Il desiderio irrefrenabile di cibo o droghe sarebbe una questione di neuroni. O meglio, dietro la dipendenza da sostanze ci sarebbe il lavoro di uno specifico neuromarcatore. A scoprirlo, i ricercatori del Centre National de la Recherche Scientifique – CNRS in un articolo pubblicato su Nature. È noto che il desiderio è una componente della dipendenza da sostanze, ma la base neurale delle voglie negli esseri umani è ancora poco compresa. Per questo, i ricercatori hanno effettuato tre studi di risonanza magnetica funzionale e hanno analizzato i dati di 99 partecipanti.
I volontari hanno visualizzato immagini di droghe e alimenti altamente appetibili, come una pila di pancake. Inoltre, è stato chiesto loro di considerare le conseguenze positive immediate del consumo dell’oggetto nella foto o le conseguenze negative del consumo ripetuto e quanto desideravano ardentemente l’oggetto. Gli autori hanno quindi applicato l’apprendimento automatico ai dati di neuroimaging per identificare una firma del desiderio neurobiologico, che includeva diverse regioni del cervello la cui attività poteva essere utilizzata per prevedere livelli più alti o più bassi di desiderio. Nel neuroimaging gli esperti hanno riscontrato un’elevata precisione nel prevedere l’intensità del desiderio sia di droghe che di cibo. Inoltre, dalle risposte registrate dai partecipanti ai segnali di droga e cibo, gli autori sono stati in grado di identificare i consumatori di droghe rispetto ai non consumatori.
Nello studio, i ricercatori hanno identificato un neuromarcatore, o un indicatore biologico, che prevedeva l’intensità del desiderio di droga e cibo tra i consumatori di nicotina, alcol e cocaina insieme ai controlli abbinati. Gli autori concludono che l’identificazione del neuromarcatore offre un potenziale obiettivo per lo sviluppo di interventi clinici per il trattamento delle dipendenze.