La nomina da parte del Csm del gip di Roma Nicolò Marino a procuratore aggiunto di Caltanissetta rischia di far spostare il processo a Catania perché il magistrato è parte civile. Il Tar ha sospeso la nomina e deciderà nel maggio del 2023
Per la Costituzione i processi devono avere una durata ragionevole, ma in alcuni casi se la celebrazione del primo grado dura da oltre quattro il rischio che possa essere infinito fino al giorno della prescrizione è sempre concreto. In questo caso si tratta del processo nato da una tranche dell’inchiesta sull’ex leader di Sicindustria, Antonello Montante, già condannato in appello in abbreviato a 8 anni per corruzione la scorsa estate.
La prima sezione del Tribunale amministrativo regionale di Roma, nei giorni scorsi, ha sospeso l’efficacia del provvedimento del Csm sulla nomina a procuratore aggiunto di Caltanissetta di Nicolò Marino, attualmente gip a Roma. A Caltanissetta si celebra il processo. Dibattimento che in virtù di quella nomina doveva essere trasferito a Catania perché l’attuale gip di Roma è infatti parte civile per uno degli episodi contestati e, per legge, in questi casi è previsto che il procedimento sia trasferito nel capoluogo etneo. La questione era stata sollevata lo 17 novembre scorso da un avvocato difensore, e condiviso anche dal pm, durante un’udienza processo con 30 imputati nato dall’inchiesta sul cosiddetto sistema Montante. Il Tar, decidendo sul ricorso, finalizzato all’annullamento dell’atto, presentato dal sostituto procuratore Pasquale Pacifico, in servizio alla Dda Nissena, ha fissato la camera di consiglio per il 10 maggio 2023.
Prima di questo episodio lo scorso 12 settembre il tribunale di Caltanissetta presieduto da Francesco D’Arrigo, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, aveva deciso di riunire i due processi sul sistema Montante che si celebrano con rito ordinario. Si tratta del processo che ha preso il via alla fine del 2018, con 17 imputati, e il secondo, iniziato quest’anno, il cosiddetto “Montante bis” con 13 imputati tra esponenti politici, ex assessori regionali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine. Sotto accusa ci sono nomi importanti a partire da quello di Renato Schifani, ex presidente del Senato e attuale candidato alla Presidenza della Regione Siciliana per il centrodestra: nel procedimento ordinario è accusato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e rivelazione di notizie riservate. Ma alla sbarra c’è anche l’ex governatore Rosario Crocetta, oltre allo stesso Montante. La decisione di riunire i procedimenti è arrivata oggi, dopo una breve camera di consiglio nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, nonostante il parere contrario di accusa e difesa dei due processi che temono un prolungamento dei tempi per le sentenze.
La decisione era stata presa come specificato dal presidente “vista la comunanza di fonti di prove e di lista dei testi, e in considerazione del fatto che si tratta di giudizi tra loro connessi in cui risulta contestato il reato di associazione a delinquere, la riunione non determina ritardo ma ne consente una più rapida esecuzione”. Il presidente Francesco D’Arrigo ha fatto anche presente che la decisione scaturisce dalla constatazione che “la trattazione con tempistiche diverse da parte di diversi collegi che sono presieduti dal medesimo presidente determinerebbe incompatibilità , e che la ratio dell’istituto di riunione di processi è usata anche al fine di evitare l’incompatibilità “. Il dibattimento si è aperto ormai da cinque anni e la nomina del Csm. Che è stata solo sospesa, ma se il Consiglio di stato dovesse decidere in senso contrario confermando Marino aggiunto a Caltanissetta, il processo dovrà essere celebrato a Catania.