Il sindacato Anief: "Abbiamo messo a disposizione dei nostri iscritti un modello di diffida. Speriamo che con l’emissione straordinaria di fine dicembre per gli arretrati, il governo paghi anche queste persone"
Hanno lavorato a settembre, ottobre, novembre e lo stanno facendo ancora, ma non hanno ricevuto nemmeno un centesimo di euro dallo Stato. Sono i docenti e i collaboratori scolastici con supplenze brevi e saltuarie, quelli che vengono chiamati per andare in cattedra quando si ammala un insegnante titolare per tre, quattro giorni o quei bidelli che sostituiscono per una mattinata il collega.
Le segreterie delle scuole li cercano disperatamente perché non è facile trovare chi sia disposto a lavorare per pochi giorni senza alcuna certezza di quando verrà pagato. Spesso si tratta di giovani universitari che arrotondano, se arriva qualcosa dal ministero delle Finanze. Quest’anno, per ora, hanno lavorato per quasi quattro mesi senza prendere uno stipendio. La situazione si ripete di anno in anno e persino le organizzazioni sindacali protestano, ma sono rassegnate. La questione non riguarda le singole scuole o il ministero di viale Trastevere (che fa sapere di “aver allertato gli uffici in questione”) ma il ministero dell’Economia e delle finanze che ha nelle mani questi pagamenti.
Marcello Pacifico, presidente dell’Anief sta seguendo il caso da settimane; ha anche scritto al Mef che proprio il 20 dicembre scorso ha risposto al sindacato in maniera laconica: “Nel caso di ulteriori anomalie si invita ad aprire una richiesta utilizzando l’apposita Webform, disponibile sul portale “NoiPa” nella sezione dedicata “Mondo – NoiPa – supporto” o raggiungibile effettuando l’accesso nell’Area Privata indicando il codice fiscale e/o la partita stipendiale dell’amministrato”. Firmato Loretta Ricci, dirigente dell’ufficio quarto del dipartimento dell’amministrazione generale del personale e dei servizi.
“Di fronte ad una risposta così – spiega Pacifico – non sai se ridere o piangere. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito agli assurdi ritardi nei pagamenti dei supplenti e ci hanno risposto in questo modo. Noi abbiamo messo a disposizione dei nostri iscritti un modello di diffida. Speriamo che con l’emissione straordinaria di fine dicembre per gli arretrati, il governo paghi anche queste persone”.
Intanto i supplenti sono disperati: “Abbiamo tutti i doveri dei dipendenti di ruolo, ma non gli stessi diritti a quanto pare e questo è letteralmente un’ingiustizia. Ci si deve organizzare e gestire economicamente – spiega a ilfattoquotidiano.it Adelina, una collaboratrice scolastica precaria – mese dopo mese, anticipando spese su spese e intaccando i propri risparmi visti i notevoli ritardi nei pagamenti. Ci sono costi quotidiani per andare a lavoro, come benzina, abbonamenti, pranzo, etc. un sistema vecchio da anni a cui nessuno da voce. Tutta la responsabilità è da attribuire alla mancanza di fondi del ministero e questo accade sempre, ogni anno scolastico: come è possibile fare ripartire le scuole, sapere di dover assegnare migliaia di posti di lavoro a personale supplente e non mettere a disposizione i fondi?”.
Una domanda che si fa anche Rino Di Meglio, segretario della Gilda Scuola: “È assurdo. Ogni anno la stessa musica. In un’azienda privata son certo che non accadrebbe mai. Un tempo si poteva – come sindacato – chiedere il pignoramento di un bene del ministero di fronte al mancato pagamento degli stipendi. Ora non possiamo più fare nemmeno quello”. Ad essere indignato è anche il segretario nazionale della Uil Scuola che spiega: “Sono numerosi i supplenti ma anche i neoassunti a tempo indeterminato in questo nuovo anno scolastico, 2022/23, che non hanno ancora ricevuto lo stipendio. Una situazione intollerabile considerando anche la situazione economica in cui ci troviamo. Il governo ha incrementato di 150 milioni di euro il fondo per il pagamento delle supplenze brevi e saltuarie con il decreto-legge numero 179 del 23 novembre, quello che proroga gli sconti sul carburante, ma ad oggi nulla si è fatto in questa direzione. Chiediamo quindi più rispetto soprattutto per chi è già in una condizione precaria, unica nel nostro Paese”.