L'indice è sceso in dicembre a 53 punti dai 53,2 di novembre ma resta in fase espansiva (sopra i 50 punti) ed al momento quello russo è il dato più alto tra quello dei paesi monitorati. Il dato dello scorso novembre è stato il più alto da gennaio 2017 e spiegano gli analisti, il calo delle esportazioni viene per ora compensato dall'incremento della produzione e della domanda interna.
Rimane tonica l’economia russa almeno stando a quanto risulta dall’indice S&P Global Purchasing Managers’ Index (Pmi) che monitora gli orientamenti dei responsabili degli acquisti delle aziende. L’indice è sceso in dicembre a 53 punti dai 53,2 di novembre ma resta in fase espansiva (sopra i 50 punti) ed al momento quello russo è il dato più alto tra quello dei paesi monitorati. Il dato dello scorso novembre è stato il più alto da gennaio 2017 e spiegano gli analisti, il calo delle esportazioni viene per ora compensato dall’incremento della produzione e della domanda interna. In questo andamento può avere un peso anche la produzione di armamenti ma, al momento, l’economia russa non palesa segnali di tracollo. “Livelli di produzione più elevati sono stati collegati a una ripresa mensile dei nuovi ordini e all’acquisizione di nuovi clienti” si legge nella nota di S&P Global. “Il tasso di crescita della produzione si è attenuato rispetto al recente massimo di novembre, ma è stato il secondo più marcato dall’agosto 2020“.
Le sanzioni occidentali e un esodo di massa delle aziende straniere dalla Russia hanno causato ritardi logistici e carenze di materiale a l’economia mostra una inaspettata capacità di adattamento e resistenza. Secondo le ultime stime l’economia russa ci contrarrà nel 2022 del 3%, un calo severo, ma lontano dai crolli previsti con l’avvio delle sanzioni. Mosca è stata tagliata fuori da molte filiere produttive occidentali ma conserva un importante surplus di bilancio che ha permesso al paese di rifornirsi altrove. Molti paesi, a cominciare da Cina, India e Turchia, non condividono l’approccio di Usa e Ue e continuano a fare affari con la Russia, rimpiazzando in molti casi la domanda occidentale e fornendo al paese i prodotti di cui necessita. Questo rende poroso il meccanismo sanzionatorio. Le limitazioni, tutto sommato morbide, sulle esportazioni di petrolio e gas naturale da cui Mosca ottiene gran parte dei suoi ricavi, secondo diversi osservatori consentono al Cremlino di finanziare una “guerra senza fine” in Ucraina.