Gli attivisti gli avevano chiesto di aspettare fino al 1° luglio del prossimo anno, anniversario dei 150 anni dall’abolizione della schiavitù nel Paese. E volevano che non fosse lui a pronunciare quelle parole, che spettavano al re. Ma il premier Mark Rutte ha deciso, in un discorso di 20 minuti, di chiedere scusa oggi per la schiavitù durante il colonialismo olandese, durante il quale i commercianti dell’Aia – secondo gli storici – hanno inviato oltre 500mila africani oltreoceano, specialmente in Brasile e nei Caraibi. “Oggi, a nome del governo olandese, mi scuso per le azioni passate dello Stato olandese”, ha detto, riferendosi ai 250 anni di coinvolgimento dei Paesi Bassi nella schiavitù, definendola un crimine contro l’umanità. Parole accolte in silenzio dal pubblico invitato all’Archivio Nazionale dell’Aia e che la settimana scorsa alcuni attivisti hanno tentato di bloccare, rivolgendosi senza successo al tribunale. “Sappiamo che non c’è un momento giusto per tutti, non ci sono parole giuste per tutti, non c’è un posto giusto per tutti”, ha detto Rutte, che ha aggiunto che il governo istituirà un fondo per iniziative che contribuiranno ad affrontare l’eredità della schiavitù in Olanda e nelle sue ex colonie.

A sollevare la protesta degli attivisti è stata la prospettiva delle scuse in un pomeriggio all’Aia mentre – si legge su Al Arabiya – chiedevano che lo stesso messaggio arrivasse dal re Willem-Alexander, nell’ex colonia del Suriname, il 1° luglio 2023, in cui si celebrano i 150 anni di libertà dei cittadini del Paese sudamericano. “Le scuse devono essere ricevute da qualcuno”, ha detto Roy Kaikusi Groenberg della Honor and Recovery Foundation, un’organizzazione afro-surinamese olandese. Gli attivisti che discendono dagli schiavi lamentavano inoltre di non essere stati consultati, nonostante siano in prima linea da anni per promuovere il dibattito. E per loro l’anniversario del 2023 celebra i 150 anni e non i 160, perché molte persone schiavizzate sono state costrette a continuare a lavorare nelle piantagioni per un decennio dopo l’abolizione formale. Il razzismo però non è un problema relegato al passato per l’Olanda, perché continua a essere presente nella società olandese. Sono tante infatti le denunce di cittadini di origini antillane, turche e marocchine che dichiarano di essere quotidianamente discriminati, specie sul lavoro e nel caso in cui debbano comprare casa.

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