Tre sacerdoti rapiti in cinque giorni. E il tutto che si consuma, e si ripete, “nell’indifferenza generale”. La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre denuncia gli attacchi ai cristiani nel paese africano, e parla di una vera e propria “caccia all’uomo”. L’ultimo religioso sequestrato è padre Mark Ojotu della diocesi cattolica di Otukpo, scomparso lungo Okpoga-Ojapo Road, nello Stato di Benue. Sempre in questi giorni si era anche registrato un attacco ai cristiani a Mallagum, nello Stato nigeriano di Kaduna, con diversi morti. Ad attaccare la Chiesa in Nigeria sono diversi gruppi, dagli estremisti appartenenti all’etnia dei Fulani ai terroristi aderenti a gruppi jihadisti, ma anche semplici gruppi criminali, ben organizzati e interessati ad intascare un riscatto.

Prima di padre Mark Ojotu sono finiti nelle mani di rapitori don Sylvester Okechukwu, della diocesi di Kafanchan, nello Stato di Kaduna, nel centro nord del Paese, sequestrato il 20 dicembre, e don Christopher Ogide, parroco associato della parrocchia Maria Assumpta di Umuopara, diocesi di Umuahia nello Stato di Abia, nel sud della Nigeria, rapito il 19. Monsignor Michael Ekwoy Apochi, vescovo di Otukpo, ha chiesto ai fedeli di “pregare il rapido rilascio di padre Ojotu e di tutti coloro che sono nelle mani dei rapitori”.

Sequestri che nei giorni scorsi hanno spinto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ad annunciare la volontà di nominare un inviato speciale per la tutela delle minoranze cristiane nel mondo. “Non si tratta di casi isolati: la stima è di circa trenta sequestri da inizio anno”, riferisce il direttore di Acs-Italia Alessandro Monteduro. “Per ciascuno di loro il silenzio, tutti sono stati considerati non meritevoli di considerazione dalla comunità internazionale, dalla maggior parte dei media occidentali e soprattutto dalle autorità civili, politiche e militari della stessa Nigeria. A urlare il proprio dolore, a chiedere aiuto, è solo la Conferenza episcopale della Nazione“, sottolinea il direttore della fondazione pontificia che rimarca come “in Nigeria nel 2022 sia terribilmente pericoloso professare la propria fede. Importa la sostanziale incapacità, e forse non solo inadeguatezza, delle autorità e istituzioni federali e locali. Importa l’altrettanto sostanziale disinteresse che registriamo in Europa per questi sacerdoti e le comunità a loro affidate”.

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