Chiedono che sia bandito da tutti gli incarichi pubblici futuri, perché il 6 gennaio 2021 ha “aizzato la rivolta” per rovesciare la sua sconfitta, portando all’assalto di Capitol Hill nel giorno in cui il Congresso era riunito per ratificare la vittoria del democratico Joe Biden. A quasi due anni dall’irruzione dei sostenitori di Donald Trump al Parlamento americano e dopo 18 mesi di lavoro, la Commissione speciale della Camera – composta da sette democratici e due repubblicani – ha concluso le indagini e reputato che il tycoon – intenzionato a correre anche alle primarie repubblicani in vista delle prossime presidenziali – sia “inadatto a qualsiasi carica” in base all’articolo 14 della Costituzione americana che stabilisce che “chiunque abbia prestato giuramento di servirla può essere escluso da ogni incarico pubblico se coinvolto in insurrezione o ribellione”.
Il presidente della commissione, il rappresentante del Mississippi Bennie Thompson, scrive: “Donald Trump ha acceso il fuoco. Ma nelle settimane precedenti, il fuoco che ha acceso alla fine è stato accumulato in bella vista. Il Presidente degli Stati Uniti che incita una folla a marciare sul Campidoglio e a impedire il lavoro del Congresso“, continua Thompson, “non è uno scenario che le nostre comunità di intelligence e di polizia avevano previsto per questo Paese”. L’assalto al Congresso aveva provocato la morte di quattro persone, 13 feriti e oltre 50 arresti. Il tycoon ha sempre minimizzato quanto accaduto e bollato come “caccia alle streghe” il rapporto conclusivo dell’inchiesta, in cui si raccomanda al dipartimento di Giustizia di incriminare l’ex presidente per aver ispirato ed aiutato la rivolta, chiedendone l’interdizione perpetua ai pubblici uffici.
“Un comitato non selezionato, massimamente di parte, non ha fatto menzione del fatto che Pelosi non ha raccolto la mia raccomandazione a mobilitare più truppe a Washington – scrive l’ex presidente sul suo social Truth – non ma riportato le parole “pacifiche ed patriottichè che io ho usato né analizzato le ragioni della protesta, la frode elettorale”. Nel post Trump fa riferimento a quanto affermato da lui e dai suoi fedelissimi dopo la rivolta, cioè che lui avesse dato l’ordine di mobilitare la Guardia Nazionale prima del 6 gennaio, cosa che l’allora ministro ad interim della Difesa, Christopher Miller, ha smentito nella sua deposizione di fronte alla commissione che ieri notte ha pubblicato il rapporto finale dell’inchiesta di 845 pagine.