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Ballando con le Stelle, Selvaggia Lucarelli a FqMagazine: “Andata via la Bruzzone, era pronto un plotone contro di me. Si può lavorare tenendosi un dolore enorme dentro”

Alla vigilia della finalissima di venerdì 23 dicembre, la giornalista e opinionista si racconta a cuore aperto a FqMagazine, tracciando un bilancio del suo 2022. Ma non solo

di Francesco Canino

“Se farò Ballando con le stelle nel 2023? Ora c’è il furore della delusione, non so cosa farò, so che per loro sono riconfermata perché lo hanno comunicato al mio agente, io credo si debba ragionare sull’accaduto”. Piaccia o meno, Selvaggia Lucarelli è stata ancora una volta una delle protagoniste assolute del talent di Rai1: dalla partecipazione del compagno Lorenzo Biagiarelli agli scontri con Iva Zanicchi, dal “caso” Montesano agli screzi con Luisella Costamagna, tutto si è intrecciato con lei. Il risultato? Un “tutti contro Selvaggia” che ha attirato critiche e discussioni. Alla vigilia della finalissima di venerdì 23 dicembre, la giornalista e opinionista ne parla a FqMagazine, tracciando un bilancio del suo 2022. Ma non solo.

Il 2022 sta per finire, partiamo con un bilancio. Professionalmente qual è stato il momento più bello?
Devo premettere che il privato ha inciso molto sul lato professionale. In più ho lasciato la radio, che comunque era stabilità, per lanciarmi in un podcast quotidiano: ho lasciato il noto per l’ignoto, ho rischiato. Il debutto de Il sottosopra è stato forse il momento più bello.

Da Radio Capital è andata via in maniera pacifica?
Sì, senza frizioni. Linus è uno di quelli che lascia grande libertà editoriale. Le pressioni, quando ci sono state, sono arrivate dai piani alti del gruppo Gedi.

Pressioni di che tipo?
Quando ci sono stati degli articoli di Repubblica che non mi sono piaciuti l’ho detto e a quel punto dal direttore di Repubblica mi è stato chiesto di rispettare il buon vicinato. Mi disse che avrei dovuto confrontarmi preventivamente. Cosa che non ho fatto, è un atteggiamento che non mi appartiene.

Professionalmente il momento meno bello dell’anno?
Questa edizione di Ballando con le stelle, che considero catastrofica da un punto di vista umano. Dunque, perfettamente in linea con il mio 2022, un annus horribilis con dentro un mese horribilis, maggio, in cui ho subito la perquisizione dell’Antiterrorismo per mio figlio Leon, ho preso il Covid ed è morto il mio cane Godzilla. Sommando il tutto, ho dovuto rinunciare alla conduzione di un programma in Rai.

Si trattava de Imperfetti sconosciuti, un programma di Rai3 poi affidato a Cesare Bocci.
Esatto. Un programma pulito, che sentivo nelle mie corde. Mi è dispiaciuto rinunciare ma in quel periodo mio papà si è trasferito a vivere con noi e ho preferito concentrami sulla vita privata. Per indole, sono capace a pesare le rinunce, a vivere la privazione come stimolo.

Capitolo Ballando con le stelle: con che stato d’animo arriva alla finale?
Di liberazione. L’edizione più difficile, per me, è coincisa anche con quella più lunga.

La considera un’edizione di passaggio o la sua ultima edizione?
Sono abituata a non ragionare a mente calda. Ci sono state altre due o tre edizioni in cui ho pensato “questo è l’ultimo anno, si è esaurita la vena”. Poi però si rielabora, si ridimensionano le cose anche perché è un gioco, sebbene si intrecci con la vita privata e la propria dignità professionale, non poco. Ora c’è il furore della delusione, non so cosa farò, anche perché con la produzione dovremo confrontarci sull’accaduto. In ogni caso, è meglio non lanciarsi in sentenze definitive perché si finisce come quei politici che annunciano il ritiro in caso di sconfitta alle elezioni e invece non si ritirano mai.

Nel 2017 non ha partecipato alla finale a causa dei pesanti screzi con la Parietti. Quest’anno però l’asticella della sua insofferenza si è alzata: ha condiviso sui social pesanti critiche al programma e ai suoi colleghi, a tratti è sembrata esasperata.
Mi sembrano più esasperati loro: io lì in mezzo sono la più tranquilla. Ho sempre avuto rapporti cordiali con tutti, sono loro ad essere cambiati. Qualche frizione c’era stata, com’è normale che sia, e quest’anno ero ben disposta, felice che Lorenzo fosse in gara: invece fin da subito ho notato un muro di livore e di rancore che ha varie origini.

Quali?
I problemi sono cominciati lo scorso anno con Morgan: ci sono stati episodi sgradevoli, in diretta e dietro le quinte, dove Morgan mi ha insultata in mia assenza davanti a Lorenzo e ad altri testimoni. Tutti sapevano ma si è fatto finta di nulla, continuando ad elogiare il personaggio. È mancata la gentilezza anche da persone dalle quali me la sarei aspettata.

La situazione è esplosa quando Iva Zanicchi le ha dato della “tr*” in diretta tv. Nessuno dei suoi colleghi giurati ha preso posizione.
Premesso che non mi serve essere difesa, ma ritengo che il silenzio sia complice. Prendere posizione serve a ripristinare la giustizia e a dimostrarsi compatti quando si va oltre. La questione Zanicchi è sfuggita di mano, in privato magari mezza cosa me l’hanno detta ma in pubblico mai.

Nemmeno Milly Carlucci ha mai preso posizione, almeno pubblicamente. Solo poche ore fa al Corriere della Sera ha detto: “In questo gioco io sono terza, non tocca a me fare la reprimenda, sono bravi a vedersela tra loro”. Un po’ ponziopilatesca come posizione, non pensa?
Una nota regola della comunicazione è “non prendere una posizione è prendere una posizione”. Penso che sia giusto dire che siamo adulti e ce la vediamo tra di noi per gli aspetti umani della vicenda, ma quello che accade in trasmissione riguarda più la produzione che me e gli altri del cast. Detto questo l’unica cosa che mi sento di smentire fortemente è che a Ballando siamo tutti amici. O, come sento spesso dire “siamo una famiglia”, a meno che per famiglia non si intenda una famiglia con i suoi tratti disfunzionali.

In generale, si è sentita isolata?
Sì. E devo dire che l’uscita dal cast di Roberta Bruzzone ha acuito l’isolamento, perché eravamo solidali, la pensavamo spesso allo stesso modo. Andata via lei, non ho trovato la stessa complicità con nessuno. Anzi, era pronto un plotone contro di me.

Questo “tutti contro Lucarelli” ha un mandante?
Non so se esista un mandante, ma se anche ci fosse sarebbe molto ingenuo.

Quando hanno proposto al suo compagno Lorenzo Biagiarelli di partecipare a Ballando, cos’ha pensato?
A me l’idea divertì molto, a lui sembrò folle tanto che inizialmente disse no. Poi l’ho convinto dicendogli “è stato un anno faticoso, hai subito i disastri della mia famiglia, vai a prenderti il tuo spazio, ad alleggerirti”. Sono stata profetica come Paolo Fox sul 2020.

Non ha pensato che l’ingaggio di Lorenzo fosse più un modo per depotenziare il suo ruolo di giurata che per innescare nuove dinamiche?
Che fosse un espediente per le dinamiche era chiaro. Ma dopo sette anni, da alcune persone che consideravo amiche mi aspettavo un atteggiamento diverso, più rispettoso quantomeno nei suoi confronti. Anche perché Lorenzo non era “quello che portava i caffè”: con alcuni giurati siamo usciti a cena, ci siamo visti tante volte fuori Ballando, c’era un bel rapporto. Non mi aspettavo un trattamento di favore, ma almeno uguale a quello riservato agli altri.

Chi l’ha delusa di più?
L’unico morbido è stato Ivan Zazzaroni, con cui c’è un rapporto più sincero. Mi hanno deluso tutti perché non hanno capito quando andavano abbassati i toni. Dopo due settimane di shitstorm contro Lorenzo, non ho ricevuto una telefonata, sono stati tutti duri e freddi: Lorenzo è stato il mezzo per colpire me.

Ci sono riusciti?
Se la missione era demoralizzarmi o depotenziarmi, solo in parte. Quando sono tutti contro uno, si passa dalla ragione al torto. E qui la ragione non c’era. Infatti, dopo quattro o cinque puntante in cui ero come sempre la stronza, i commenti sui social sono cambiati radicalmente: il livore è stato tale che la gente si è schierata dalla mia parte.

Quando è mancata sua mamma, le reazioni sui social sono state però molto dure nei suoi confronti. Perché?
Il dissenso moralistico lo metto in conto. Si può lavorare tenendosi un dolore enorme dentro, non tutto ciò che non si vede non esiste. Nel mio caso, non è stato poi un lutto improvviso ma è arrivato dopo due anni di agonia: l’ho vista spegnersi, avevo già masticato la tristezza ed ero in grado di essere lì per prendermi qualche ora di svago.

L’atmosfera in studio com’era?
Nella forma sono stati tutti carini ma senza particolari gentilezze. Poi l’andamento della puntata ha preso un’altra piega ed è stata pure la famosa sera in cui hanno buttato fuori Lorenzo conservando la card per l’etoile Iva Zanicchi. Ma del resto il ballo non è più centrale nel programma.

Si spieghi.
Constato semplicemente che il ballo non è più centrale e che il programma è diventato un reality in cui si balla. Capisco che riempire quattro ore di diretta sia complicato, ma si è persa l’idea della sfida, la gara è diluita a tal punto che in dieci puntate sono uscite cinque coppie. Quando la Zanicchi arriva in finale, c’è qualcosa che non va.

Chi vincerà?
Forse la Costamagna. E mi sembra che sia un’assurdità visto che si è infortunata alla prima puntata, ha ballato seduta per tre settimane, si è ritirata alla quinta per poi rientrare in semifinale. In pratica ha ballato tre puntate su 11. Meriterebbe la vittoria chiunque abbia ballato sin dall’inizio.

Oltre a Ballando c’è di più. Pochi mesi fa è uscita la seconda parte del suo podcast Proprio a me: perché questa volta ha deciso di raccontare la famiglia?
Perché solitamente o si parla di famiglia del mulino bianco o di famiglia disfunzionale. Mi interessava raccontare il mondo di mezzo, le sfumature di dolore e sofferenza che ti penetrano nella pelle e ti lasciano cicatrici per tutta la vita.

La prima puntata è dedicata alla sua di famiglia.
Non ho avuto una famiglia disfunzionale ma ci sono state tante piccole storture che hanno provocato voragini e buchi emotivi. Volevo raccontare cose di me ma senza arrecare sofferenza e l’ho fatto quando sapevo che i miei genitori non avrebbero potuto ascoltarlo. Non so se sia stata una vigliaccata o una scelta consapevole per tutelarli.

Emotivamente è stato pesante?
La prima puntata l’ho scritta e poi stracciata, perché ho finito dopo aver passato un mese e mezzo con mio padre in casa: molte delle cose di cui avevo scritto non mi sembravano più valide. Ho scoperto difetti, pregi, egoismi di cui non avevo percezione avendo vissuto lontano dai miei genitori da quando ho 18 anni.

Il fil rouge che lega tutte le storie?
I silenzi. Tanti momenti complicati nell’infanzia dei protagonisti sono accompagnati da silenzi che diventano mostri.

La storia più potente?
Tutte lo sono, ognuna a modo proprio. Quella di Marcello mi ha colpita per il coraggio: ha ammesso di essere invidioso della sorella ed è difficile ammettere di provare sentimenti negativi.

Che feedback ha ricevuto?
Molto positivi. In tanti hanno preferito questa alla prima parte. Forse perché, di base, in tutte le famiglie qualcosa è andato storto.

Lei è uno personaggio molto divisivo. Dalla spirale di tossicità che innescano i suoi detrattori, ha imparato a schermarsi?
Se non avessi imparato sarei una pazza o un’autolesionista. Ma va detto che accende più facilmente la luce su un messaggio d’odio che su uno positivo. Ma questo è un meccanismo che conosco dal giorno zero, tanto che il mio primo hater me lo ricordo ancora bene.

Chi era?
Una giornalista de Il Messaggero che m’insultò sotto un post del mio blog, nel 2002. Mi chiamò mia madre spaventata: “Sono preoccupata che ti faccia qualcosa”. La traduzione era: se lo fa sul web, lo farà anche nella vita reale. Non voglio dire di essere corazzata, perché minimizzerei: ma oggi so che le pieghe crudeli si insinuano nelle debolezze e so che quando gli odiatori sono tanti ti senti schiacciato. Una dose di odio l’ho accettata con rassegnazione, ho capito che è un bug della democrazia.

Quando gli insulti sul web diventano cori o striscioni durante una manifestazione cosa accade?
Quando l’odio viene da un gruppo, che siano i taxisti o i no vax, mi spavento. Il capopopolo o il narcisista malato o fomentato pronto a passare all’azione c’è sempre. Infatti, la testata al Circo Massimo me la sono presa.

Quando ha avuto paura?
Ho percepito il pericolo quando ancora non c’era sensibilità e attenzione sull’odio in rete e ho avuto ragione. Quando feci chiudere il gruppo Sesso droga e pastorizia ricevetti migliaia di minacce di morte ma mi spaventai davvero solo quando una persona scrisse pubblicamente qual era la scuola di mio figlio: non l’ho mai detto, ma cambiai subito scuola a Leon. Un’altra volta, una guardia giurata di un centro commerciale scrisse in tono minatorio che era andato a fare un sopralluogo nel posto dove Lorenzo avrebbe tenuto un corso di cucina: fu mandata via, ma chi ci dice che non tornerà?

Qualche anno fa raccontò di essere da tempo vittima di uno stalker: com’è finita?
Che continua a perseguitarmi e ha aperto un blog sul quale scrive di tutto contro di me. So chi è, mi ha giurato vendetta da quando scrissi di una truffa di cui era stato protagonista. Mi fa paura, lo ammetto.

Quante volte al giorno pensa “ma chi me l’ha fatta fare”?
Ogni tanto penso che dovrei occuparmi di cose facili ma alla fine mi appassiono sempre alle cose giuste.

La sua ultima creazione è Il Sottosopra, un podcast giornaliero.
Mi piace l’idea di poter spaziare dall’inchiesta alla storia del mio cane. Posso dare il taglio che voglio, passare da una puntata riflessiva ad una più ironica. E mi piace il rapporto tra me e il microfono, mi permette una intimità e una possibilità unica di lavorare sulle parole.

Qual è il suo sogno da realizzare in tv?
Non ne ho. Non coltivo sogni da conduttrice perché non so se la tv sia il luogo dove posso dare il meglio di me. Perché andarmi a suicidare? Ci sono persone che funzionano di più come incursori e come spalle. Io funziono forse meglio dietro le quinte e il caso Sanremo lo dimostra.

Parla del monologo di Rula Jebreal?
Lì mi sono resa conto del peso del pregiudizio nei miei confronti. Anche fior di intellettuali e giornalisti che mi detestano apertamente e che dicono sia un’incapace a scrivere, scrissero che era stato un bellissimo discorso. È successo anche con Sabrina Ferilli, lo scorso anno, con cui la collaborazione è stata più “light”, lei non ha bisogno di spin doctor. A entrambe chiesi di non dire nulla del mio lavoro prima: se lo avessero dichiarato, l’accoglienza sarebbe stata gelida.

A proposito di pregiudizi: pensa di averne autoalimentati anche lei in questi anni?
No. Dà fastidio ciò che dico e per delegittimare ciò che dico, mi delegittimano. Non ho un brutto carattere, ho idee cristalline: ha un brutto carattere chi non prende mai posizione. E io detesto gli ignavi e i cerchiobottisti.

Ha colpito molti addetti ai lavori il tweet in cui ha parlato bene del podcast di Barbara D’Urso. C’è un riavvicinamento in atto?
Della D’Urso penso esattamente ciò che pensavo prima. Ma una mattina mi sono svegliata presto, mi è capitato di ascoltarlo pensando che l’avrei mollato dopo cinque minuti, invece mi è piaciuto. Non è capolavoro, ma rispetto a ciò che fa l’ho trovato onesto e divertente: c’è una D’Urso leggera e autoironica, un barlume di verità. Ma non c’è alcun riavvicinamento.

Ultima curiosità: a Natale mangerà il pandoro di Chiara Ferragni?
Decisamente no. Primo perché Lorenzo è fissato coi pandori artigianali. E poi perché tutta l’operazione è di una opacità imbarazzante. Io non ce l’ho con la Ferragni e non mi aspetto una risposta da lei: la risposta la deve ai consumatori. La cosa che mi disturba è la sua presunta superiorità nel non rendere conto di un errore: non rispondere alle domande è una strategia di comunicazione che trovo lecita fino a quando non si scivola sulla beneficenza. E lei in questo caso ha sbagliato.

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