Se il futuro fosse prevedibile… non ci sarebbe storia. Il futuro è intrinsecamente imprevedibile perché è determinato da contingenze, come la caduta dell’Urss, Mani Pulite, il Covid-19, la guerra in Ucraina, la crisi dei mutui, l’11 settembre. La storia descrive gli eventi del passato e cerca di comprendere cosa li abbia determinati, e può essere utile per disegnare scenari futuri. Questo vale sia per la storia della nostra specie sia per la storia naturale.

Gli scienziati della natura da decenni mostrano che il clima sta cambiando a causa delle nostre attività, azzardando scenari predittivi che sono stati ignorati o minimizzati. Forte di questa esperienza, cosa mi suggerisce l’anno appena trascorso? Cosa mi aspetto per l’anno che sta per iniziare? Studio la biodiversità e gli ecosistemi, e il 2022 mostra che, con il rallentamento delle nostre attività a causa del Covid, la natura selvatica è risorta: se diminuiamo le pressioni c’è possibilità di recupero. D’altra parte abbiamo visto recrudescenze di fenomeni climatici estremi. A confermare gli scenari allarmanti dei climatologi.

Per fare previsioni dovremmo prevedere come ci comporteremo perché, mai come oggi, il nostro futuro dipende da noi. Da una parte sono contento di vedere che l’Europa ha deciso di intraprendere la transizione ecologica (fine primario del Pnrr), dall’altra sono allarmato nel vedere come viene gestita. I temi ambientali sono scomparsi dai programmi dei partiti o, se ci sono, non sono prioritari. Lo erano per i 5S ma ora il Movimento ha altre priorità. Ha occupato la nicchia politica dei partiti di sinistra: la difesa dei ceti sociali più deboli. Una giusta scelta, ma l’ambiente è passato in secondo piano, come se si potesse prosperare in un ambiente devastato.

Il nostro comportamento dipenderà dalla scelte dei politici a cui affideremo le nostre sorti. La politica attuale non mi entusiasma e le mie previsioni sono negative, ma si può sempre auspicare un cambiamento, come sempre si fa con i buoni propositi di inizio anno. Cosa mi piacerebbe trovare nell’offerta politica del 2023?

1 – Rivalutazione della cosa pubblica. Il primo comunista diventato presidente del consiglio ha privatizzato gli asset strategici nazionali, prima realizzati e poi gestiti dal “pubblico”. Non funzionavano bene e si pensava che privatizzarli fosse una buona idea. Non lo è stata. Io vorrei un sistema pubblico che funzionasse alla perfezione. È possibile.

2 – Forti investimenti in ricerca e sviluppo. Siamo sotto la media europea come percentuale di Pil dedicata a questo tema. Abbiamo un ottimo sistema universitario: i nostri laureati sono assorbiti dai sistemi produttivi di altri paesi. Li formiamo con enormi costi e poi li regaliamo. Gli altri sanno che farsene, noi no. Si può essere più scemi?

3 – Valorizzazione delle competenze, permettendo l’accesso a ruoli apicali solo a chi ha titoli per ambirvi. Ora troppi imbecilli occupano posizioni cruciali. Ci sono troppe consorterie che premiano la fedeltà e mortificano le capacità: i capaci se ne vanno (vedi punto precedente).

4 – Una seria politica volta alla sostenibilità. Biodiversità ed ecosistemi dovrebbero avere il ruolo centrale riconosciuto nell’Art. 9 della Costituzione. Vorrei analisi costi-benefici che internalizzino i costi ambientali e che questi non fossero stimati dagli economisti, visto che non hanno competenze al riguardo. Ecologia ed economia devono lavorare assieme.

5 – Rivalutazione dell’onestà e penalizzazione della furbizia: seria lotta alla malavita organizzata e all’illegalità, diffusissime nel nostro paese. Se non ce ne liberiamo non c’è futuro.

6 – Una fortissima incentivazione dell’inventiva privata, dell’industria, con pubblico sostegno a investimenti “rischiosi”. Punizioni draconiane per chi ne approfitta, però. Per troppo tempo il privato ha preso i vantaggi, scaricando gli svantaggi sul pubblico, con reciproca sfiducia. Che il pubblico abbia più fiducia nel privato, e che il privato la sappia meritare.

7 – Una riforma dei sistemi educativi che miri più alla concretezza che alle astrazioni, dando un ruolo centrale alla natura, soprattutto nei primi anni di apprendimento formale.

Avrei altri punti, magari ci sarà modo di raccontarli nei commenti, dove auspico ne arrivino altri.

Che tutto questo si realizzi nel 2023 è poco probabile, anche perché non trovo un partito che abbia questi temi nella sua offerta politica, e non credo che un partito del genere avrà vita: la mia previsione è che le cose continueranno con il business as usual. Fino a quando la situazione non sarà così deteriorata da determinare una contingenza che cambierà il corso della storia.

Il futuro dei giovani è stato “rubato”, e dovrebbero arrabbiarsi molto. Oppure si rassegneranno ad un triste destino. Un intero paese potrebbe andare in depressione, anzi, a guardare quanti sono quelli che non votano credo che gran parte del paese già lo sia. Rinunciare a scegliere chi ci rappresenta nei processi decisionali significa non avere fiducia che il futuro possa migliorare.

Mi direte: perché non lo fai tu, questo partito? Perché sono realista e so di non averne la forza. E poi mi diverto troppo a fare quel che faccio: l’allenatore della nazionale dal mio divano. Scherzo: se la salute me lo permetterà continuerò a lavorare per l’alfabetizzazione ecologica di un paese ecologicamente analfabeta.

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