C'è una "classe dirigente nei ministeri e in ogni settore della macchina burocratica che va cambiata in profondità. Non si può pensare di fare politiche nuove e diverse, se nei posti chiave tieni funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l'alternativa", argomenta il ministro della Difesa. Tracciando le coordinate di un nuovo intervento del governo nell'ambito del piano di deregulation annunciato dalla premier Meloni
“Serve coraggio. Bisogna tagliare con il machete alcune catene che bloccano lo sviluppo dell’Italia: ora ci vogliono 17 anni per realizzare un’opera pubblica, dovranno diventare quattro o cinque al massimo”. Nell’intervista al Messaggero in cui parla di pericolo nucleare da parte della Russia, il ministro della Difesa Guido Crosetto parla anche e soprattutto delle inefficienze della macchina statale, a cui dà gran parte delle colpe per il percorso a ostacoli della legge di bilancio. E dice, ribadendo la metafora, di voler “usare il machete” anche “contro chi nelle amministrazioni pubbliche si è contraddistinto per la capacità di dire no e perdere tempo“: c’è una “classe dirigente nei ministeri e in ogni settore della macchina burocratica che va cambiata in profondità. Non si può pensare di fare politiche nuove e diverse, se nei posti chiave tieni funzionari che hanno mentalità vecchie o servono ideologie di cui noi rappresentiamo l’alternativa”, argomenta. Per concludere: “Se non mandiamo via queste persone, facciamo un danno al Paese”.
Il fondatore di FdI, insomma, traccia le coordinate di un nuovo intervento del governo nell’ambito del piano di deregulation annunciata dalla premier Giorgia Meloni nel discorso con cui chiese la fiducia alle Camere, promettendo di “non disturbare chi vuole fare“. E già realizzata in parte con le modifiche al codice degli appalti e il ritorno dei benefici penitenziari ai condannati per reati contro la p.a.. “Non abbiamo vinto le elezioni per danneggiare l’Italia”, dice il ministro nell’intervista. E, pur ammettendo che “non è facile sostituire le burocrazie esistenti”, rivendica: “Al contrario degli altri, potremo cambiare in quanto non abbiamo fatto nulla perché qualcuno possa ricattarci. Noi non abbiamo mai fatto affari e non gli abbiamo promesso nulla. Insomma, non abbiamo un passato che ci rende difficile intervenire: coloro che vogliono salvare l’Italia da un declino mortale andranno tenuti, per gli altri bisogna avere il coraggio di cambiare. Punto. Sono certo che Giorgia Meloni la pensa come me”.