La cultura non è più per tutti i giovani ma solo per i più bravi. È la scelta del Governo di Giorgia Meloni che ha deciso in queste ore di modificare “18App”, lo strumento introdotto da Matteo Renzi nel 2016 per garantire a tutti i maggiorenni 500 euro da spendere in libri, cinema, teatri, concerti, musei. Dal 2023 per avere il contributo sarà necessario o avere un Isee inferiore a 35 mila euro o aver preso 100 all’esame della maturità. Se hai entrambi i requisiti raddoppi il bonus a mille euro.

Una decisione che vede non solo contraria l’opposizione e l’intera platea degli studenti che si sentono sotto attacco, ma anche molti esponenti del mondo culturale, scrittori, attori. Da Corrado Augias a Dacia Maraini passando per Sandro Bonvissuto e Jacopo Fo, nessuno si capacita di come si possa pensare che la cultura sia riservata solo a chi ce la fa, ai migliori. Mentre la Rete degli Studenti Medi così come l’Udu, l’Unione degli universitari, denunciano la strumentalizzazione fatta dalla politica sul merito per risparmiare soldi sulla cultura visto che non sono poi così tanti a prendere 100 (poco più del 9% lo scorso anno) all’esame di Stato. Ma non solo. A detta degli studenti il criterio dell’Isee a 35 mila euro è pure falsato perché “la stessa cifra – spiega la neo presidente dell’Udu, Camilla Piredda – non vale uguale a Palermo o ad Aosta”.

Di fatto dal prossimo anno – a detta dei ragazzi – “grazie” a questa operazione migliaia di ragazzi non potranno più acquistare i libri del primo anno d’università con il bonus (era usato soprattutto per questo, secondo gli studenti ndr) pesando sulle famiglie.

“Ci ritroveremo – dice Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli studenti medi – ragazzi che hanno zero euro da spendere e altri che ne hanno persino mille. Questa è giustizia? La cultura dev’essere accessibile a tutti o solo a qualcuno? Fino ad oggi questo bonus era utile a noi ragazzi anche perché non sempre hai dei genitori che ci tengono alla promozione culturale. Molti andavano ad un museo, al cinema solo grazie a 18App. E ora?”. Piredda guarda con attenzione anche alla questione del reddito (innalzato su richiesta di Forza Italia rispetto ai 25 mila inizialmente previsti da Fratelli d’Italia): “Stanno colpendo il ceto medio. E’ una discriminazione assurda che non tiene in considerazione i livelli e i contesti di provenienza dei ragazzi”. In ogni caso anche Piredda è persuasa che la batosta la sentiranno soprattutto coloro che usavano i 500 euro per acquistare i costosi testi universitari del primo anno.

A unirsi agli studenti è il mondo degli intellettuali che resta stupefatto della decisione presa dal Governo. Corrado Augias, dall’alto dei suoi 87 anni, è convinto che lo strumento andasse migliorato per evitare qualche “imbroglietto all’italiana” ma non così: “Questa scelta così come la norma salva evasori mi fanno pensare che l’inesperienza di chi ci governa la pagheremo a lungo, se di questo si tratta. Palazzo Chigi è stretto tra le promesse fatte in campagna elettorale e le necessità del governare”.

Indignata è la scrittrice Dacia Maraini: “Ancora una volta viene trascurata la cultura così come la scuola. Se proprio si doveva decidere a chi lasciare il merito di avere questi soldi l’avrei fatto scegliere agli insegnanti”.

Tra i più arrabbiati c’è l’autore romano Sandro Bonvissuto, scrittore, filosofo, cameriere: “Se partiamo dal presupposto che la scuola deve aiutare chi non ce la fa non capisco perché vincolare i 500 euro a chi prende cento alla maturità. Io ero un ragazzo che non andava benissimo a scuola e forse avevo bisogno di un sostegno culturale proprio per questo”. Non solo. Rispetto all’Isee, Bonvissuto, fa un altro ragionamento. Per lui, se il criterio del Governo è stato quello di aiutare i più poveri allora 35 mila euro sono una cifra fin troppo alta: “E’ un paradosso. Ma vorrei dire ai politici che ci sono persone con una vita normale che hanno un Isee ben al di sotto dei 35 mila euro”.

Va detto poi che 18App serviva anche per il teatro. Lo sa bene Jacopo Fo, figlio del Nobel: “Spesso si è potuto fare teatro a scuola attraverso questo strumento. Aver fatto questa operazione impedirà a molti ragazzi di fare questa esperienza. Certo, andava migliorata ma era una questione di controlli non di scelte politiche di questo genere”. Più blando, invece, il giornalista e scrittore Alessandro Milan che fa un ragionamento diverso rispetto ad altre voci: “Aver legato il contributo all’Isee può essere sbagliato anche per il figlio del ricco. Non è detto che uno che ha i soldi ami leggere. Il tema vero è che la coperta è corta e da qualche parte dovevano risparmiare, così dice qualche politico”. A detta di Matteo Renzi, infatti, i soldi “guadagnati” da 18App serviranno a defiscalizzare le squadre di calcio ma per ora non si hanno segnali certi in questa direzione. A bocciare la nuova procedura c’è anche l’Aie, l’Associazione italiana editori. Ora la palla passa nelle mani del ministro della cultura Sangiuliano che dovrà occuparsi del nuovo regolamento coinvolgendo le associazioni di categoria.

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