Un attacco “alla vigilia di Natale, nella parte centrale della città”, che ha causato la morte di dieci persone e il ferimento di altre venti. Kherson, nell’Ucraina orientale, è stata di nuovo bombardata dai russi, ha spiegato il capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, che su Twitter ha pubblicato alcune immagini delle vittime. “Il mondo deve vedere che quello contro cui stiamo combattendo è il male assoluto”, ha dichiarato Zelensky. “È terrorismo, sono uccisioni per il gusto di intimidire”, ha commentato.
Mentre Kiev fronteggia nuovi attacchi, oggi il presidente della Bielorussia Lukashenko, che ha deciso di supportare Putin nel conflitto ucraino dispiegando le proprie truppe al confine, è in Russia per una visita di lavoro. Visiterà il Gagarin Cosmonaut Training Center fuori Mosca, dove i candidati al volo spaziale bielorusso stanno attraversando un processo di selezione, verrà informato sulle attività della struttura e verranno discusse le prospettive per la futura cooperazione spaziale tra Russia e Bielorussia. Il leader bielorusso parteciperà anche a un vertice informale della Comunità degli Stati Indipendenti a San Pietroburgo il 26 e 27 dicembre.
E se nelle scorse settimane l’Ucraina aveva ventilato l’ipotesi di una invasione di Minsk, ora per Kiev questa minaccia non è più “imminente”, ma allo stesso tempo non può ancora essere esclusa. “Sarebbe sbagliato scartare questa possibilità, ma anche sbagliato dire che abbiamo dati che confermano che esiste” di invasione da nord, ha spiegato il capo dell’agenzia di intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, in un’intervista al New York Times, liquidando le attività militari in Bielorussia come manovre di routine ed “elementi di campagne di disinformazione” per convincere Kiev a deviare i soldati da sud-est a nord. Budanov ha riconosciuto però che i rischi a lungo termine permangono, dopo che altri funzionari ucraini hanno sottolineato nei giorni scorsi in una serie di interviste il rischio di un’escalation durante i mesi invernali.
Secondo il capo dell’intelligence, il bombardamento russo delle regioni di Sumy e Kharkiv dell’Ucraina nord-orientale non è un presagio di una minaccia immediata di una nuova invasione. Budanov ha parlato al giornale americano anche di Teheran, che non ha fornito a Mosca missili da crociera perché teme “una crescita della pressione della sanzioni”. Da ottobre, ricorda, la Russia ha bombardato le infrastrutture ucraine dell’energia circa ogni dieci giorni, lanciando ogni volta circa 75 missili da crociera. Ma così facendo, Mosca sta svuotando i suoi arsenali e si è rivolta a Teheran per comprare nuovi missili. “L’Iran non ha fretta di farlo, per ragioni comprensibili, perché appena la Russia lancerà i primi missili, la pressione delle sanzioni crescerà”, sottolinea Budanov. La Russia ha intanto comprato dall’Iran 1.700 droni kamikaze Shahed, che vengono ora consegnati in tranche successive, prosegue Budanov, notando che i russi ne hanno giù usati 450 per colpire le infrastrutture ucraine.