In Medio Oriente sono numerose le situazioni che hanno caratterizzato questo anno post Covid, così complicato e ricco di avvenimenti. Uno dei più importanti è l’aggravarsi della situazione interna dell’Iran. Il paese dal 2003, anno della caduta di Saddam Hussein, è avvezzo arbitro delle situazioni che si sono verificati in altri paesi, dalla Siria al Libano e allo Yemen.
Oggi invece, dopo anni di sanzioni, si trova in una situazione critica dal punto di vista interno con una crisi socio economica e politica senza precedenti. Questa situazione gli impedisce di avere sicurezza al suo interno e contemporaneamente di avere lo stesso ritmo di coinvolgimento attivo nella regione. La stabilizzazione in Iran è una sfida che nasce nel 2022, ma che sicuramente avrà i suoi sviluppi più importanti nel 2023. Un futuro incerto anche a causa del cambiamento di atteggiamento che l’occidente, soprattutto l’Europa, ha nei confronti del paese mediorientale, in particolare dopo il coinvolgimento iraniano nel conflitto russo-ucraino. Infatti il ruolo dell’Iran nel conflitto si è visto ufficialmente con la vendita delle armi alla Russia, che ha decretato un’escalation nel conflitto stesso.
Il 2023 sarà l’anno in cui l’Iran dovrà bilanciare le perdite diplomatiche e riguadagnare la fiducia dei paesi occidentali. Un altro scenario interessante è il ritorno forte del primo ministro Benjamin Netanyahu, con un governo di estrema destra, in cui ci si aspetta un’escalation non solo nei territori palestinesi, ma anche nello scenario regionale vista la crisi siriana. La situazione sempre più complessa in Libano e in Iran. In tutto ciò si inserisce Israele che vuole l’isolamento dell’Iran ed è favorevole a una politica diretta all’attacco degli interessi iraniani.
Un altro evento del 2022 che porterà strascichi nel 2023 e che ha messo il Medio Oriente all’attenzione del mondo è la Coppa del mondo di calcio, visto che qualche giorno prima della fine dell’evento sportivo il Qatar si trova coinvolto in uno scandalo di immani proporzioni visti i protagonisti. Il Qatargate, ossia lo scandalo delle tangenti a membri importanti del parlamento europeo per agevolare il paese, ha sicuramente danneggiato l’immagine che l’emirato voleva dare di sé al mondo intero. Un investimento da milioni di dollari che ha visto il paese protagonista sin dal giorno dell’inaugurazione dei mondiali. Il 2023 vedrà sicuramente il Qatar al lavoro per ripristinare la propria immagine a livello mondiale.
Il 2022 non finisce senza aver dato segnali di instabilità a livello regionale. Paesi che finora non avevano dato quasi segni di crisi, come la Giordania, si trovano a dover affrontare una serie di proteste popolari che possono rappresentare una seria sfida per il governo per cercare di rimettere in linea la situazione. Altri segnali non confortanti sono la ripresa dell’attivismo delle organizzazioni terroristiche di Daesh e Al-Qāʿida, quest’ultima soprattutto in Yemen. Il 2023 potrebbe segnare la ripresa massiccia delle loro attività terroristiche.
Nonostante le numerose difficoltà e criticità vi sono anche segnali positivi della volontà di far partire progetti a livello regionale, collaborazioni per la ripresa socio economica dell’area, soprattutto in riferimento alle questioni energetiche. Senza escludere che la diplomazia, anche quella di stampo religioso, potrebbe portare il suo contributo alla pace regionale, anche considerando l’obiettivo israeliano di accrescere il numero dei paesi arabi che attraverso l’accordo di Abramo seguono e perseguono il processo di pace.