Il giudice, nel condannare il padre a 2 anni di carcere e la madre a 1 anno, non ha concesso ai due genitori "venuti meno ai loro doveri educativi", le attenuanti generiche e la condizionale.
Dopi aver subito la derisione per il suo orientamento sessuale così feroce da spingerlo a gesti di autolesionismo, un ragazzino aveva trovato il coraggio di dire ai suoi genitori di essere omosessuale. La reazione di madre e padre, cittadini egiziani, era stata violentissima e per questo sono stati condannati dal Tribunale di Milano. L’uomo è stato condannato per lesioni personali al figlio e la donna per omissione di soccorso e concorso omissivo nelle lesioni. Per entrambi l’aggravante di aver agito con ‘fini di discriminazione per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere’.
La vittima per raccontare la sua sofferenza ai genitori aveva creato un gruppo WhatsApp dove aveva condiviso un filmato su un ragazzo omosessuale, sotto il quale ha confessato: ‘anche io sono gay’. Appena tornato a casa era stato rimproverato dalla madre per aver disobbedito alle leggi coraniche; la donna lo aveva anche informato che era stata la scuola “a rovinarlo e che quindi doveva lasciarla”. Il padre, rientrato a casa, lo aveva picchiato dicendogli addirittura “vuoi sposarti con un uomo? Allora tirati giù i pantaloni … “. Mentre il ragazzo subiva le botte, la madre intanto riempiva una valigia con i libri di scuola, da buttare nella spazzatura, come deciso dal padre. Per il tribunale di Milano, come riporta l’Ansa, “è fondata la contestazione dell’aggravante della discriminazione legata all’orientamento sessuale”, perché “l’aggressione perpetrata dal padre è stata nitidamente ispirata da sentimenti di odio verso l’autonomia manifestata dal minore sulle proprie scelte di genere“. E la mamma, “nella propria posizione di garanzia, appunto in quanto madre, aveva l’obbligo giuridico di impedire le lesioni’ al figlio minorenne: invece “nulla ha fatto per evitare che il figlio fosse picchiato, anzi ha omesso anche di prestargli le cure necessarie”. Tanto che il giudice, nel condannare il padre a 2 anni di carcere e la madre a 1 anno, non ha concesso ai due genitori “venuti meno ai loro doveri educativi”, le attenuanti generiche e la condizionale.