La Presidenza del Consiglio dovrà risarcire con 15 milioni di euro totali 30 parti civili per le rassicurazioni sullo sciame sismico de l’Aquila dall’ex numero due del Dipartimento nazionale di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, già condannato in sede penale, con sentenza passata in giudicato, a due anni di reclusione.
La sentenza del Tribunale Civile de l’Aquila fa riferimento al terremoto del 6 aprile 2009 che provocò 309 morti e portato a termine una battaglia legale iniziata nel 2010. Da quello che emerge leggendo le motivazioni della decisione, riportata da Il Messaggero, l’iniziativa si è basata sulle risultanze proprio del lavoro della Commissione Grandi Rischi riunitasi all’Aquila.
“Accertata, quindi, almeno potenzialmente l’idoneità delle dichiarazioni del De Bernardinis a incidere causalmente sulla condotta dei cittadini dell’Aquila, si tratta di verificare in questa sede, se tale efficacia causale sia stata anche dimostrata, all’esito dell’istruttoria civile, nei confronti degli attori non costituitisi parte civile nel processo penale”, così si legge nella sentenza del giudice del Tribunale civile dell’Aquila.
La sentenza è diametralmente opposta alla decisione di un altro giudice dello stesso tribunale che a ottobre aveva stabilito che ci fu un concorso di colpa delle vittime dei crolli per non essere usciti di casa dopo due scosse di terremoto molto forti che seguivano uno sciame sismico che durava da mesi.
In quella sentenza, riferita al crollo di uno palazzo in centro storico del capoluogo abruzzese in cui morirono 24 persone, la giudice Monica Croci ha scritto che “è fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile. Concorso che può stimarsi nel 30%”, ovvero la misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito. Condotta incauta, quindi.