Mariani e Navrin Turnbull, Virna Toppi e Nicola Del Freo.
Jacopo Tissi, già acclamato dal pubblico moscovita più esigente e da quello scaligero, danza accanto a Martina Arduino. E’ un ragazzo di 27 anni che, come tutti, pubblica sui social ed esce con gli amici. Ma la sua visione romantica della vita resiste. Si traduce nell’emozione di una lettera scritta a mano. Cose d’altri tempi.

Principe in scena, romantico nella vita?
Quello del principe è un ruolo molto vicino a me. E’ nelle mie corde. Quando entro in scena per interpretare momenti che appartengono più al sogno che alla realtà mi sento me stesso. Mi raggiungo.

In che cosa si sente romantico?
Nel fatto di non svelarmi completamente. Di non mostrare tutte le carte subito, come avviene oggi. Essere romantici per me significa destinare del tempo agli altri, prestare attenzione ai dettagli e alle relazioni. Dare la propria presenza in un momento difficile, farsi trovare in un posto a sorpresa sapendo che questo è un gesto gradito, trasmettere a chi ami la sensazione di esserci. Nell’era del web, dei social e della comunicazione in tempo reale, è romantico trovare tempo per gli altri.

Il suo rapporto con i social?
Per me i social sono un piccolo diario, una sorta di giornale. Li uso per far arrivare agli altri ciò che desidero e mi piace condividere. Mi danno la possibilità di raggiungere persone di diverse parti del mondo. Di vedere i miei amici russi sullo schermo. Ma c’è una parte di me che rimane sconosciuta a tutti, come una parola non detta.

L’emozione più grande per lo Jacopo sconosciuto?
Una lettera d’amore scritta a mano. Quando l’ho ricevuta mi sono emozionato. Penso ai ricordi di quando ero bambino, alle buche delle lettere. Alle cartoline spedite dai luoghi di vacanza. Il fascino dell’infanzia. Glie l’ho detto, sono sensibile al valore del tempo.

Perché oggi principi e principesse continuano a incantare il pubblico?
Perché danno alla gente l’occasione di fantasticare, di costruire per se stessi una dimensione di meraviglia e di sogno. Un momento di serenità rubato alla vita frenetica che tutti facciamo.

L’amore per sempre, l’amore oltre la morte di molti balletti non sono idee superate?
Trattano tematiche che continuano a suscitare il nostro interesse. Amore, tradimento e perdono sono aspetti che riguardano le relazioni. Ieri come oggi.

Era primo ballerino al Bolshoi quando è scoppiata la guerra Russia-Ucraina, unico italiano dopo la grande Liliana Cosi ….
E’ stato un momento complesso e inaspettato. Ho dovuto capire come agire. E in fretta. Non si è trattato solo di prendere decisioni pratiche come quella di lasciare tutto al volo e rientrare in Italia. E’ stato anche un momento di riflessione sulla vita. C’è sempre una componente determinata dal destino che viene influenzata dalle nostre scelte. Ho immaginato tanti scenari possibili quando è scoppiato il conflitto e ho deciso di tornare. Con il cuore spezzato.

La sua partenza improvvisa da Mosca: se dovesse spiegarla come fosse un film quali scene metterebbe?
I momenti difficili tendono a sfumare nel ricordo. Ma se dovessi pensare di cristallizzarli in alcune scene partirei dall’ultimo spettacolo che ho interpretato al Bolshoi prima di partire. In quel programma neoclassico e contemporaneo l’emozione ha superato la danza. E’ stato per me un momento forte, intenso, emotivo. Quasi un eccesso di emozioni.

E poi?
L’immagine della terrazza dell’aeroporto di Istanbul dove ho fatto scalo con l’areo prima di cambiare per Roma (non c’erano voli subito disponibili per Milano, ndr). Guardavo il paesaggio e pensavo: sta accadendo tutto così in fretta, troppo in fretta! Poi l’abbraccio con i miei genitori all’arrivo. Pensi che ho lasciato molte delle mie cose a Mosca. Come se dovessi tornarci. Ma il mio cane no, l’ho portato con me.

Ora è ospite alla Scala….
Mi sono proposto per collaborare e sono stato ingaggiato come artista ospite. Nella recente Giselle il pubblico è stato calorosissimo. Mi sono sentito accolto in un grande abbraccio. Ma ammetto che è stato difficile lasciare il mio maestro di Mosca, Alexander Vetrov, e il direttore del corpo di ballo Makhar Vaziev, che avevo conosciuto alla Scala quando era alla guida del balletto milanese.

Come si trova nel ruolo di Drosselmeyer-Principe del balletto “Schiaccianoci”?
La coreografia di Nureyev è complessa, una trama fitta di passi. E’ stupenda anche nei momenti d’insieme, che sono come disegni geometrici precisi. Il primo ballerino si cimenta in due ruoli: il padrino di Clara e il Principe, un ideale che emerge dalla fantasia della fanciulla. E’ un balletto tecnicamente ed espressivamente difficile ma molto intrigante. In Russia avevo interpretato Lo Schiaccianoci di Yury Grigorovich, di cui amavo l’ampiezza e libertà dei movimenti, tipiche della ‘maniera’ moscovita.

Della sua vita a Mosca cosa le manca?
Il palcoscenico del Bolshoi. Ha un’energia pazzesca. La bellezza del suo foyer, il museo dell’Hermitage. Luoghi dell’età imperiale che ti lasciano a bocca aperta. E poi il dinamismo dello stile di vita. Mosca non dorme mai. E’ una cosmopoli molto frenetica e contemporanea. Le distanze fra quartieri sono enormi, impieghi anche due ore a muoverti. Avevo diversi amici russi, anche al di fuori del teatro. Dopo aver imparato la lingua mi ero integrato bene.

Il pubblico russo è esigente?
E’ molto caloroso. Era nato persino un fan club che mi aspettava dopo gli spettacoli. E’ stato destabilizzante per tutti lo scoppio della guerra. Il mio maestro mi seguiva in tutto. Era dedicato. Là funziona così. Il Bolshoi è un teatro immenso. Solo nel mio primo anno ho debuttato in dieci ruoli diversi.

Tornerà a Mosca prima o poi?
Non lo so. Vedremo. Quando ho lasciato il mio appartamento non ho portato via tutto. Non avrei nemmeno potuto inscatolare le mie cose e imbarcarle. Oggi è un nuovo inizio alla Scala. Penso solo una cosa: i confini del mondo stanno cambiando. Ci sono guerre e insurrezioni in molti Paesi. L’arte non ha barriere.

Jacopo Tissi, l’ex primo ballerino al Bolshoj e artista alla Scala: “Ho lasciato molte cose a Mosca, come se dovessi tornarci. Ma il mio cane no, l’ho portato con me”
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