Il giudice per le indagini preliminari di Aosta ha emesso, su richiesta della Procura, un decreto di sequestro preventivo di un appartamento a Breuil-Cervinia, in Valle d’Aosta, nell’ambito dell’inchiesta Qatargate. L’alloggio è stato acquistato nell’aprile scorso, per 215mila euro, dalla Nakaz development sprl, società che fa capo a Nicolò Figà-Talamanca, il segretario generale della ong No Peace without Justice arrestato il 9 dicembre scorso a Bruxelles e considerato una figura chiave del sistema di corruzione di membri del Parlamento europeo da parte di Qatar e Marocco. Secondo il giudice istruttore Michel Claise – che ha chiesto ai colleghi italiani di emettere il provvedimento – la compravendita dell’immobile potrebbe celare il riciclaggio di denaro ipotizzato dagli inquirenti belgi. Nel frattempo a Bruxelles la Procura federale ha fatto sapere di voler aprire un’indagine “per violazione del segreto professionale” sulle fughe di notizie sull’inchiesta, che “possono mettere a rischio il caso”, ha affermato un portavoce dell’ufficio giudiziario.

In Italia invece si separano i destini Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri, rispettivamente moglie e figlia di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato in carcere a Bruxelles perché l’autorità giudiziaria belga gli contesta un giro di tangenti incassate per migliorare l’immagine di Marocco e Qatar nell’ambito dei diritti civili. Per la prima è stata disposta la consegna alle autorità belghe e sussistono “i gravi indizi”, per la seconda è stato disposto un rinvio per “accertare le condizioni delle carceri in Belgio“. Le due donne sono indagate per concorso in associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Colleoni e Silvia Panzeri sono state arrestate su mandato di arresto europeo con l’accusa di essere “…pienamente consapevoli delle attività” del “marito/padre” e sembrano “persino partecipare nel trasporto dei ‘regali’ dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia”. Il mandato di arresto europeo era stato eseguito lo scorso 9 dicembre dai carabinieri nell’abitazione della famiglia Panzeri a Calusco d’Adda (Bergamo) dove la successiva perquisizione ha consentito di trovare 17mila euro e orologi di valore. Dopo l’arresto, convalidato, il gip aveva applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari. Ora alla difesa dell’indagata resta il ricorso in Cassazione – da depositare entro cinque giorni – per bloccare la decisione odierna ed evitare che la 67enne venga trasferita in un carcere in Belgio.

Diverso per ora il percorso giudiziario di Silvia Panzeri, su cui ha deciso un diverso collegio. “Siamo soddisfatti, i giudici della seconda sezione della corte d’appello di Brescia abbiano accolto la nostra istanza e concesso un rinvio al 3 gennaio” afferma Angelo De Riso che insieme all’avvocato Nicola Colli difende Silvia Panzeri. I giudici – nell’udienza di consegna al Belgio – hanno dato incarico al “ministero della Giustizia a fare ricerche per poter acquisire documenti per poter appurare che siano rispettate le regole rispettate in Italia“, aggiunge il difensore. E su quanto verrà acquisito nei prossimi giorni, la corte deciderà nell’udienza fissata per il 3 gennaio 2023. La decisione odierna potrebbe incidere anche su quella di lunedì per Colleoni. “Il ricorso in Cassazione ora diventa opportuno, perché è stato seguito oggi un nostro credo che continueremo a perorare” afferma Angelo De Riso difensore di Maria Dolores Colleoni e Silvia Panzeri. Ora alla difesa restano quattro giorni di tempo per scrivere e presentare il ricorso in Cassazione che sospende il trasferimento dell’imputata che altrimenti finirebbe in carcere.

Intanto sono state rese note le motivazioni dei giudici riguardo la posizione di Colleoni. Per i magistrati “sussistono gravi indizi di colpevolezza”. Il collegio, diverso da quello odierno, ha rigettato anche la richiesta della difesa di verificare il trattamento carcerario belga ritenuto che “non sono stati addotti gravi e persistenti problemi di malfunzionamento del sistema penitenziario“. La premessa del provvedimento è “che la valutazione sul punto affidato all’autorità giudiziaria italiana dev’essere circoscritta a verificare che il mandato emesso all’estero per il suo contenuto intrinseco e per gli altri elementi raccolti in sede investigativa e processuale sia fondato su compendio indiziario ritenuto dall’autorità giudiziaria emittente seriamente evocativo di un fatto reale“. La Corte, oltre a ritenere che “non esistono condizioni ostative”, ha replicato alle eccezioni sollevate dalla difesa: riguardo a quella di una eventuale doppia inchiesta ha replicato che “non ci sono indagini in corso in Italia” mentre in relazione all’ipotesi di violazione diritti umani ha sottolineato che si tratta di “valutazioni autonome dell’autorità belga (in cui c’è un ordinamento che garantisce comunque doppio grado di giudizio su tutti gli estremi)” e che Colleoni, che nelle sue dichiarazioni spontanee ha respinto ogni addebito, avrà la possibilità in quella sede di far valere” le sue questioni. “Le vacanze da 100mila euro (a cui faceva riferimento un’intercettazione, ndr) non sono mai state fatte. Inoltre non sapevo degli affari di mio marito” ha detto in aula Colleoni.

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