Deportare i richiedenti asilo in Ruanda è legale. L’Alta corte britannica ha promosso il controverso piano del governo, che adesso si prepara al contraccolpo delle sfide legali promosse da richiedenti asilo, gruppi di assistenza e un sindacato di funzionari di frontiera. Già in passato avevano infatti intentato causa per impedire al governo conservatore di agire in base a questo accordo con Kigali, che mira a dissuadere i migranti dall’attraversare clandestinamente il Canale della Manica. E ora, molto probabilmente, torneranno alla carica contro la sentenza dei giudici. Il Ruanda ha accolto con favore la sentenza e, ha dichiarato la portavoce del governo Yolande Makolo, “siamo pronti a offrire ai richiedenti asilo e ai migranti l’opportunità di costruirsi una nuova vita in Ruanda”.

Già a giugno l’ex premier Boris Johnson aveva difeso il piano in sintonia col presidente locale Paul Kagame. “Le voci critiche – aveva detto – devono guardare allo spirito aperto di questo programma e comprendere come il Ruanda abbia conosciuto una trasformazione democratica profonda negli ultimi decenni, al di là di certi stereotipi“. Il piano dei migranti era stato sospeso a giugno dalla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo che aveva imposto lo stop in extremis alla partenza di un primo volo di “clandestini” da ‘parcheggiare’ in Africa in attesa di una risposta sulla loro richiesta di asilo, mentre la giustizia britannica aveva autorizzato la loro partenza in tre diversi gradi di giudizio. La ministra dell’Interno dell’epoca, Priti Patel, aveva affermato che la decisione arrivata dalla corte di Strasburgo disponeva solo uno rinvio temporaneo senza sancire come illegale il piano Ruanda, rispetto al quale lei si era impegnata in prima persona.

L’ultimo naufragio nella Manica, che ha causato quattro vittime, risale a cinque giorni fa. Una nuova tragedia arrivata a un anno da quella peggiore degli ultimi decenni costata la vita a 27 persone. Accanto ai messaggi di cordoglio del premier conservatore Rishi Sunak e dei rappresentanti delle opposizioni si è tornato a parlare di una soluzione per evitare altri morti in mare. La ministra degli Interni Suella Braverman, nota per la sua linea dura contro l’immigrazione illegale, ha affermato che l’incidente ricorda quanto l’attraversamento della Manica sia “un’impresa mortalmente pericolosa” e per questo ha difeso il controverso piano presentato da Sunak in Parlamento per frenare gli sbarchi dopo il record di oltre 44mila persone arrivate nel Regno quest’anno: l’obiettivo è quello di smaltire entro la fine del 2023 l’arretrato ‘monstre’ di richieste d’asilo introducendo parametri molto più selettivi e rimpatriare migliaia di migranti albanesi grazie a un accordo con Tirana. E dopo aver ricordato anche il recente accordo bilaterale con la Francia ha aggiunto: “Stiamo lavorando duramente per distruggere il modello di business dei trafficanti di persone, malvagi, criminali organizzati che trattano gli esseri umani come merci”.

Ma l’intera gestione dei migranti non fa che sollevare le critiche delle organizzazioni per i diritti umani. “Dopo la tragedia di un anno fa il governo non ha fatto nulla per prevenire ulteriori morti – ha detto Clare Moseley fondatrice dell’associazione Care4Calais – inoltre ha deluso le aspettative dei rifugiati che hanno bisogno del nostro aiuto e quelle del nostro Paese”. E anche il pacchetto di misure appena annunciato da Sunak è stato bocciato dalle ong: finisce per criminalizzare i migranti, laddove l’unica soluzione possibile è quella di creare vie sicure per l’accoglienza. Lapidario il giudizio di Amnesty International UK, secondo cui l’esecutivo Tory ha “ridotto in pezzi” il sistema d’asilo.

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