Il prezzo del gas continua a scendere e si porta sotto i livelli pre-invasione della Russia in Ucraina. Attualmente un megawatt/ora viene scambiato sul mercato di Amsterdam, riferimento per le compravendite europee, a 85 euro, il 7% in meno di ieri portandosi appunto su valori antecedenti l’inizio delle ostilità. A spingere al ribasso le quotazioni sono le previsioni di 15 giorni di clima relativamente mite sull’Europa a fronte di un livello di riempimento degli stoccaggi che resta su valori di sicurezza. Inoltre al momento abbonda l’offerta di gnl trasportato via nave negli hub europei. Improprio ricondurre il calo all’accordo su un price cap, peraltro di 180 euro, concordato a livello europeo.

Aleksandr Novak, vicepremier e ministro dell’Energia russo, ha affermato che Mosca intende dirottare le sue forniture di gas dall’Europa verso altre aree del mondo, benché il mercato europeo resti “rilevante”. Novak, che ha anche quantificato la riduzione della produzione petrolifera annunciata da Vladimir Putin in risposta al price cap europeo di 5-700mila barili giornalieri, ha quindi detto che la produzione di idrocarburi sarà dirottata verso i mercati dell’Asia-Pacifico, dell’Africa e dell’America Latina. Le forniture di gas russo all’Europa, e in particolare alla Germania, sono comunque già state ridotte in modo significativo in conseguenza della guerra.

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