“Sarebbe un’apocalisse. Spero ancora che prevalga la decenza e la proposta sia ritirata”, aveva detto al fatto.it la consigliera nazionale dell’Enpa Annamaria Procacci. E invece l’emendamento alla manovra che apre le porte alla caccia senza limiti è stato approvato dalla Commissione Bilancio della Camera e quindi – grazie alla fiducia – diventerà legge nei prossimi giorni. La norma, a prima firma del capogruppo di FdI a Montecitorio Tommaso Foti, smantella uno dei capisaldi della legge sulla protezione della fauna selvatica, dando il via a una totale deregulation dei piani regionali di abbattimento di animali: dal 2023, infatti, si potrà sparare agli animali addirittura “nelle aree protette e nelle aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”. Basterà che le Regioni autorizzino “piani di controllo numerico” della fauna mediante abbattimento o cattura. Per farlo non servirà nemmeno più il nullaosta dell’Ispra, l’ente pubblico per la tutela ambientale, che fino adesso doveva “verificare l’inefficacia” di metodi alternativi: alle giunte basterà “sentirlo“. E da chi saranno realizzati i piani di abbattimento? Non più “dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali”, ma direttamente “dai cacciatori (…), previa frequenza di corsi di formazione autorizzati dagli organi competenti e (…) coordinati dagli agenti delle Polizie provinciali e/o regionali”. Dulcis in fundo, si prevede che gli animali abbattuti siano “sottoposti all’analisi igienico-sanitaria” per poi essere “destinati al consumo alimentare“.

I primi a denunciare il tentativo di blitz erano stati i deputati Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Luana Zanella di Alleanza Verdi e Sinistra, seguiti dalle sigle ambientaliste (Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu e Wwf) che lanciavano l’allarme sulla “strage di animali selvatici” e il “pericolo la pubblica incolumità“. E dopo le polemiche la maggioranza aveva escluso l’emendamento dal fascicolo di quelli da discutere in Commissione, facendo credere che fosse stato accantonato. All’alba di mercoledì, invece, il dietrofront: a discussione ormai conclusa, quando restava soltanto da votare il relatore, la proposta viene ripescata, messa al voto e approvata. Scatenando la bagarre e la furia di Bonelli: “Alle 6:45 la maggioranza di destra, violando regole e intese sui lavori tra maggioranza e opposizione, ha approvato l’emendamento che introduce nella manovra economica la caccia a tutte le specie animali nei parchi e nelle città a ogni ora e in ogni periodo. È vergognosa l’arroganza con la quale la maggioranza di destra ha proceduto a farlo approvare tenendolo nascosto per poi presentarlo all’ultimo momento”, attacca. “La norma non riguarda solo i cinghiali ma consentirà l’abbattimento di specie protette dalla Ue, in totale violazione della direttiva habitat e dell’articolo 9 della Costituzione”, spiega Bonelli. E annuncia: “Daremo battaglia in Parlamento, ma il nostro esposto all’Unione europea è già pronto, perché siamo convinti che l’Italia sarà messa in mora con l’avvio di una procedura d’infrazione”.

I Verdi, peraltro, si erano già rivolti con una lettera al presidente della Commissione Bilancio Giuseppe Mangialavori (Forza Italia) e al presidente della Camera Lorenzo Fontana (Lega) chiedendo di dichiarare inammissibile l’emendamento “data la sua natura chiaramente ordinamentale“, essendo mirato solo a modificare norme e non a intervenire sul bilancio dello Stato. Entrambi avevano risposto che la proposta, “pur non recando l’indicazione degli effetti finanziari ad essa ascrivibili, è stata comunque considerata ammissibile, in quanto, definendo il quadro programmatico delle attività di gestione e contenimento numerico della fauna selvatica sul territorio nazionale, è stata ritenuta suscettibile di determinare effetti sulla finanza pubblica attraverso la razionalizzazione delle predette attività”. Il riferimento è a un’altra importante novità introdotta dall’emendamento, che prevede l’adozione – entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge – di un “piano straordinario di contenimento e gestione della fauna selvatica di durata quinquennale”, attuato e coordinato dal Corpo forestale dei Carabinieri, che però, anche in questo caso, “può avvalersi dei cacciatori” e consentirgli di sparare nelle aree protette e nelle aree urbane.

A difendere la norma interviene il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia (proprio al suo dicastero il governo Meloni ha attribuito le competenze sulla caccia, sottraendole a quello dell’Ambiente): “Permetterà di affrontare finalmente in maniera seria il contrasto di alcune patologie che mettono a rischio la vita degli animali. La selezione serve a tutelare tutti, ogni volta che la peste suina arriva vicino a un allevamento sono migliaia gli animali che rischiano di essere macellati immediatamente”, dice. Subito contraddetto dalla capogruppo verde alla Camera, Luana Zanella: “La peste suina africana, secondo le analisi dell’Ispra, viene aggravata dalla dispersione dei cinghiali che aumenta naturalmente con la pressione venatoria. Il ministro o non sa o mente, dunque, quando pretende di far passare l’emendamento come una misura di sanità e di risparmio pubblico. Siamo davanti a una grave manipolazione della realtà: l’emendamento Foti è un regalo alle lobby venatorie e delle armi“, dice. Attacchi a Lollobrigida anche dalle associazioni animaliste Enpa e Lav: “Il ministro ha ben poco di cui compiacersi. Stanotte è stata scritta una pagina tristissima nella storia del nostro Paese. Con un blitz vergognoso, la maggioranza ha approvato un provvedimento inammissibile, perché estraneo alla legge di Bilancio, e incostituzionale, che ci espone alle procedure di infrazione dell’Europa. Stanotte è stato fatto scempio del diritto, ci appelliamo alla coscienza dei parlamentari affinché sia posto rimedio a questo terribile vulnus normativo”, comunicano in una nota.

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