Non è un buon periodo per il mondo delle criptovalute. Nell’ultimo anno il bitcoin ha perso il 65% del suo valore. A fine novembre la bancarotta della piattaforma Ftx ha sparso diffidenza, si sono fatti paragoni con Lehman Brothers e con Enron, il colosso del trading energetico che fallì nel 2001 dopo un forsennato ricorso a una finanza molto “creativa”. Suona tutto molto “vecchia finanza”. Ora il cripto cerino è passato in mano a Binance, la più grande piattaforma di trading di cripto valute al mondo creata da Changpeng “CZ” Zhao. L’agenzia Reuters ha scritto che il dipartimento di Giustizia statunitense sta valutando se procedere per riciclaggio contro la società. Nell’ambito di un generale scetticismo sul settore la società ha subito un importante deflusso di capitali e il revisore contabile Mazars ha comunicato che sospenderà le sue certificazioni. Facciamo un punto della situazione con Stefano Bargiacchi di Directa Sim…
Penso che quello che abbiamo visto nelle ultime settimane sia stato una sorta di severo stress test che i mercati hanno fatto su Binance e, per il momento, possiamo dire che questa prova è stata superata. I deflussi si sono fermati e la situazione sembra andare verso una stabilizzazione. È importante notare anche una certa ostilità dei media nei confronti di Binance che ha alimentato questa situazione di tensione. Non era stato così per Ftx, fallita poi in modo clamoroso, forse anche perché la società era prodiga di finanziamenti a favore della stampa specializzata e non solo, oltre ad aver attuato una vigorosa azione di lobby sul Congresso americano. Tutte operazioni fatte con i soldi dei depositanti. Quella contro Binance è sembrata un’azione in parte orchestrata ma la società ha retto, ha dimostrato di essere più solida e trasparente di Ftx, lontana da quel modello. Peraltro già lo scorso maggio dopo che erano “saltati” gli stablecoin Terra e Lina la piattaforma aveva dovuto fronteggiare un’ondata di disinvestimenti ancora più forte rispetto a quella di questi giorni.
In sostanza che cosa è successo dentro Ftx, come si è arrivati alla bancarotta?
È utile premettere che, stando a quello che emerge dalle indagine della Sec (l’autorità statunitense che vigila sui mercati, ndr), tutte le operazioni e trasferimenti con cui è stata costruita la maxi frode erano autorizzate personalmente da Sam Bankman-Fried, i dipendenti si sono insomma limitati ad eseguire le direttive dell’amministratore delegato. Alla base del crack c’è l’attività della società gemella Alameda che fondamentalmente lavorava con i derivati utilizzando crediti erogati da Ftx. Solo che, a differenza di quando accade abitualmente in queste operazioni, quando Alameda iniziava a perdere non scattavano le cosiddette chiamate di margine con cui il creditore chiede al debitore di rientrare dalla sua posizione o di fornire ulteriori garanzie. Alameda godeva di un margine pressoché illimitato ed è sotto questa forma che avveniva il trasferimento di denaro, non con bonfici etc. Di fatto che investiva nella società supportava questo schema. Con un’eccesso di ingordigia Ftx ha poi iniziato anche ad emettere anche una sua moneta, un token Ftp detenuto all’80% dalla stessa società che ne manteneva artificialmente alto il prezzo. Una finzione di moneta in sostanza. Questo token è stato però usato come garanzia per i prestiti ottenuti dai fondi di venture capital. A maggio, quando si verifica una forte crisi di mercato , i finanziatori mangiano la foglia e iniziano a disinvestire. Per un po’ la società è riuscita a sostenere il corso del suo token utilizzando i soldi depositati dei clienti. Ma è un meccanismo che ha vita breve e alla fine il bubbone è scoppiato.
Eppure in questa vicenda il sistema cripto ha mostrato anche un lato positivo, le frodi sono venute alla luce, i “bubboni” alimentati anche dalla fase speculativa che ha interessato tutti i mercati grazie all’abbondante liquidità vengono eliminati,,,
Questa fase di pulizia è sana ed era necessaria. Indispensabile per creare le basi di una possibile ripartenza. In questi mesi nel mondo cripto è successo veramente di tutto, in tale scenario la questione forse più rilevante è che, nonostante tutto, bitcoin ed ether hanno retto mostrando una resilienza di fondo. Se facciamo un paragone con le monete tradizionali vediamo che dollari ed euro sono usati anche per frodi e attività illecite ma questo non mette minimamente in discussione il loro status di monete. Lo stesso sembra essere accaduto con le monete digitali più importanti.
Che prospettive vede adesso per i bitcoin?
Penso che in questo momento ci troviamo in un’area di sostanziale tenuta. Questo non esclude che le quotazioni possano scendere ancora ma mi pare che si stia strutturando una base solida per poter ripartire, una volta fatta pulizia. Mi sembra una posizione piuttosto solida perché ci sono volumi importanti, tanti interessi e perché i movimenti tendono ad essere influenzati da fattori che muovono tutti i mercati, come le decisione delle banche centrali, più che da accadimenti specifici del mondo cripto.
È possibile viceversa identificare un livello al di sotto del quale tutto il sistema rischia di avvitarsi su se stesso?
Penso che la soglia di sopravvivenza sia introno ai 10mila dollari per bitcoin, anche per ragioni psicologiche. Già adesso siamo sul limite per quanto riguarda la profittabilità dell’attività di mining (la creazione di bitcoin che implica l’impiego di potenti computer per l’elaborazione di complessi algoritmi e quindi spese per macchine, elettricità e spazi, ndr). Dai valori attuali in giù in miners vanno sott’acqua, non guadagnano abbastanza per ripagare i debiti contatti per comprare e far funzionare le macchine. Devono quindi spegnerle e vendere i bitcoin che hanno creando ulteriori pressioni ribassiste sul mercato.