Tra gli emendamenti alla legge di bilancio c’è anche una norma per consentire alle famiglie di passare da un mutuo a tasso variabile ad uno a tasso fisso. La possibilità è prevista solo per finanziamenti fino a 200mila euro, se si ha un Isee non superiore ai 35mila euro e se si è in regola con il pagamento delle rate. Il provvedimento, annunciato ieri sera dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti riesuma una norma del 2012 e impone agli istituti di credito di accettare la trasformazioni da variabile a fisso. Il tema è diventato particolarmente caldo in seguito agli aumenti del costo del denaro decisi dalla Banca centrale europea a partire dallo scorso luglio per cercare di contrastare l’inflazione. Movimenti che hanno prodotto un aggravio di 180 euro della rata mensile di un mutuo variabile di importo medio. L’opzione del cambio del tipo di mutuo si somma alla possibilità di trasferire il finanziamento ad un’altro istituto bancario se offre condizioni più vantaggiose, come previsto dalla legge Bersani del 2007. Anche per il 2023 è stato inoltre rifinanziato il fondo Gasparrini che permette, a chi si trova in difficoltà o ha perso il lavoro, di sospendere temporaneamente le rate del mutuo.

Difficile dire in generale se e quando convenga dalla possibilità offerta dalla norma, come spiega all’Ansa Nicoletta Papucci, responsabile marketing del gruppo MutuiOnline: “per capire se sia conveniente bisogna “valutare caso per caso, specie rispetto alla durata residua”. “Chi vuole avvalersene può bloccare possibili rialzi fino 4,5-5% passando a un tasso fisso del 3-4% che è tuttavia inferiore ad alcuni dei migliori tassi fissi che si trovano sul mercato. E’ quindi uno strumento che agisce per lo più sul futuro e che dà tranquillità ai clienti, specie quelli più deboli economicamente, in un momento in cui non si registrano molte surroghe, anche per una minore propensione della banche a concederle”.

Gli ultimi dati dell’Associazione bancaria italiana indicano un tasso medio sui nuovi mutui al 3,02% (il livello di agosto 2014) che sale se si considera il Taeg, ovvero le spese accessorie. Per chi ha sottoscritto un mutuo variabile e non lo ha rinegoziato con un’altra banca la rata è così salita velocemente anche se, come sottolineato da molti operatori, ha beneficiato appunto negli scorsi anni, di tassi a livelli molto bassi. Negli anni scorsi di politica ultra accomodante della Bce peraltro, molti hanno surrogato il proprio mutuo variabile passando al fisso che viaggiava all’1%. Condizioni che hanno spinto, negli ultimi 5 anni, l’80% dei nuovi mutuatari a scegliere il fisso. Un panorama quindi molto diverso da quello in cui era nata la norma del 2011 quando il 90% dei mutui era a tasso variabile.

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