“Chiedo scusa agli squali, dopo il mio film li hanno decimati senza motivo”. Dinanzi a Steven Spielberg bisogna inchinarsi sempre e comunque. E questa volta ancora di più. In vista dell’uscita di The Fabelmans (qui la nostra recensione), il celebre regista di Hollywood è tornato a parlare dei suoi vecchi successi, in particolar modo del film della svolta, Lo Squalo (1975). Durante un’intervista in Desert Island Discs della Bbc, Spielberg ha ricordato del debito di riconoscenza che per quel film ha con Alfred Hitchcock. In particolar modo nel creare suspense e terrore senza vedere lo squalo stesso. Chi ricorda il capolavoro del ‘75 avrà presto in mente quelle che nel cinema si chiamano soggettive, che qui diventano soggettive direttamente dello squalo. Ma anche il crescendo di archi inventato da John Williams (l’ispirazione al Bernard Hermann di Psycho ci sta tutta) per far “sentire” presente lo sguardo in scena, nonché certi dettagli rivelatori e inquietanti (qui però è tutta farina di Steven e non più di Hitch) della presenza dello squalo con strischiate di liquido rossastro che emergono delle acque del mare. Spielberg ricorda anche che aveva sì fatto costruire un’enorme creatura acquatica, una specie di squalo gigantesco che poi nel finale del film vedremo per metà emergere dall’acqua e sbranarsi il pescatore Quint (Robert Shaw), ma che “per fortuna” quel marchingegno si è spesso rotto e che quindi non ha potuto utilizzarlo materialmente in scena. “E’ stata una fortuna che lo squalo continuasse a rompersi, fortuna mia e del pubblico, perché è diventato un film molto spaventoso proprio perché lo squalo non si vede così tanto”.
Infine il regista originario di Cincinnati ha mostrato il suo cuore apertamente animalista. Se in ET faceva liberare dal piccolo protagonista e dai suoi compagni di classe dei poveri ranocchi dalle indicibili e gratuite torture di un laboratorio della scuola, e anche di The Fabelmans faccia “recitare” una piccola scimmietta come animale domestico e Michelle Williams chieda che non le vengono fatte le punture dei vaccini “perché le torture che ha visto la scimmia sono inenarrabili”, Spielberg spiega che in qualche modo si pente di aver dipinto lo squalo in maniera così feroce. Insomma, di aver creato un immaginario di terrore così potente che però ha portato allo sterminio dei veri squali degli oceani, provocando imponenti squilibri agli ecosistemi. “Chiaro, una delle cose che ancora temo nelle mia mente è di non essere mangiato da uno squalo, ma che gli squali siano in qualche modo arrabbiati con me per la frenesia scatenata dei pescatori che si è verificata dopo il 1975 ci sta. Lo dico con profonda onestà: me ne pento. Mi pento davvero per la decimazione degli squali negli oceani a causa del mio film e del libro da cui è tratto (scritto da Peter Benchley nel 1974 ndr)”.