La decisione sulla permanenza in carcere della politica greca sarà presa nella serata di oggi. Secondo i suoi legali la politica "collabora attivamente" con gli inquirenti "e contesta ogni accusa di corruzione". Benifei replica alle parole della greca ai magistrati: "Mai contatti con persone coinvolte"
Resta in carcere Eva Kaili. All’ex vicepresidente del Parlamento Europeo coinvolta nell’inchiesta belga per corruzione è stato negato il braccialetto elettronico. Una misura alternativa al carcere che era stata avanzata dai legali al termine dell’udienza alla camera di consiglio al tribunale di Bruxelles. “Abbiamo chiesto che la signora Kaili possa essere sottoposta al regime di sorveglianza elettronica” aveva detto gli avvocati Andrè Rizopoulos e Mihalis Dimitrakopoulos. Kaili è detenuta dal 9 dicembre scorso, fermata in flagranza nell’inchiesta sulle mazzette che sarebbero state pagate dal Marocco e dal Qatar per influenzare le decisioni dell’Eurocamera. Destituita dalla vicepresidenza del Parlamento, a inguaiare la donna è stato il ruolo del suo compagno, Francesco Giorgi, assistente parlamentare di Pier Antonio Panzeri e Andrea Cozzolino. Per gli investigatori i tre erano al vertice del gruppo che per lavorava al servizio del “Dget”, l’intelligence del Marocco, ma pure del governo di Doha (almeno nel caso di Panzeri e Giorgi). L’eurodeputata, espulsa dal partito socialista greco, può ora fare appello contro la decisione presa dai giudici della Camera di consiglio entro 24 ore. In tal caso, dovrà comparire davanti alla Camera d’accusa presso la Corte d’appello di Bruxelles entro 15 giorni. La procura indica inoltre che, nell’interesse delle indagini, per il momento non verranno fornite ulteriori informazioni.
Congelato terreno sull’isola di Paros – Proprio a casa di Giorgi, che è anche la casa di Kaili, gli investigatori hanno trovato 150mila euro in contanti. Altri 600mila erano in una valigia che l’eurodeputata ha affidato a suo padre, subito dopo l’arresto del compagno. Quei soldi erano “per Panzeri”, ha detto Kaili ai magistrati, in due lunghi interrogatori. Non era la prima volta che l’ex eurodeputato di Articolo 1 portava contanti in casa Kaili-Giorgi: lo aveva già fatto altre volte in precedenza. “Prima del Covid aveva lasciato dei soldi e poi è venuto a prenderli. Si fida più di Francesco che del suo appartamento”. Ma per quale motivo Panzeri lasciava il suo denaro in casa del suo ex collaboratore? “Penso che sia a causa della mia immunità”, ha risposto Kaili. Che secondo i suoi avvocati “collabora attivamente” con gli inquirenti “e contesta ogni accusa di corruzione“. Intanto in Grecia la Corte Suprema greca ha ordinato il congelamento di un terreno sull’isola di Paros acquistato dall’ex vicepresidente del Parlamento europeo insieme al compagno Giorgi. Come riportato dal sito di Kathimerini, assieme al terreno è stato congelato anche il conto corrente utilizzato per il suo acquisto. Nei giorni scorsi l’avvocato dell’eurodeputata socialista, Dimitrakopoulos, aveva ribadito che l’acquisto della proprietà a Paros era in regola sotto ogni punto di vista e che il denaro utilizzato per comprarla proveniva dal legittimo reddito della politica greca.
Benifei: “Mai contatti con persone coinvolte” – Sulle dichiarazioni della Kaili, pubblicate dal fattoquotidiano.it, si è espresso oggi Brando Benifei, eurodeputato e capodelegazione del Pd: “Rispetto ad alcune indiscrezioni uscite sulla stampa devo precisare con chiarezza e fermezza alcuni aspetti. Non sono mai stato in Qatar o in Marocco, non avevo nessuna frequentazione fuori dal lavoro nel Parlamento europeo con nessuna delle persone coinvolte nello scandalo Qatargate, ogni mia interrogazione o votazione è andata sempre contro le posizioni politiche sui temi in questione che questi esponenti politici portavano avanti”, scrive in una nota l’esponente dem. “Alla fine della scorsa legislatura sono stato uno dei pochi europarlamentari del Pd che ha votato per il rinvio per annullamento alla Corte di Giustizia dell’accordo Ue-Marocco in aperto contrasto con le posizioni di Panzeri e della maggioranza del Parlamento Europeo di allora”, aggiunge Benifei. “Respingo quindi con fermezza qualunque accostamento alle azioni di queste persone e sono disponibile a collaborare con la magistratura insieme a tutta la delegazione degli Eurodeputati Pd per fare luce al più presto su tutti gli aspetti di questa vicenda”, conclude la nota dell’eurodeputato.