Tecnologia

Meta Effect: la prima mostra d’arte interamente progettata nel Metaverso, tra opere di artisti reali e create dall’AI

Siamo stati alla prima mostra d’arte interamente progettata nel metaverso, “Meta Effect”, inaugurata il 20 dicembre 2022 a Genova. Organizzata da ETT, un’industria creativa digitale del Gruppo SCAI, la mostra esplora i temi dell’arte e della creatività, ponendo l’accento sulla possibilità che l’intelligenza artificiale possa essere considerata creativa.

Meta Effect: tra “veri” autori e AI
La mostra include opere realizzate dagli autori Paolo Bonfiglio, Mark Cooper, Gaia Midj e Corrado Zeni, oltre a opere create dall’intelligenza artificiale. Gli algoritmi, infatti, stanno assumendo caratteristiche proprie che li rendono capaci di creare opere d’arte. In questo modo, la mostra offre un’opportunità unica per esplorare le possibilità dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’arte e per promuovere il dibattito sulla creatività umana e tecnologica.

L’amministratore delegato di ETT, Giovanni Verreschi, ha dichiarato che “Meta Effect” nasce come uno spazio di confronto in cui i visitatori sono invitati a interrogarsi sulla creatività umana e sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’arte. Verreschi sottolinea inoltre che i radicali progressi della ricerca scientifica hanno reso possibile la convergenza di arte e intelligenza artificiale, superando gli steccati ideologici.

L’opening della mostra è stato accompagnato dagli avatar di Serena Bertolucci, direttrice di Palazzo Ducale – Fondazione per la Cultura di Genova, e di Luca Malavasi, docente di Storia e analisi del film e Elementi di cultura visuale all’Università di Genova.

Per chi fosse interessato a visitarla, è possibile farlo anche semplicemente via browser sulla piattaforma digitale Spatial cliccando qui. Meta Effect rappresenta un importante passo avanti nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’arte e offre una piattaforma per il dibattito sulla creatività umana e tecnologica. Gli algoritmi stanno diventando sempre più avanzati e capaci di creare opere d’arte, e questa mostra offre un’opportunità unica per esplorare le possibilità dell’intelligenza artificiale in questo campo in espansione.

Arte e metaverso, connubio possibile?
Su queste pagine abbiamo già parlato spesso delle possibilità e dei dubbi che orbitano intorno al metaverso in linea generale, tra distinzioni con il discorso molto più ampio del web3, i molti universi ancora relativamente vuoti nonostante i voluminosi investimenti, la bassa accessibilità per quanto riguarda le costose apparecchiature VR e le infrastrutture non ancora all’altezza della situazione. Meta Effect ci dà però la possibilità di restringere il campo e discutere della spinosa questione che riguarda l’arte.

Le opportunità sono facilmente intuibili: avvicinare i giovani a mostre e musei, giovani che troveranno sicuramente intrigante la possibilità di “giocare” con la realtà virtuale in ambienti dai quali potrebbero, in condizioni normali, sentirsi lontani, ma anche per i disabili che avranno l’opportunità di partecipare a eventi culturali in modo più o meno immersivo senza doversi spostare da casa. Oltre ai vantaggi pedagogici non si possono non citare quelli pratici: banalmente non doversi preoccupare di viaggi, budget o orari di chiusura, senza dimenticare l’opportunità di poter visitare scorci altrimenti inaccessibili, basti pensare a siti archeologici particolarmente pericolosi e non visitabili in normali condizioni.

Quando però entra in gioco l’intelligenza artificiale la discussione diventa abbastanza calda, non tanto per quanto riguarda la creazione in se, ma per quello che avviene negli step precedenti. Un’intelligenza artificiale non nasce artista, bisogna plasmarla e addestrarla e per insegnarle l’arte bisogna letteralmente nutrirla di arte. Molti artisti digitali si sono ritrovati nella condizione di non esporre più le loro opere perché, senza il loro consenso, venivano usate per “allenare” le AI, ma tornando a discussioni più generaliste, senza ancora una vera e propria legislazione che monitora la questione, non ci si può fare molto.

Come al solito, quando si parla di metaverso in ogni ambito, nascono nuove opportunità e nuovi dubbi che camminano affiancati di pari passo. Meta Effect resta un progetto interessante aldilà dell’utilizzo dell’AI, della quale si può tranquillamente fare a meno in ambito artistico, che apre svariate opportunità a tutti, artisti e fruitori e, sperando in una vera evoluzione dei metaversi, o magari in una loro unione (ce ne sono davvero troppi), traccia un percorso culturale che può davvero andare nella direzione giusta sull’utilizzo della tecnologia immersiva.