Cultura

Rimesso a nuovo il monumento funebre a Ugo di Toscana. Il suo stemma fu proposto a Washington per la prima bozza di bandiera Usa – Foto

Restaurata la tomba del marchese che guidò la Regione a cavallo dell'anno Mille. Ecco come la sua storia si lega agli albori degli Stati Uniti

Nel centro di Firenze, in via del Proconsolo, di fronte al Bargello c’è una piccola chiesa le cui origini risalgono a prima dell’anno Mille. Il suo interno è ricco di sorprese: all’entrata è un grande, bellissimo dipinto di Filippino Lippi, L’Apparizione della Vergine a San Bernardo, che accoglie il visitatore. Più interno è il monumento funebre di Ugo di Toscana, il Marchese di Toscana che rimase al potere tra il 961 e il 1001, in piena epoca altomedievale. Oggi le sue spoglie riposano in un elegante monumento funebre realizzato fra il 1469 e il 1481 da Mino da Fiesole, artista discepolo di Bernardo Rossellino e coevo di Desiderio da Settignano. L’opera aveva bisogno di un urgente restauro e in questi giorni, proprio in occasione delle celebrazioni che ogni anno ricordano Ugo di Toscana, è stato presentato il progetto di riqualificazione del monumento, reso possibile dall’intervento dei Friends of Florence, l’organizzazione no-profit americana che più di ogni altro ente sin dal 1998 ha raccolto e impiegato decine di milioni di euro per la conservazione del patrimonio culturale italiano.

Durante la celebrazione in ricordo del grande condottiero, l’antica armatura di Ugo di Toscana viene prelevata dal grande armadio della sacrestia in cui è conservata, e posta su un guanciale davanti alla tomba del Marchese, i cui “segni” sono presenti nella Badia. Infatti sia all’interno, sia all’esterno della chiesa è presente lo stemma di Ugo di Toscana, composto di bande verticali alternate di colore bianco e rosso, tra l’altro ricordato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, al XVI canto del Paradiso: “Ciascun che della bella insegna porta/del gran barone il cui nome e il cui pregio/la festa di Tommaso riconforta,/da esso ebbe milizia e privilegio”. La versione in pietra dello stemma è posta sopra il portale d’ingresso, quella in legno dipinto, la troviamo invece sopra l’altare della chiesa. Ma perché tutto questo interesse per l’arme di Ugo di Toscana?

Perché esiste l’indizio di un’analogia che conduce la fama di Ugo di Toscana sino ai giorni nostri e perfino dall’altra parte dell’Atlantico. A cavallo tra il XVIII e il XIX secolo l’ideatore dello stemma di Ugo, Filippo Mazzei, di nobile famiglia terriera originaria di Poggio a Caiano (oggi in provincia di Prato), fu viaggiatore, personaggio eccentrico (nonché massone e presente alla Rivoluzione francese) e finì in Virginia (negli Stati Uniti) a tentare di piantare olivi e vigne in una delle residenze di Thomas Jefferson, futuro presidente americano. Tra Mazzei e Jefferson nacque presto un rapporto stretto tale che il primo “dettò” al secondo perfino alcune parti della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti. Mazzei giunse in Virginia nel 1773, ma non gli occorse molto tempo per diventare amico e consigliere del politico americano.

E si deve proprio alle idee innovative di Mazzei – secondo alcune ricostruzioni – la prima proposta di bandiera americana, presentata a George Washington, che riprendeva lo stendardo di Ugo di Toscana ovvero sette strisce verticali bianche e rosse tipiche dello stesso del Marchese. L’idea conquistò gli americani e durante il congresso continentale del 1777 la bandiera venne adottata, ma con 13 strisce, quanti erano gli stati fondatori dell’Unione. Magari si tratta solo di una leggenda, ma in giro c’è sempre qualcuno pronto a giurare che l’idea delle strisce bianche e rosse in qualche modo leghi un condottiero vissuto più di mille anni fa a Firenze a uno dei più potenti Stati del mondo.