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La Cina travolta dal Covid paga gli over 60 per vaccinarsi. E il Giappone non si fida di Pechino

A Pechino il quartiere di Liulidun promette agli over 60 fino a 500 yuan (70 dollari) per ricevere un ciclo di vaccinazione completo di due dosi e un richiamo. Ma le autorità hanno deciso, nonostante i timori degli esperti, di eliminare le quarantene per chi arriva dall'estero. Tokyo intanto chiede il tampone per chi arriva dalla Cina

Il Covid incalza e gli ospedali sono oltre il limite delle capacità di assistenza in Cina, passata di colpo dalla politica di tolleranza zero alle riaperture. Una situazione che sta piegando il sistema sanitario, inadeguato, sotto organico e al collasso nella gestione del flusso di contagi delle ultime settimane. Il governo, che ha rimesso l’economia al centro dell’agenda dopo tre anni di chiusure e restrizioni severissime, ora punta a immunizzare gli over 60, come annunciato dalla National Health Commission che a fine novembre ha annunciato una campagna di immunizzazione a tappeto per coprire le fasce più anziane. E ora cade anche un’altra misura che era stata considerata cruciale nella politica Zero Covid: dall’8 gennaio 2023 finisce la quarantena per i viaggiatori in arrivo nel Paese, i quali dovranno solo mostrare l’esito negativo di un tampone molecolare effettuato entro 48 ore prima della partenza. Un nuovo allentamento che viene visto come uno dei passi più significativi del Paese verso la riapertura, dopo l’esplosione del dissenso e del malcontento pubblico, come raramente si era visto in Cina. Saranno alleggerite anche le limitazioni al numero di voli in arrivo. Ma se la Cina apre, a richiedere il tampone per chi arriva dal gigante asiatico è il Giappone, che sta anche valutando di porre un limite al numero dei voli provenienti da Pechino. A preoccupare il premier Kishida sono “le discrepanze tra il numero dei contagi rilasciati dal governo e i dati forniti dal settore privato”. Gli esperti hanno previsto da 1 a 2 milioni di morti in Cina entro la fine del 2023.

Vaccini porta a porta – La strategia delle autorità per convincere gli over 60 a vaccinarsi è di andare porta a porta offrendo denaro ma, anche se i casi aumentano, molti potrebbero rifiutare per la paura degli effetti collaterali. E ai comitati di quartiere che formano il livello più basso del governo è stato ordinato di trovare tutti coloro che hanno 65 anni e più e di tenere traccia della loro salute. Stanno facendo quello che i media statali chiamano il “lavoro ideologico” di fare pressioni sui residenti per convincere i parenti anziani a farsi vaccinare. Alcuni sono riluttanti perché hanno il diabete, problemi cardiaci o altre complicazioni di salute, nonostante gli avvertimenti degli esperti che è ancora più urgente per loro essere vaccinati perché i rischi di Covid-19 sono più gravi dei potenziali effetti collaterali del vaccino in quasi tutti. Inoltre gli anziani sentivano poca urgenza perché i bassi numeri di casi prima dell’ultima ondata significavano pochi rischi di infezione. A Pechino il quartiere di Liulidun promette agli over 60 fino a 500 yuan (70 dollari) per ricevere un ciclo di vaccinazione completo di due dosi e un richiamo.

Stop alle quarantene – Il gigante asiatico ha annunciato dall’8 gennaio 2023 lo stop alla quarantena per i viaggiatori in arrivo nel Paese, i quali dovranno solo mostrare l’esito negativo di un tampone molecolare effettuato entro 48 ore prima della partenza. Ad affermarlo è stata la Commissione sanitaria nazionale cinese, secondo quanto riporta il ‘New York Times’ online. Le restrizioni avevano tagliato fuori il Paese dal resto del mondo per quasi tre anni e questo nuovo allentamento viene visto come uno dei passi più significativi del Paese verso la riapertura. Saranno allentate anche le limitazioni al numero di voli in arrivo. Nel 2020 agli stranieri è stato praticamente impedito di entrare in Cina, mesi dopo è stato permesso di rientrare in genere solo per incontri di lavoro o familiari. I viaggiatori autorizzati a entrare dovevano sottoporsi a un ampio screening sanitario e mettersi in quarantena.

Sebbene questo mese la Cina abbia allentato molte delle sue politiche interne anti-Covid, ad esempio eliminando i test obbligatori regolari per i residenti nelle città e consentendo la quarantena a casa per gli infetti, ha mantenuto i limiti internazionali. Ora le nuove misure non equivalgono all’apertura delle frontiere della Cina, molti dettagli non sono ancora chiari, ma i funzionari hanno affermato che avrebbero “ottimizzato ulteriormente” la capacità degli stranieri di richiedere visti per affari, studio o ricongiungimenti familiari. Altro punto non chiarito è quanti voli saranno autorizzati a entrare nel Paese. A novembre, quelli internazionali per la Cina sono stati il 6% del dato che si registrava nel 2019, secondo il flight tracker ‘VariFlight’. La fine della quarantena internazionale è parte di un annuncio più ampio, in base al quale la classificazione del Covid sarebbe stata declassata da malattia infettiva di categoria A, alla pari del colera o della peste bubbonica, a categoria B, che include virus come quello dell’Aids e dell’influenza aviaria. Non mancano ovviamente i timori degli esperti per questa decisa virata nella gestione del virus.

La diffidenza del Giappone – I viaggiatori provenienti dallla Cina saranno obbligati a fare un tampone a partire da venerdì, e i positivo dovranno sottoporsi ad una quarantena di 7 giorni, in previsione di una accelerazione del flusso di turisti verso Tokyo, e l’ambiguità di Pechino sul numero di contagi. Lo ha deciso il premier nipponico Fumio Kishida. Le autorità giapponesi stanno valutando di porre un limite al numero dei voli provenienti dalla Cina. “Ci sono timori sulla situazione reale in Cina, a causa delle discrepanze tra il numero dei contagi rilasciati dal governo e i dati forniti dal settore privato”, ha detto Kishida.