Intanto Macron frena sulla richiesta già avanzata da Zelensky: "Questa Russia lo percepirebbe come qualcosa di conflittuale". E rilancia sull'autonomia strategica dell'Europa. Peskov: "Da Washington nessun vero appello alla pace"
Il giorno dopo il viaggio di Zelensky in Usa Putin torna a parlare tra prospettive di negoziazione e minacce. “Non vogliamo far girare la ruota del conflitto, ma farlo finire e ci sforzeremo per farlo. Non abbiamo in progetto provocazioni che coinvolgano armi avanzate” ha detto il presidente russo citato dalle agenzie di stampa. La guerra “prima finisce, meglio è”, per Putin “prima i nostri avversari si renderanno conto” che è necessario trattare, meglio sarà”. Certo è che il numero uno del Cremlino dice si essere certo che la Russia troverà “un antidoto” ai missili Patriot statunitensi in Ucraina. “Dicono che possono mettere i Patriot lì (in Ucraina) ora. Bene, che li mettano. Schiacceremo anche i Patriot. Quindi sarà necessario mettere qualcosa al posto dei Patriot, sarà necessario sviluppare nuovi sistemi. Questo è un lungo processo complesso. Non è tutto così semplice”.
Intanto l’Associated Press analizzando le immagini satellitari ha rivelato che ci sono oltre 10.000 nuove tombe a Mariupol e dintorni, la città martire della guerra in Ucraina. La maggior parte delle tombe, precisa l’agenzia, si trovano nel cimitero di Staryi Krym. Le immagini coprono un arco di tempo che va dall’inizio di marzo a dicembre. Nelle foto e nei video ripresi da droni, le tombe sono visibili come cumuli di terra, a volte con croci di legno con nomi e date, ma la maggior parte semplicemente con piccoli cartelli sui quali sono scarabocchiati dei numeri. Alcune tombe sono contrassegnate con più di un numero, il che probabilmente significa che vi è sepolta più di una persona. Secondo tre archeologi forensi esperti in indagini sui crimini di guerra e fosse comuni l’analisi dell’Ap è valida.
C’è poi tutto l’aspetto diplomatico. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato non è ritenuto dal presidente francese Emmanuel Macron come lo “scenario più probabile” e sarebbe vissuto dalla Russia come un’azione conflittuale. Un raffreddamento della principale richiesta fatta da Kiev negli ultimi mesi. “L’ingresso dell’Ucraina nella Nato sarebbe percepito dalla Russia come qualcosa di conflittuale. Non è con questa Russia che si può immaginare”, è stato il ragionamento fatto da Macron in un colloquio con i quotidiani francese Le Monde, americano Wall Street Journal e libanese An Nahar. E ha insistito sulla necessità di concedere “garanzie di sicurezza” all’Ucraina ma anche alla Russia alla fine del conflitto, posizione che gli è valsa forti critiche da Kiev e dall’est Europa.
“Alla fine, dovremo mettere tutti intorno ad un tavolo. E allora tutti gli europei e gli occidentali che danno lezioni di morale mi spieghino con chi saranno seduti intorno al tavolo”, ha detto. “Non voglio che siano solo i cinesi e i turchi a negoziare il giorno dopo”, ha sottolineato l’inquilino dell’Eliseo, riferendosi in particolare agli sforzi di mediazione della diplomazia di Ankara. Il presidente francese ha anche nuovamente invocato l’autonomia strategica dell’Europa, all’interno della Nato, ma con una minore dipendenza dagli Stati Uniti. Parole che non sono bastate ad abbassare la tensione anche verbale tra Russia e Occidente, ripresa negli ultimi giorni in seguito alla visita di Zelensky a Washington. La portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito il presidente ucraino “il figlio di p… dell’Occidente“, usando una citazione attribuita in passato a Franklin Delano Roosevelt nei confronti del presidente nicaraguense Anastasio Somoza Garcia. “È il loro figlio di p… e quindi tutto gli è concesso. Soprattutto non è solamente il loro figlio di p…, ma anche uno strumento di contrasto al nostro Paese”, ha ribadito Zakharova.
Le sue parole arrivano nel giorno in cui il capo di stato maggiore militare russo Valery Gerasimov ha sostenuto che lo sforzo bellico delle forze di Mosca in Ucraina è al momento concentrato sulla regione di Donetsk, nel Donbass, con l’intenzione di “liberarla completamente”, aggiungendo che le forze russe continuano a colpire in profondità in territorio ucraino. Ostilità che, secondo Mosca, è la stessa Ucraina a non voler rallentare: “I colloqui tra Zelensky e Biden hanno mostrato che l’Ucraina e gli Stati Uniti non cercano la pace, ma sono determinati a continuarle”, è la versione di Zakharova. Concetto ripreso anche dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo cui dai colloqui “non è arrivato alcun vero appello alla pace”. E in questa linea si inserirebbe la decisione degli Usa di fornire il sistema di difesa missilistica Patriot, che – sostiene il Cremlino – “non contribuisce a favorire la fine del conflitto in tempi rapidi”.