“Dopo aver deciso di querelarmi, non accetta il confronto nella stessa sede in cui lei mi ha portato, preferendo fare i processi nelle feste di piazza, in televisione e sui social media: ovunque, tranne che in tribunale”. Lo dice Roberto Saviano riferendosi alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che – come noto – lo ha portato in tribunale per averla definita “bastarda” durante un’intervista del 2020 su La7 in relazione alla morte di un bambino nel Mediterraneo durante una traversata della speranza. Meloni, alla festa del decennale di Fratelli d’Italia aveva spiegato di aver presentato la querela “non da presidente del Consiglio, ma da presidente dell’unico partito di opposizione. Non si trattava di critica. Ripetutamente mi ha dato della ‘bastarda’ affibbiandomi la responsabilità della morte di un bambino in mare, quando ero all’opposizione e neanche lontanamente potevo avere responsabilità”.

Da qui la risposta di Saviano. “Giorgia Meloni, in continuità con la sua storia politica, processa i suoi oppositori in piazza, mi ha esposto all’odio dei suoi sostenitori, gettando discredito sulle istituzioni, ma Meloni in tribunale non verrà mai, sapete perché? Perché ha paura. Paura di affrontare le conseguenze della sua stessa propaganda“. Secondo Saviano, la premier parla ovunque tranne che dentro il processo perché “in assenza di giuramento può dire quel che vuole, anche menzogne, certa di non doverne rispondere, di non dover pagare pegno”. Meloni – continua lo scrittore anticamorra – sa che le parole che ha speso negli anni sul dramma dell’immigrazione sono abominevoli e sono false. Ecco perché non verrà mai in Tribunale a ribadirle. Meloni ha paura perché sa che sul banco degli imputati non ci sono io ma lei, Salvini, Minniti, Piantedosi. Sa che le parole dette e gli atti compiuti restano in decine di video, in articoli di giornale, sui suoi stessi social media. Meloni mi ha querelato, ma non ha scampo: le sue menzogne le stanno già presentando il conto”.

Nella prossima udienza del processo per diffamazione in cui è imputato Saviano, il 27 giugno, saranno sentiti come testimoni il conduttore di PiazzaPulita Corrado Formigli e il presidente di Amnesty Italia Riccardo Noury.

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