Le CERS sono delle realtà partecipate da più soggetti (come parrocchie, scuole, imprese, associazioni, negozi, singoli cittadini) che investono sulle rinnovabili per dividere spese e ricavi derivanti dal risparmio energetico ottenuto. L’energia in surplus si può mettere a disposizione dei vicini, in primis alle famiglie in difficoltà. Spesso mancano gli spazi: le scuole potrebbero essere la soluzione
La scuola diventa protagonista di una rivoluzione energetica grazie alla creazione di Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS). Le CERS sono delle realtà partecipate da più soggetti (come parrocchie, scuole, imprese, associazioni, negozi, singoli cittadini) che investono sull’installazione di impianti green in modo da dividere spese e ricavi derivanti dal risparmio energetico ottenuto. L’energia in surplus si può mettere a disposizione dei vicini, in primis alle famiglie in difficoltà (di qui l’acronimo CERS con l’aggiunta della parola “solidale”). Il problema è che spesso mancano gli spazi. Difficilmente un tetto ad esempio di un grande condominio può essere sufficiente a soddisfare la domanda di tutti i condòmini. La soluzione è quella quindi di trovare un grande edificio nelle vicinanze, come appunto una scuola, e trasformarlo in una comunità che ridistribuisce l’energia prodotta in più alle strutture vicine.
Qualche Comune lo sta capendo e inizia finalmente a muoversi concretamente su questo fronte. Come Roma che in tal senso ha da offrire un patrimonio enorme: 1200 edifici scolastici – tra scuole dell’infanzia, elementari e medie – e poi circa 300 licei. La giunta ha così approvato una delibera che istituisce il Gruppo di lavoro intersettoriale “Comunità energetiche e impianti solari” – coordinato dall’Ufficio Clima del Comune di Roma – per dare supporto alla creazione di comunità energetiche nel territorio, mettendo al centro proprio le scuole. Le comunità energetiche verranno infatti realizzate a partire dai tetti pubblici, con i primi 15 progetti, uno per Municipio, al fine di produrre quanto necessario al fabbisogno di scuole o altri servizi. “Nel 2023 – spiega a ilfattoquotidiano.it Edoardo Zanchini, ex vicepresidente nazionale di Legambiente ed ora a capo dall’Ufficio Clima del Comune – partiremo con l’individuazione delle scuole e con le gare l’auspicio è che si chiudano i cantieri già nel 2023, ma dipende anche dal decreto attuativo sulle Cer” che è ancora in lavorazione. Dopo questa fase sperimentale verranno costituite comunità energetiche su altre circa 300 scuole, che nei prossimi anni verranno riqualificate attraverso il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS), dove è già prevista l’installazione di impianti solari.
L’obiettivo è quello di “produrre quanto necessario al fabbisogno di scuole o altri servizi, e di condividere l’energia con i soci della comunità energetiche, prevedendo sempre un obiettivo sociale. Ossia coinvolgendo famiglie in difficoltà o case famiglie, supportando progetti di solidarietà nei quartieri grazie ai benefici generati”, spiega il Comune. Verranno poi creati accordi con il sistema bancario per facilitare l’accesso al credito di famiglie che vogliono far parte di comunità energetiche, a cominciare dai quartieri in cui più si soffre l’aumento delle bollette. Secondo Legambiente, che nei mesi scorsi ha presentato il manifesto “Scuole e università a zero emissioni”, se “in tutti i 40mila edifici scolastici attivi in Italia installassimo 20 kW di pannelli solari fotovoltaici riusciremmo in breve tempo a produrre energia pari al fabbisogno di oltre 400mila famiglie, portando benefici ambientali e sociali”.
Non solo, puntare sulle CERS sarebbe un modo anche per migliorare le condizioni critiche in cui versa l’edilizia scolastica in Italia. “La scuola rappresenta il punto di riferimento principale nei territori di un “essere collettività”, coniugando aspettative di tipo sociale, educativo e culturale. Ma la condizione dell’edilizia scolastica nel nostro Paese restituisce una fotografia di un patrimonio particolarmente vetusto e poco manutenuto”, dice Legambiente. Nonostante gli indubbi vantaggi, i numeri sulle Comunità energetiche, solidali o meno, sono davvero bassi, anche perché finora si è fatto poco per dare un vero slancio al settore. Siamo infatti ancora in attesa, da giugno, del decreto legge che ne regolamenta l’incentivazione. Recentemente il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato che sarà pubblicato entro la fine dell’anno. Sta di fatto che, secondo i dati di Legamebiente, sulle 100 comunità energetiche mappate a giugno 2022, solo 16 sono riuscite ad arrivare a completare l’intero iter di attivazione presso il GSE e di queste solo 3 hanno ricevuto i primi incentivi statali.
Quanto alle scuole in particolare c’è solo qualche caso isolato. A San Nicola da Crissa, in Calabria, è nata la Comunità energetica rinnovabile e solidale “Critaro”, composta dal Comune e 30 famiglie, che vede un sistema di accumulo e pannelli fotovoltaici sopra il tetto della scuola Cittadella scolastica “Domenico Carnovale” (materne, elementari e medie). La CERS distribuirà energia alle case popolari accanto, quindi alle famiglie meno abbienti. Come spiega Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria contattata da ilfattoquotidiano.it, è tutto pronto e installato e la Comunità dovrebbe entrare in funzione a breve, manca solo l’allaccio alla rete Enel. “Le CERS apportano benefici ambientali, economici e sociali. Detratti i costi, la CERS di San Nicola da Crissa erogherà ai consumers della comunità in 30 anni di esercizio una somma superiore a 200mila euro con un risparmio in bolletta per l’autoconsumo diretto da parte del Comune di oltre 50mila euro e porterà ad un risparmio di circa 880 tonnellate di CO2 evitata in 25 anni”, dice Parretta che ha seguito il progetto, spiegando che il valore aggiunto delle CERS sono “la riduzione della povertà energetica e quindi delle disuguaglianze, la solidarietà e porre le basi per nuovi modelli partecipativi e sociali”.
Andando a Torrita di Siena in Toscana troviamo la scuola elementare Edmondo De Amicis, che è diventata autosufficiente grazie a un impianto fotovoltaico e si prepara a rifornire con l’energia prodotta in eccesso anche le attività nelle vicinanze. I 126 pannelli solari sul tetto sono in grado di coprire l’intero fabbisogno energetico dell’edificio. Quando però la scuola chiude, l’energia continua a essere prodotta ma non consumata. Uno spreco, dunque, che può essere eliminato grazie alla costituzione di una Comunità energetica, che porterà la scuola a condivide l’energia non consumata con le attività vicine. A Milano, nell’Istituto comprensivo Rinnovata Pizzigoni, è nato il progetto “Campus Ghisolfa“, che prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle scuole che fanno parte dell’Istituto, costruendo una CERS che produrrà anch’esso energia per le famiglie in difficoltà.