E’ passata abbastanza sotto traccia la promessa sessista di Silvio Berlusconi, ai giocatori del Monza, di inviare “un pullman di tr**e” se avessero vinto la partita contro la Juventus. Sì ci sono stati brevi articoli su quotidiani e agenzie di stampa e video dell’incontro, ma quello che stupisce è che non ci sia stata una ribellione da parte delle donne e del mondo femminista contro il capo politico di un partito della maggioranza, senatore della Repubblica (ahimè) che si permette per l’ennesima volta di considerare le donne un oggetto di trastullo, nel peggiore e più offensivo comportamento maschilista.
Non che ci stupisca che il personaggio continui imperterrito in questo tipo di esternazioni, ma ci sembra che 11 anni dalla mobilitazione nazionale di SeNonOraQuando?, di quel 13 febbraio del 2011, siano trascorsi invano. L’appello a scendere in piazza muoveva proprio dal ribellarsi al “modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, che incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni”. In quell’appello il riferimento a Berlusconi e a tutte le vicende che avevano leso la dignità delle donne era chiaro e quella fu la spinta più forte a mobilitare milioni di persone in tutte le città italiane ed anche all’estero.
Oggi, invece c’è un assordante silenzio, non solo da parte delle donne attiviste e impegnate a difendere i diritti delle donne (tranne qualche rara e meritoria eccezione), ma anche dalle istituzioni, dai partiti politici tutti, compresi quelli dell’opposizione.
E’ mai possibile che la prima Presidente del Consiglio che più e più volte rivendica il suo ruolo di donna, di madre, di cristiana, non abbia sentito il dovere morale di prendere posizione, di trovare inaccettabile questa cultura, di condannare e biasimare il capo politico di un partito della sua maggioranza?
E’ tutto sdoganato ormai? Anche i comportamenti sessisti e maschilisti, le offese alla dignità di tutte le donne passano ancora per storielle spiritose di un laido vecchietto che difende la sua battuta rispondendo che chi lo critica è triste e privo di humor.
Ma ricordo che questo vecchietto aspira a diventare il prossimo Presidente della Repubblica e non è detto, visti i tempi che stiamo vivendo, che non ci riesca.
Quello che più preoccupa sono gli atteggiamenti e le reazioni a cominciare dai calciatori presenti che si sono fatti grasse risate senza il minimo turbamento, la minima indignazione o presa di posizione.
Una cultura che continua ad essere misogina e che continua ad usare termini sessisti presenti solo al femminile: troia infatti non ha nessun corrispondente maschile, è quella cultura dove si alimenta la violenza contro le donne, dove si sviluppano le discriminazioni e dove prosperano gli hate speech sui social e sulle piattaforme.
Purtroppo 11 anni non sono serviti a modificare questi comportamenti, non sono serviti neanche a mitigarli o a rendere consapevoli donne e uomini che questa società non progredisce se il patriarcato e la misoginia non saranno vinti. Noi che siamo scese in piazza ci chiediamo ancora una volta: Se non ora quando?