Save the Children, Norwegian Refugee Council e CARE hanno sospeso le loro operazioni in Afghanistan. E’ la reazione delle tre organizzazioni non governative al divieto imposto dai talebani di assumere donne nelle Ong. Un divieto giustificato, è stato detto dai leader afghani, da “gravi lamentele sull’abbigliamento”. “In attesa che questo annuncio venga chiarito, sospendiamo i nostri programmi, chiedendo che uomini e donne possano ugualmente proseguire nel salvare vite umane in Afghanistan”, hanno affermato le tre organizzazioni.

Le tre Ong hanno fatto sapere che senza il loro staff femminile non possono raggiungere efficacemente bambini, donne e uomini in condizioni di disperato bisogno. Le 3 Ong forniscono servizi di assistenza sanitaria, istruzione, protezione dell’infanzia, nutrizione e sostegno in un contesto di crollo delle condizioni umanitarie. “Abbiamo rispettato tutte le norme culturali e non possiamo lavorare senza il nostro personale femminile, che è essenziale per accedere alle donne che hanno un disperato bisogno di assistenza”, hanno dichiarato.

E’ questa l’ultima tappa dei talebani che proseguono il loro percorso contro i diritti e le libertà delle donne, mentre nel paese continuano le proteste contro l’esclusione delle donne dall’istruzione universitaria. Il divieto riguardante l’assunzione di personale femminile nelle Ong potrebbe avere altre conseguenze. “I nostri team hanno iniziato a lavorare in Afghanistan più di quarant’anni fa e da allora hanno fornito assistenza medica a milioni di persone. Le donne sono quelle che l’hanno reso possibile. Senza di loro, non ci può essere assistenza sanitaria”. Scrive su Twitter Medici senza Frontiere. Condannano la decisione anche le Nazioni unite e la Farnesina che esprime “forte preoccupazione” e parla di “decisione inaccettabile e contraria a principi diritto umanitario”.

Intanto rispondendo alle critiche arrivate dall’incaricata d’affari degli Usa a Kabul, Karen Decker, il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, su Twitter replica che “i funzionari americani dovrebbero smettere di interferire nelle nostre questioni interne. Tutte le istituzioni che vogliono operare in Afghanistan – aggiunge – sono obbligate a rispettare le norme e i regolamenti del nostro Paese. Non permettiamo a nessuno di dire stupidaggini o di minacciare le decisioni dei nostri leader sotto il titolo di aiuti umanitari”. In un post in lingua dari, Decker aveva scritto: “Come rappresentante del più grande donatore di assistenza umanitaria all’Afghanistan, ritengo di avere il diritto di avere una spiegazione su come i talebani intendano evitare che donne e bambini muoiano di fame, quando alle donne non è più permesso distribuire assistenza ad altre donne e bambini”.

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