Cultura

‘Mercoledì’ di Tim Burton mostra più che mai lo spiritualismo del regista areligioso

di Ilaria Muggianu Scano

Mercoledì, teen drama di Tim Burton, dice più di quanto vorrebbe. Influenza mode e costumi esattamente come previsto dalla produzione Netflix. Quale, dunque, il sofisticato non detto della dark gothic serie? Il regista americano, geniale maestro della stop motion, tra qualità tattile e suggestioni d’epoca, è l’intellettuale “areligioso” più teologico degli anni 20.

“La religione è una dimensione profondamente intima. Io non appartengo ad alcuna religione specifica, ma cerco di essere il più possibile spirituale” ha dichiarato più volte Burton. Non è dato sapere se sia agnostico, se sia sincretista o vagamente panteista, ma di certo la città di Büsteni, in Romania, a un centinaio di chilometri da Bucarest, convertita nella Gerico della finzione, che ospita la Nevermore Academy rievoca certe analogie bibliche.

Radicale e significativa, solo per fare un esempio, la scelta di Gerico, che è la prima città della storia (le mura più antiche risalgono al 5000 avanti Cristo), emblematico dunque assimilare la scelta logistica a quella poetica del simbolico nuovo inizio esistenziale per i reietti della società, i singolari studenti del collegio Nevermore, rei soltanto di non condividere certe convenzioni sociali della borghesia coeva e del passato.

Senza mai parlare esplicitamente di abilismo, omossessualità e minoranze etniche, Burton affida un messaggio di inclusione e uguaglianza nel pluralismo di culture, all’allegra brigata di vampiri, licantropi, gorgoni e sirene associati ciascuno, a quella che sarebbe una devianza per la società moderna. Gerico è la prima città che i reietti incontrano una volta girate le spalle alle tetre mura dell’accademia e al suo, tutto sommato, abbraccio amniotico e protettivo.

Dista venticinque minuti a piedi e i passaggi a Gerico sono un privilegio, non un atto dovuto, come puntualizza la Signorina Tornhill, stramba tra gli strambi, come sono definiti gli studenti da recuperare alla normalità. Insomma, si arriva a Gerico dopo lungo e accidentato esodo. Non ci ricorda proprio niente, neppure un certo passaggio del Giordano che nell’approdo a Gerico ha il suo premio più grande come la biblica Terra Promessa di Giosuè?

Al pubblico più attento non sarà sfuggito che la superbia di Gerico, così come ai tempi di condottieri, giudici e patriarchi è punita con la sconfitta e la completa distruzione da parte del popolo reietto, gli ebrei, con il suono delle trombe, più precisamente degli shofar ebraici, che Burton sostituisce con il conturbante violoncello di Mercoledì.

Riti di passaggio, atti di purificazione di sapore ebraico, dunque, come quello della giovane licantropa che con purezza e semplicità conquisterà il cuore della pur inflessibile primogenita degli Addams. Seguendo la logica biblica, in qualche modo, saranno i reietti, uniti nella singolarità della diversità, a rifondare, idealmente, la tradizione di Nevermore messa sotto scacco dopo il precipitare degli eventi che non accenniamo prudenzialmente per evitare l’alert spoiler.

Prima ancora della fascinazione indiscussa dello stile dark academy, delle atmosfere gotiche, dell’escapismo a sfondo artistico sono tante le suggestioni che fanno di Mercoledì la serie Netflix più seguita di tutti i tempi. Per i nostri cuori campanilisti, che per Mercoledì sarebbero banalmente da “normali”, la grande magnificazione della cultura italiana attraverso la figura di Machiavelli, che però è andata persa, come spesso accade, nell’operazione di doppiaggio.

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