Una battaglia vinta “che non è soltanto mia ma di tutte le donne. Nessuno ha il diritto di violare i nostri diritti, di considerare il nostro corpo come un trofeo; nessuno deve più umiliarci, denigrarci, considerarci un oggetto”. Così Greta Beccaglia, la giornalista sportiva molestata in diretta tv nel novembre 2021 dopo il match Empoli-Fiorentina, commenta la condanna arrivata nei giorni scorsi ad Andrea Serrani, il tifoso responsabile del palpeggiamento. Lo ha fatto in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha annunciato che il denaro del risarcimento andrà “a una onlus che combatte per i diritti violati delle donne in tutto il mondo. Non è importante che io lo perdoni. È lui stesso che deve perdonarsi. Spero che abbia capito il male che mi ha fatto, e che questa condanna sia di esempio. Non provo odio, solo tristezza. Vorrei invece che ciò che è successo serva a far capire a lui e a tanti altri che toccare, oltretutto con violenza, il sedere a una donna, è un gesto abominevole e non un atto goliardico. Non c’è niente di allegro, nulla di carnevalesco. È solo un atto di terribile umiliazione. Una violenza“.
Tanti non l’hanno ancora capito: “Un esercito. Continuo a ricevere messaggi, anche in questo momento, di persone, anonime, che mi accusano di aver rovinato una persona, di essere una ragazza cattiva, senza cuore. Dicono che la colpa è mia perché mi sono messa troppo in mostra, scrivono che lui voleva scherzare. Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo”. Non solo. In questi mesi, spiega Beccaglia, ha ricevuto anche “minacce, molte e odiose. Anche contro la mia famiglia. In una missiva era stata allegata la foto di un uomo nudo. Ne ricevo continuamente ancora oggi. Ma resisto, non mi piego”.