“Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio. Come farebbe a sopravvivere con me al gelo?”. Sabrina ha 23 anni e ha appena partorito un bambino. Lei e il compagno sono senzatetto e vivono in una tenda nei pressi di una stazione in un paese alle porte di Milano. Dopo il parto ha lasciato trascorrere i dieci giorni previsti per legge per riconoscere il bambino, realizzando che non sarebbe stata in grado di accudirlo.
La ragazza ha raccontato al quotidiano il Giorno che vive in strada col compagno di 29 anni. Agli operatori del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta ha spiegato di aver partorito all’inizio di dicembre in un ospedale del Milanese ma non ha potuto tenere il bambino. La coppia ha raccontato di essere stata in Germania (il ragazzo faceva il pizzaiolo, prima di perdere il lavoro) e poi ad Amsterdam e a Chiasso. Sono arrivati nei mesi scorsi a Milano ma non hanno documenti. Non vogliono sentire parlare di domitori per non essere separati. “Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo, riusciremo a resistere a Milano” ha spiegato il compagno.
Intanto la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella ha usato il caso per riaprire le polemiche sulla legge 194 sull’interruzione di gravidanza: “Non si dica che serve una legge, perché la legge c’è. E’ la 194, e andrebbe soltanto attuata. Perché anche tanti che a parole la difendono poi non la mettono in pratica nella sua interezza”. La ministra, nota per le sue posizioni antiabortiste, spinge infatti da sempre perché si rafforzino gli investimenti per evitare che le donne scelgano le interruzioni di gravidanza.