Modifiche fino all’ultimo per il capitolo pensioni. Ieri è cambiata la norma della legge di bilancio che rivede per il 2023 e 2024 la rivalutazione automatica delle pensioni (ovvero l’incremento dell’assegno previsto per attutire l’impatto dell’inflazione che riduce il valore reale degli assegni, ndr). Per il 2023 l’adeguamento di partenza è stato fissato al 7,3% ma il governo è poi intervenuto per graduare questa rivalutazione penalizzando in particolare le pensioni medio-alte. L’ultima modifica di ieri prevede che per gli assegni previdenziali tra 4 e 5 volte il minimo (ossia fino a 2.626 euro lordi al mese), la rivalutazione salga dall’80 all’85%. In sostanza l’incremento dell’assegno non sarà più del 5,8% (l’80% del + 7,3%) ma del 6,2%.

Scende ancora viceversa l’indicizzazione delle pensioni tra 5 e 6 volte il minimo che passa dal 55 al 53% (sempre di 7,3%) così come quella prevista per pensioni pare a 6 -8 volte il minimo che si riduce da 50 a 47%. Giù dal 40% a 37% l’adeguamento per chi riceve da 8 a 10 volte il minimo. Negli assegni oltre 10 volte il minimo (sopra i 5mila euro lordi) la discesa è da 35% a 32%. In sostanza questi assegni verranno rivalutati appena del 2,3% a fronte di un’inflazione che è al momento dell’11,8%. Se questo valore dovesse mantenersi si tradurrebbe in un taglio reale del valore delle pensioni più alte del 9,5%. Solo per chi ha più di 75 anni e oggi percepisce la pensione minima di 523 euro al mese, la cifra salirà a 600 euro lordi. Per chi è al di sotto dei 75 anni il ritocco sarà di una quarantina di euro a 563 euro. Nel 2024, come previsto nel testo base, resta del 2,4% l’incremento delle pensioni minime per tutte le soglie anagrafiche.

Riepilogando in modo schematico queste sono le rivalutazioni previste per il 2023 in base all’entità dell’assegno pensionistico. Indicizzazione al 7,3% pieno per le pensioni fino a 4 volte il minimo (comunque al di sotto dell’attuale livello di inflazione). Adeguamento del 6,2% per gli assegni fino a 5 volte il minimo, del 3,8% per quelli tra 5 e 6 volte il minimo; del 3,4% fino a 8 volte il minimo (indicativamente fino a 4.200 euro lordi al mese) , del 2,7% fino a 10 volte e del 2,3% per le pensioni ancora superiori. Per chi in pensione ci deve ancora andare confermata quota 103 (somma tra età anagrafica e anni di contributi versati). Ne 2023 ci si potrà ritirare dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età. Previsto un incentivo per chi, pur avendo i requisiti per ritirarsi, resta invece al lavoro. Cambia opzione donna, che sale a 60 anni (ma riducibili di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di 2 anni), ma solo per tre categorie di lavoratrici svantaggiate. Confermata Ape sociale per i lavori usuranti. Scende dal 23% al 5% la tassazione delle pensioni erogate ai frontalieri da enti o istituti del Principato di Monaco.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Manovra, soppressa la norma sul pos: le multe restano. Ma un (complicato) emendamento prevede di intervenire sulle commissioni

next
Articolo Successivo

Mes, l’unica riforma necessaria è abolirlo. L’appello di economisti e giuristi contro la ratifica

next