Scuola

Scuole primarie bilingue a rischio stop per mancanza di personale. “C’è un’eccellenza e la mandiamo in malora”

Il progetto è partito nel 2010 come sperimentazione in sei scuole pubbliche primarie della Lombardia con docenti in possesso di competenze di livello B2 nella lingua inglese. Le famiglie degli alunni lanciano una raccolta firme per scongiurare lo stop

Nel 2010 il ministero dell’Istruzione lo presentava come “non tanto un progetto speciale ma un modello che intende diventare una risorsa, a disposizione di tutte le scuole che desiderino adottarlo”. Dodici anni dopo la sperimentazione “Bilingual Education Italy/Istruzione Bilingue Italia (Bei/Ibi) nella scuola primaria” rischia di chiudere per sempre i battenti, almeno all’istituto comprensivo Ciresola – con plessi in viale Brianza e via Venini – a Milano. A denunciare il caso è Lucia Alessi, mamma di due ragazzi iscritti al corso che con decine di altre famiglie ha lanciato una petizione su Change.org (che ha già raccolto quasi 500 firme) per salvare questa eccellenza dell’Istruzione.

Il progetto è partito nel 2010 come sperimentazione in sei scuole pubbliche primarie della Lombardia con docenti in possesso di competenze di livello B2 nella lingua inglese. Il tutto era stato organizzato dall’Ufficio scolastico regionale grazie a un protocollo d’intesa siglato il 25 febbraio 2010 con la direzione generale per gli ordinamenti scolastici di viale Trastevere e il British Council, ente culturale del Governo britannico. “I bambini, spiega Alessi a IlFattoQuotidiano.it, sin dalla prima studiano scienze e geografia in inglese, oltre alle lezioni di inglese: la valutazione della sperimentazione ha dato risultati molto incoraggianti. In quinta parlano la lingua straniera meglio di molti adulti. Purtroppo, una volta certificato il successo della sperimentazione questa è diventata un progetto che naviga a vista. Il risultato è che ad oggi il numero di insegnanti abilitati e in organico alle scuole Bei risulta insufficiente, tanto che la nostra scuola rischia di non far partire i corsi a settembre”.

Nel 2010, a richiedere di aderire a questo progetto erano state 42 scuole ma solo sei avevano avuto l’ “onore” di dare il via al progetto che oggi rischia di morire perché non ci sono più docenti specializzati. Le famiglie non si danno pace. Alessi nelle scorse settimane ha scritto al ministero dell’Istruzione e all’ufficio scolastico territoriale di Milano chiedendo di trovare una soluzione che non sembra essere dietro l’angolo. Ad avere il caso sulla scrivania è il dirigente dell’Ust di Milano Yuri Coppi che, contattato da IlFattoQuotidiano.it, spiega: “Al Ciresola c’è effettivamente un problema di organico, i docenti qualificati per effettuare la sperimentazione si sono trasferiti o sono andati in pensione e non abbiamo certezze per il prossimo anno. D’altro canto gli insegnanti che aderiscono a queste sperimentazioni sono volontari”.

Coppi sta studiando la questione: “Il corso – spiega il dirigente – potrebbe avere evoluzioni diverse. Va aperta una riflessione con l’Usr e il ministero”. Piccolo problema è che in questo momento in Lombardia non è ancora stato nominato il dirigente dell’ufficio. Una serie di incognite – confermate al nostro giornale da Jessica Merli, segretaria della Flc Cgil di Milano – che fanno arrabbiare i genitori: “Non sappiamo chi avrebbe dovuto realizzare per tempo che i pensionamenti si sarebbero dovuti rimpiazzare: purtroppo adesso è necessario un intervento d’emergenza. Vanno avviati al più presto dei corsi di formazione per insegnanti Bei, per evitare il ripresentarsi della stessa criticità nei prossimi anni e anzi, estendere il Beu ad un numero sempre maggiore di scuole. E’ assurdo – sottolinea Alessi– in Italia quando c’è un’eccellenza la mandiamo alla malora”.