11,22%. Questo il dato finale dell’affluenza al primo turno delle elezioni legislative che si sono tenute in Tunisia domenica 17 dicembre (12esimo anniversario dell’inizio della Primavera araba nel paese), secondo quanto riporta l’Alta Autorità Indipendente per le Elezioni (Isie) il 19 dicembre. Due giorni prima, con la chiusura dei seggi alle 18, l’Isie aveva invece attestato l’affluenza totale all’8,8%. Mohamed Tlili Mnassri, membro del consiglio dell’autorità, ha spiegato al sito d’informazione The National News che la differenza tra le percentuali sull’affluenza di sabato e lunedì è dovuta alla mancanza di dati da alcuni seggi e collegi elettorali nel governatorato di Mednine, che avevano un orario di chiusura speciale fissato per le 20. Nonostante però l’aggiornamento dei risultati, l’affluenza alle urne è comunque la più bassa di qualsiasi elezione tenutasi dalla rivoluzione dei Gelsomini del 2011 che aveva portato a un rinnovamento del sistema democratico del paese. Quell’anno, il 52% degli elettori aveva preso parte al processo elettorale, il 69% ha partecipato alle elezioni nel 2014 e il 41,3% ha votato nel 2019. Le elezioni sono state infatti boicottate da quasi tutti i partiti del paese nordafricano, che non hanno più rappresentanti all’interno delle istituzioni tunisine dopo che Kais Saied aveva deciso di destituire il governo e congelare il parlamento il 25 luglio 2021.

Dopo l’annuncio dei dati sull’affluenza, i principali partiti, tra cui il Fronte di Salvezza Nazionale (Fsn), che riunisce cinque delle maggiori organizzazioni politiche del paese, tra cui il partito islamista moderato Ennahda e il Partito Costituzionale Libero, hanno affermato che il presidente Kais Saied non ha legittimità e dovrebbe dimettersi, invitando a manifestazioni di massa. “Il sipario è stato calato sull’ultimo capitolo dell’agenda di Kais Saied e crediamo che il tasso di partecipazione alle elezioni non abbia superato il 2%”, ha detto in una conferenza stampa Ahmed Najib Chebbi, leader dell’Fsn. Il presidente dell’Isie, Farouk Bouasker, ha invece definito “modesta” l’affluenza alle urne, affermando che le ragioni della bassa affluenza sono state principalmente “le modifiche al sistema di voto e l’assenza di denaro politico nelle campagne elettorali”. Abir Moussi, leader del Partito Destouriano Libero, scendendo in piazza subito dopo l’annuncio dell’affluenza, ha invitato Kais Saied a dimettersi di fronte a questo “fiasco elettorale” chiedendo elezioni presidenziali anticipate. La missione di osservazione dell’ong internazionale Carter Center ha rilevato “che, sebbene le elezioni siano state tecnicamente ben gestite, il processo alla base del quadro elettorale è risultato privo di legittimità e non rispettando gli standard e gli obblighi internazionali e regionali” spiegando che “le questioni che dovrebbero essere affrontate” sono “la necessità di una nuova legge elettorale e di un nuovo sistema elettorale che ristabilisca un organo elettorale indipendente e si traduca in un’efficace politica nazionale”.

Prossimi step elettorali – I risultati definitivi del primo turno saranno resi noti solo il 19 gennaio prossimo. Il 20 gennaio inizierà quindi la campagna elettorale per il secondo turno che si terrà tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio 2023. I dati preliminari sulle elezioni indicano infatti che 131 collegi elettorali su 161 richiederanno un ballottaggio, con solo 23 candidati che si sono assicurati la vittoria al primo turno. Alcuni di questi hanno ottenuto la maggioranza assoluta, mentre altri non hanno incontrato opposizione. “La legge elettorale non pone una soglia minima per la partecipazione, quindi il prossimo parlamento si formerà a prescindere dal risultato finale”, ha affermato Mohamed Mnassri ai giornalisti dell’agenzia di stampa tunisina che “per quanto riguarda la valutazione dell’affluenza finale, avremo il tempo di valutare le ragioni di tale affluenza dopo la definizione dei risultati“. Le elezioni per il Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, una seconda camera del Parlamento istituita dalla nuova costituzione, non sono ancora state fissate. L’organo elettorale tunisino ha inoltre affermato di aver deciso di annullare i voti di alcuni candidati per reati elettorali che si ritiene abbiano influenzato i risultati finali. L’Isie ha infatti denunciato 1763 reati durante la campagna elettorale e ha deciso di deferire alla Procura della Repubblica 125 denunce per presunti reati elettorali.

La nuova legge elettorale – Le elezioni legislative del 17 dicembre sono governate dalla legge elettorale che il presidente tunisino Kais Saied ha promulgato il 15 settembre scorso, senza nessun tipo di confronto con le forze politiche o sociali del paese. La legge si applica solo all’Assemblea dei rappresentanti del popolo, con disposizioni che riguarderanno la camera legislativa secondaria di nuova creazione, il Consiglio nazionale delle regioni e dei distretti, che saranno pubblicate in un secondo momento. Il think tank americano Carnegie Endowment for International Peace (Ceip) la definisce come “l’ennesimo colpo al progresso democratico della Tunisia. Indebolisce gravemente i partiti politici, uno dei principali obiettivi di Saied durante il suo mandato, e rimuove le quote per le candidate donne e i candidati sotto i 35 anni che hanno aiutato la Tunisia a fare progressi verso la parità di genere e di età nella sua legislatura”.

Secondo le analisi del Ceip, le disposizioni della nuova legge elettorale rendono inoltre molto più difficile il processo di candidatura, applicando requisiti eccessivamente gravosi. Ad esempio, per essere ammessi a candidarsi, i potenziali candidati devono presentare sia il loro piano elettorale che 400 firme di elettori registrati che non possono appoggiare nessun altro candidato. La legge elimina inoltre il finanziamento pubblico delle campagne politiche, favorendo i candidati più ricchi che non hanno bisogno di fare affidamento su quel finanziamento per candidarsi. La legge limita anche in modo significativo chi può candidarsi, impedendo ai cittadini tunisini naturalizzati senza un genitore tunisino di dichiarare la propria candidatura. E impedisce a imam, membri del governo, leader di associazioni sportive e capi di uffici governativi di candidarsi entro un anno dal servizio in tali ruoli. Impedisce inoltre a chi ha la doppia cittadinanza di candidarsi per i collegi elettorali nazionali. Uno degli aspetti di questa legge che però maggiormente preoccupano gli osservatori e gli esperti è il fatto che viene vietata la partecipazione attiva alle elezioni a chiunque sia mai stato accusato di una qualsiasi violazione di legge, questo mentre il governo di Saied ha portato avanti dure repressioni sui suoi oppositori politici, accusando molti di loro di crimini elettorali.

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