Cronaca

È morto Claudio Donat-Cattin, era stato vice-direttore di Raiuno e autore di Porta a Porta

Nato a Murazzano, in provincia di Cuneo, il giornalista aveva 79 anni ed era il primogenito di Carlo Donat-Cattin, segretario della Democrazia Cristiana e ministro. Era stato anche ai vertici della Gazzetta del Popolo e de Il Giorno. Il saluto di Vespa: "Amico e instancabile compagno di lavoro"

È morto Claudio Donat-Cattin, ex vice-direttore di Raiuno e de Il Giorno. Nato a Murazzano, in provincia di Cuneo, il giornalista aveva 79 anni ed era il primogenito di Carlo Donat-Cattin, segretario della Democrazia Cristiana e ministro, e fratello di Marco, ex terrorista che era stato nelle fila di Prima linea, morto nel 1988 travolto da un’auto.

Alcune settimane fa era stato colto da un malore ed era stato ricoverato all’ospedale Gemelli di Roma. Nella notte c’è stato un peggioramento ed è deceduto. Donat-Cattin ha lavorato per la Gazzetta del Popolo ed è stato autore, insieme al collega Vito Napoli, di un’inchiesta, nel 1969, sullo scandalo delle Cliniche nella Sanità Torinese. Gli articoli fecero luce sulle attività private di nomi noti di medici, esercitate nelle strutture universitarie, utilizzando risorse pubbliche.

L’inchiesta giornalistica gli valse nel 1971 il premio Saint Vincent per la cronaca. Nel corso della sua lunga carriera è stato anche vice-direttore della Gazzetta del Popolo e, come detto, ha raggiunto posizioni apicali in Rai. Autore di diversi programmi di viale Mazzini, Donat-Cattin ha anche lavorato a fianco di Bruno Vespa nella trasmissione Porta a Porta, insieme a Marco Zavattini, Marco Aleotti e Antonella Martinelli.

“Scompare un grande professionista, un amico di lunga data, un instancabile compagno di lavoro. È stato un punto di forza di Porta a Porta fin dalla fondazione”, è stato il ricordo di Vespa su Twitter. “Onorò il padre con discrezione, presiedendo la fondazione a lui dedicata, ma ebbe sempre luce propria in ruoli professionali di primissimo piano”, dice invece Gianfranco Rotondi. Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione, parla di un “caro amico” perso per il suo “tesoro di umanità e di cultura” che ha “pagato, in silenzio, per il peso del nome che portava”.