“Lesiva della riserva allo Stato della tutela dell’ambiente”. Così la Corte costituzionale ha stroncato la legge regionale siciliana che sanava le strutture abusive in aree vincolate. La sentenza della Consulta, la n.252/2022, dice con chiarezza che la legge siciliana riapriva “i termini per il condono edilizio di opere abusive realizzate in aree sottoposte a taluni vincoli idrogeologici, culturali e paesaggistici”. Finisce così l’agguerrito braccio di ferro con le opposizioni, terminato con la forzatura del governo regionale, guidato da Nello Musumeci, che nel 2021 aveva approvato la legge nonostante le vive proteste anche degli ambientalisti. È adesso la Consulta a mettere la parola fine su “una sanatoria per gli abusivismi in aree paesaggistiche”, così l’avevano definita le opposizioni. E che fosse un condono è ormai messo nero su bianco nella bocciatura della Corte costituzionale, che nella sentenza sottolinea che “il rischio di pregiudicare scelte di tutela del paesaggio, che devono essere necessariamente condivise, comporta la violazione della competenza statale”. La Regione Sicilia, nonostante lo statuto speciale, non poteva dunque varare una legge che consentisse quel condono.
Una legge che era stata fortemente osteggiata anche da Legambiente Sicilia che ora esulta: “È una grande vittoria. Si demoliscano adesso gli immobili insanabili”. Un condono che era stato contestato anche da Giampiero Trizzino, responsabile ambiente per il M5s siciliano che adesso sottolinea: “La consolidata mole di giurisprudenza, anche costituzionale, non ha impedito al parlamento siciliano di approvare nel 2021 una delle peggiori leggi di sempre. La Legge 19 (Legge regionale 19 del 2021, ndr) è sicuramente una norma nemica dell’ambiente che ho contestato in tutte le sedi, sia durante i lavori preparatori che dopo la sua approvazione. Non posso quindi che apprezzare la decisione della Consulta, perché dà ragione a ciò che sostenevo e restituisce giustizia al territorio siciliano”. Nel luglio del 2021 infatti l’Assemblea regionale siciliana aveva approvato il ddl che conteneva l’articolo oggi bocciato. Rifacendosi al condono edilizio del 2003 voluto dal governo Berlusconi, l’articolo ampliava di fatto le maglie della sanatoria estendendolo alle aree vincolate.
Già all’epoca le opposizioni erano insorte, sottolineandone proprio l’incostituzionalità: “Si tratta di una norma che, ancora una volta, aggredisce drammaticamente il territorio siciliano – tuonava così Trizzino all’indomani dell’approvazione-. Una norma inammissibile, tenuto conto di quanto chiarito dalla Corte costituzionale, secondo cui anche le Regioni a statuto speciale, come la Sicilia, non possono incidere sui limiti della sanatoria che sono di competenza esclusiva del legislatore nazionale”. Che fosse incostituzionale lo aveva sottolineato anche Legambiente: “La sentenza della Corte costituzionale – spiega adesso Giuseppe Alfieri, presidente di Legambiente Sicilia – è davvero importante, almeno per due ragioni: la prima, perché definisce con assoluta chiarezza una volta e per tutte i limiti del legislatore regionale in relazione a quelle materie che invece sono assegnate dalla nostra Costituzione alla competenza esclusiva del legislatore nazionale, ad esempio in relazione alle opere insuscettibili di sanatoria. In secondo luogo, perché blocca autorevolmente ed in punta di diritto, una volta e per tutte, una palese ed evidente forzatura che il legislatore regionale, lo scorso anno, aveva provato a far passare, di fatto ampliando le maglie dell’ultimo condono del 2003 anche agli immobili realizzati abusivamente in aree sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa. La riteniamo una grande vittoria, considerato che Legambiente Sicilia aveva anche presentato sul punto una memoria alla Corte costituzionale”.