Nata come un emendamento al cosiddetto decreto Aiuti quater e finita come un ordine del giorno presentato nell’aula di palazzo Madama, quella che potrebbe passare alla storia come la più grande sanatoria per molti dirigenti scolastici, che potrebbero avere il posto senza fare un concorso come previsto dalla Costituzione, rischia di essere votata con la Manovra.
La vicenda riguarda il concorso bandito il 23 novembre 2017 per coprire tutti i posti vacanti e disponibili in tutto il territorio nazionale. L’idea proposta dalla senatrice di Fratelli d’Italia Carmela Bucalo, che ha già ottenuto l’approvazione della maggioranza in Commissione Bilancio, consentirebbe a chi è stato bocciato, tanto allo scritto quanto all’orale, ma ha un ricorso in merito aperto con lo Stato, di accedere a un corso riservato di 120 ore con prova finale e diventare così preside, inserito in coda alla graduatoria del concorso.
Una “scorciatoia” che sta mandando su tutte le furie i colleghi dirigenti ma che potrebbe essere utile al Governo a tamponare l’emergenza delle reggenze, visto che, ad esempio, in Sicilia ce ne sono 104 e in Lombardia un’ottantina. Inoltre, ammortizzerebbe i costi di un nuovo concorso.
La questione riguarda circa duecento persone. Nel 2017 questi candidati hanno innanzitutto superato una prova selettiva a quiz per la quale è stata fornita una banca dati. Di questi quesiti dati dal Miur (circa sei mila, articolarti su otto aree diverse), ne sono stati sorteggiati cento tra cui inglese ed informatica. Questa prova è stata effettuata, insieme alla prova scritta, nella propria regione di appartenenza.
Da questo “calderone” è stato dato l’ok ad un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso. Coloro che non hanno superato la preselettiva, hanno presentato ricorso al Tar appellandosi alla non correttezza di alcune domande della banca dati e al fatto che la sufficienza non poteva essere messa al 70%.
Il Tribunale amministrativo ha ammesso la validità del ricorso e queste persone sono state inserite con riserva alla prova scritta. In seguito alcuni hanno superato anche la prova orale e, pur non avendo tutti i requisiti dal momento che non avevano superato la prima prova, sono diventati dirigenti nel 2019: sono i cosiddetti “asteriscati” che quindi in graduatoria avevano un asterico accanto al loro nome proprio perché ammessi con riserva.
A settembre una sentenza del Consiglio di Stato ha rimandato in cattedra questi presidi. Ora con l’iniziativa della senatrice Bucalo si prevede un corso di 120 ore per coloro che non hanno superato la prova scritta ma che abbiano fatto un ricorso.
Da notare che il concorso era stato annullato il 3 luglio del 2019 dal Tar Lazio, in quanto si erano riscontrate “irregolarità” nella composizione delle Commissioni. In particolare l’accusa riguardava alcuni dirigenti che avevano tenuto dei corsi di formazione ai futuri candidati, cosa inammissibile per la validità del concorso.
L’allora ministro Marco Bussetti era ricorso “in adiuvandum” e nel settembre 2019 erano entrati i “vincitori”, sparsi nelle diverse regioni d’Italia. Ora la procedura “riservata” arriva in aiuto a tutti quelli che hanno provato in tutti modi ad annullare il concorso senza riuscirci.
“Il rischio – come spiegano gli esperti di “Tuttoscuola” – è che centinaia di candidati bocciati nei precedenti concorsi vadano ad occupare i posti destinati al nuovo concorso, atteso da decine di migliaia di persone pronte a misurarsi con un percorso selettivo, sarebbe un vero schiaffo al merito”.
La senatrice Bucalo però non ci sta: “Non chiamatela sanatoria – replica parlando al Corriere.it – Si tratta di un atto di giustizia nei confronti di chi da anni prova a far valere i propri diritti: gli esclusi ricorrenti dovranno comunque sostenere 120 ore di corso e una prova finale e poi saranno inseriti in coda alla graduatoria”.