L’Iran richiama l’Italia. A poche ore dalla convocazione alla Farnesina l’ambasciatore designato dell’Iran e le parole del ministro degli esteri Antonio Tajani, le autorità iraniane non perdono tempo e convocano a loro volta l’ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe Perrone. Il ministero degli Esteri iraniano ha così espresso, come riporta l’agenzia di stampa Irna, la “forte protesta dell’Iran per gli atti e le osservazioni di alcuni funzionari italiani che continuano a intervenire negli affari interni” della Repubblica islamica, definendo “inaccettabili” le politiche “selettive e doppie rispetto ai diritti umani” messe in atto dall’Italia e come tali vengono “respinte dalla Repubblica islamica dell’Iran”. Secondo Teheran è stata invece l’Italia ad aver “danneggiato gli interessi della nazione iraniana e violato i suoi diritti con l’imposizione di sanzioni illegali”. Sempre l’’Irna scrive che “l’ambasciatore italiano ha promesso di trasmettere la protesta dell’Iran al suo governo al più presto”. Per Teheran “le posizioni negative e irrazionali di alcuni funzionari italiani non sono compatibili con i rapporti storici tra i due Paesi”.
In mattinata era stata la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a commentare la situazione in Iran: quello che sta accadendo “per noi è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre, abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni” in Iran “non dovessero cessare e non si dovese tornare indietro, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare, con quale provvedimento dovrà essere oggetto di una interlocuzione a livello internazionale“,ha detto Meloni nella conferenza stampa di fine anno.
Mercoledì Tajani aveva convocato l’ambasciatore Mohammad Reza Sabouri, per manifestare “l’indignazione e la preoccupazione dell’Italia per quello che sta accadendo nel Paese”. Una posizione ferma da parte di Roma che trasmette alle autorità politiche di Teheran anche alcune richieste “a partire dalla sospensione delle condanne a morte e della repressione violenta delle manifestazioni”. Per Tajani le esecuzioni sono “una linea di non ritorno” specie “quando vengono utilizzate per motivi futili“. A fare le spese della repressione nel Paese sono anche i minori. “Uccidere dei minorenni come una bambina di 12 anni o un ragazzo di 17 non è una questione di ordine pubblico“, ha detto Tajani. L’Italia – ha aggiunto ancora il ministro degli Esteri – sperava che la liberazione di Alessia Piperno dalle carceri iraniane fosse il segnale di una “inversione di tendenza” ma ciò “non è stato”.