Salute

Basta biossido di titanio in caramelle, farmaci, salse, dentifrici e non solo. L’Ue ne vieta l’uso: “E’ genotossico, ecco i rischi per la salute”

La decisione della Commissione europea è stata presa dopo che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel maggio dello scorso anno aveva aggiornato la sua valutazione su questo additivo, concludendo che il biossido di titanio non poteva più essere considerato sicuro come additivo alimentare

Addio al biossido di titanio. Non potrà più essere utilizzato come additivo alimentare nella produzione di caramelle, salse, prodotti a base di pesce e formaggio e diverse altre tipologie di alimenti come colorante. La decisione della Commissione europea è stata presa dopo che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nel maggio dello scorso anno aveva aggiornato la sua valutazione su questo additivo, concludendo che il biossido di titanio non poteva più essere considerato sicuro come additivo alimentare. Sulla base degli studi disponibili, l’Autorità non aveva potuto escludere problemi di genotossicità – ossia la capacità di danneggiare il DNA – dopo il consumo di particelle di biossido di titanio contenute negli alimenti. Ma che cos’è questa sostanza? È di origine minerale e si presenta di colore chiaro e opaco. Viene indicata con la sigla E171 quando è impiegata negli alimenti, ma è presente anche come ingrediente in diversi farmaci e cosmetici dove non è stata bandita. L’E171 era aggiunto negli alimenti “come additivo con funzione di colorante: veniva utilizzato per conferire il colore bianco ai prodotti alimentari e come opacizzante. Questo uso è stato bandito nell’Unione europea e da luglio non è più possibile immettere sul mercato prodotti alimentari che lo contengono”, spiega il dottor Francesco Cubadda, esperto dell’Istituto Superiore di Sanità e responsabile del Laboratorio Nazionale di Riferimento sui nanomateriali negli alimenti.

I rischi dell’uso di questa sostanza esistono anche quando è presente sotto forma di nano materiale, ossia in particelle di dimensioni comprese tra 1 e 100 nm?
“L’E171 è un materiale che si presenta in forma di particelle insolubili e in media circa il 50% di queste particelle ha dimensioni inferiori ai 100 nm. Dal punto di vista degli effetti sulla salute umana a seguito di ingestione, tuttavia, la ‘soglia’ nozionistica dei 100 nm non ha molto significato. L’EFSA nelle sue valutazioni del rischio considera molto più pertinente una soglia dimensionale di 250 nm. Particelle più piccole di questa grandezza possono essere assorbite nell’intestino e fare ingresso nelle cellule tramite meccanismi tipici delle nanoparticelle: questa è una premessa per la loro tossicità. La quasi totalità delle particelle costituenti l’E171 ha dimensioni inferiori. L’altro requisito che porta a considerare un materiale con particolare attenzione è la degradabilità o meno delle particelle che lo costituiscono: quelle di biossido di titanio sono biopersistenti e bioaccumulano nei tessuti e negli organi”.

Dobbiamo quindi guardarci anche dall’uso di creme solari, trucchi, ciprie, dentifrici o deodoranti?
“La valutazione del rischio dell’EFSA che ha portato al bando dell’E171 riguarda questa specifica forma di biossido di titanio, quella usata come colorante negli alimenti. È la stessa forma utilizzata anche in molti dentifrici, prodotti che possono dare luogo accidentalmente a parziale ingestione ma non possono essere considerati alla stregua di alimenti. Nelle creme solari non viene impiegato l’E171, ma il biossido di titanio in forma di nanomateriale, con la totalità delle particelle costituenti aventi dimensioni inferiori ai 100 nm. Solo in questa forma il biossido di titanio è trasparente e ha efficacia come filtro UV. D’altra parte, se si vuole colorare di bianco o rendere opaco un prodotto non si userà la nanoforma ma l’E171, perché la diversa dimensione delle particelle determina le diverse proprietà ottiche del colorante, legate all’interazione delle particelle con la luce. È importante sottolineare che il biossido di titanio presente nelle creme solari non è impiegato per essere ingerito. La valutazione del rischio che ha portato il nano-biossido di titanio a essere autorizzato in questi prodotti, per esempio, precisa che l’unico impiego consentito è quello dell’applicazione cutanea, avendo cura di non spalmare il prodotto sulle labbra e ingerirlo. L’applicazione sulla cute intatta non porta ad alcuna significativa penetrazione delle particelle, per cui non c’è assorbimento sistemico”.

Che dire della presenza di biossido di titanio in alcuni farmaci? È possibile individuarli?
“Il biossido di titanio è utilizzato nei farmaci come eccipiente, per esempio nella formulazione delle pastiglie, ed è dello stesso tipo di quello utilizzato negli alimenti, l’E171. La presenza è indicata nel foglietto illustrativo. I farmaci per impiego orale assunti a lungo termine danno luogo allo stesso tipo di esposizione dell’E171 presente negli alimenti. Il mancato bando del biossido di titanio nei farmaci a uso orale è stato giustificato dall’EMA con la possibilità che venisse meno la disponibilità di medicine per specifici pazienti, mettendoli a rischio. Va tuttavia sottolineato che non si tratta di un principio attivo, ma di un eccipiente”.

Ci sono altre sostanze sotto osservazione a rischio di tossicità?
“Moltissime sostanze utilizzate nella produzione di alimenti si presentano sotto forma di materiali particolati e richiedono quindi una valutazione sulla presenza di piccole particelle. L’EFSA si è dotata di un approccio molto rigoroso per valutare la sicurezza di questi prodotti dal punto di vista dei potenziali rischi nanospecifici. Questo approccio, codificato in un documento di guidance, è oggi applicato alle varie aree di competenza dell’Authority, dai novel food, agli additivi alimentari, ai materiali a contatto con gli alimenti, agli additivi per l’alimentazione animale, fino ai fitofarmaci. Se un materiale viene intenzionalmente prodotto in forma nano è sottoposto a valutazione ai sensi di una guidance ad hoc, interamente dedicata ai nanomateriali. Questo garantisce ai consumatori europei un livello di protezione che non ha eguali in altre parti del mondo”.