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Jonathan Bazzi aggredito a Rozzano: “Una cosa così non era mai successa. Ho avuto paura e non sono riuscito a reagire”

"I ragazzini erano in monopattino. Da due sono diventati sette, otto: dalla piazza al comune ci hanno inseguito per una ventina di minuti, urlando e lanciandoci palle di neve sintetica, presa dalla pista di pattinaggio, e lattine piene"

di F. Q.

Jonathan Bazzi vittima di una nuova aggressione. Lo scrittore milanese ha pubblicato sul suo profilo Twitter uno sfogo in cui racconta di esser stato aggredito da parte di un gruppo di ragazzini nella sua città natale, Rozzano. Il tutto è avvenuto mentre passeggiava per le strade della sua cittadina natale insieme al regista di Febbre, il film ispirato al libro omonimo scritto da Bazzi ed arrivato in finale al Premio Strega nel 2020, che sarà girato proprio a Rozzano.

In un’intervista rilasciata a Fanpage.it, lo scrittore ha voluto raccontare l’accaduto: “Ieri sono andato a Rozzano per fare un giro, perché quello che sarà il regista di Febbre voleva fare un sopralluogo. Voleva vedere le strade, i palazzi dove sono cresciuto. Altre volte ci sono tornato in circostanze simili, con troupe o fotografi: telecamere e macchine fotografiche attirano sempre l’attenzione, c’è il passaparola, si avvisano tutti tra di loro. Un clima di allerta generale. Ma una cosa come quella di ieri non è mai successa“.

Quindi i fatti: “Una volta arrivati nella piazza due ragazzini, un maschio e una femmina intorno ai 14 anni, hanno visto noi e le nostre macchine fotografiche e via via hanno chiamato i rinforzi. I ragazzini erano in monopattino. Da due sono diventati sette, otto: dalla piazza al comune ci hanno inseguito per una ventina di minuti, urlando e lanciandoci palle di neve sintetica, presa dalla pista di pattinaggio, che per fortuna, data la densità, non ci hanno raggiunto, e lattine piene, che invece l’hanno fatto. Ho avuto paura e non sono riuscito a reagire, conoscendo che posto continua a essere quello in cui sono nato, nonostante chi lo governa, e anche spesso chi ci vive, si ostini a negare a oltranza”.

Alla domanda su come può spiegarsi una simile reazione, lo scrittore Bazzi ha risposto: “Forse pensavano fossimo giornalisti: ci sono stati dei servizi sullo spaccio di droga a Rozzano, in passato. Il mio ragazzo, quando li abbiamo seminati, ha detto: avrei anche reagito, ma in un posto come questo non puoi mai sapere. E nonostante il racconto che ne fanno le cronache, ha perfettamente ragione. Qui accoltellamenti, colpi di pistola che partono e aggressioni violente sono all’ordine del giorno“. Come scritto anche nel suo post di denuncia, Jonathan si è sentito come se avesse di nuovo 14 anni e fosse tornato in quella Rozzano dove “si è sempre pronti allo scontro, a proiettare il disagio e le difficoltà contro l’altro. Questo considerare la strada come casa propria, e tutti gli altri come intrusi”. Una città che secondo lo scrittore non è cambiata nel tempo e sembra essere “un territorio dove si crede di poter fare ciò che si vuole e di poter cacciare a proprio piacimento chi non è gradito”.

Continua poi dicendo: “La narrazione pubblica è ‘Rozzano è cambiata’, ‘non è più come negli anni Settanta’, e così via… ma non è vero. Qui il disagio sociale ed economico prende forma dello scontro contro l’altro, una cifra che resta ed è assolutamente pervasiva. In questo senso è un posto abbandonato a sé stesso, e negli anni si è lasciato che questa situazione si cementificasse“. Conclude la lunga intervista parlando del fatto che la città milanese nella quale è cresciuto è presente nella sua letteratura tanto da occuparne il posto principale: “Rozzano fa parte di me. Sono cresciuto lì, buona parte delle esperienze fondamentali della mia vita sono avvenute lì, è il posto della mia famiglia. Ma accanto a questo dentro di me ci sono ricordi traumatici, violenti, esperienze di aggressioni piccole o grandi“.

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