Per la seconda volta nella storia parlamentare il presidente della Camera ricorre allo strumento che interrompe l'esame ordinario del testo: serviva il via libera entro la mezzanotte per evitare la decadenza del provvedimento che permette ai colletti bianchi di uscire dal carcere. Il Pd protesta sventolando la Costituzione in Aula. Conte: "Una mortificazione del ruolo dell’opposizione"
Serve la ‘ghigliottina‘ per avere il via libera al testo che permette ai colletti bianchi di uscire dal carcere. Il decreto Rave è stato approvato dalla Camera con 183 sì, 116 voti contrari e un astenuto. Il testo andava convertito in legge entro la mezzanotte di oggi, pena la sua decadenza. Il timore del centrodestra era chiaro: non riuscire a rispettare la scadenza, mandando in fumo un provvedimento che oltre alle norme sui raduni abusivi, da cui prende il nome, comprende anche il regalo ai detenuti per reati contro la pubblica amministrazione. Per questo in una conferenza dei capigruppo lampo convocata nel primo pomeriggio, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha annunciato il ricorso alla ‘ghigliottina‘, ovvero il traumatico espediente regolamentare in base a cui la presidenza della Camera può decidere di porre in votazione un decreto legge nell’imminenza della scadenza anche se non se ne è ancora esaurito l’esame ordinario: è la seconda volta ad accadere nella storia repubblicana. La prima (e finora unica) ‘ghigliottina’ la mise Laura Boldrini, allora presidente della Camera, il 29 gennaio 2014 sul decreto legge Imu-Bankitalia.
Durante e dopo la votazione ci sono state forti proteste dai banchi dell’opposizione: al voto finale tutti i deputati del Pd hanno sventolato una copia della Costituzione “per sottolineare l’incostituzionalità di questo provvedimento”. “Purtroppo adesso con questo ultimo strumento della tagliola la compressione per quanto riguarda la possibilità dell’opposizione di svolgere il suo ruolo è stata ulteriormente confermata. Ci ritroviamo con una mortificazione del ruolo dell’opposizione”, ha detto il presidente del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, rispondendo ai cronisti in transatlantico. “Ci ritroviamo con una mortificazione del ruolo dell’opposizione”, ha aggiunto Conte. Le critiche arrivano anche dai Verdi e da Sinistra Italiana, con il leader Nicola Fratoianni che commenta: “Il primo decreto di questo governo, l’atto che ha aperto la sua stagione politica, si conclude nel modo peggiore. Adesso, al di là del merito, che un governo appena insediato con ampi numeri scelga di utilizzare la tagliola per approvare un decreto che altrimenti non sarebbe riuscito ad approvare perché è arrivato colpevolmente in ritardo, oltre perché è un decreto pasticciato, è un segnale di debolezza e anche un segnale grave rispetto al Parlamento”.
Con le polemiche e l’approvazione del decreto si conclude una maratona iniziata martedì, quando il governo ha incassato la fiducia sul provvedimento, che ora deve andare al Quirinale per la promulgazione e la pubblicazione in extremis in Gazzetta Ufficiale. Fontana ha annunciato di porre immediatamente in votazione il decreto Rave “constatato il numero di interventi e preso atto della impossibilità di un orario condiviso sulla conclusione dell’esame del decreto in scadenza oggi. Come annunciato in precedenza, considerato che tutte le fasi del procedimento si sono svolte e tutti i gruppi hanno pronunciato una dichiarazione di voto mi vedo costretto nell’esercizio delle mie responsabilità a porre immediatamente in votazione il decreto legge al fine di assicurare che la conversione avvenga nei tempi costituzionali“. In altre parole, la discussione rischiava di protrarsi oltre la mezzanotte e far saltare il decreto. Infatti, dopo una seduta fiume a Montecitorio proseguita per tutta la notte, questa mattina alle 8 c’erano ancora 81 iscritti a parlare dell’opposizione. Ogni deputato ha a disposizione 10 minuti per il suo intervento: la discussione quindi si sarebbe protratta oltre le ore 21 di questa sera, pericolosamente vicino al limite della mezzanotte.
I timori della maggioranza – Per questo, agli iscritti a parlare si sono aggiunti anche 38 esponenti della maggioranza rispetto alla lista iniziale: questa mossa ha consentito al presidente Fontana di annunciare il ricorso alla ‘ghigliottina‘, interrompendo le dichiarazioni per passare subito al voto. Gli iscritti a parlare della maggioranza, sommati a quelli dell’opposizione, rendevano infatti certo il protrarsi della discussione oltre la mezzanotte, quindi il mancato rispetto dei tempi tecnici. Sul decreto Rave il governo due giorni fa aveva incassato la fiducia, ma ora nella maggioranza c’era pure il timore che potessero esserci delle assenze tra i parlamentari per via dell’orario. “A causa del mancato accordo con le opposizioni le dichiarazioni di voto proseguono. Il voto finale avrà luogo dopo una Conferenza dei Capigruppo che si terrà nel pomeriggio. Organizzarsi per garantire presenza per voto finale in serata”, è il messaggio inviato questa mattina ai parlamentari, come apprende l’Adnkronos da fonti di maggioranza.
Il decreto – Le chat sono la dimostrazione di come il governo non potesse permettersi di far scadere quello che è stato soprannominato decreto Anti-Rave, ma non si occupa solo della contestata norma contro i raduni abusivi. Dentro c’è di tutto: oltre alla riforma dell’ergastolo ostativo (approvata in extremis per evitare il “colpo di spugna” della Corte costituzionale) la maggioranza, con l’aiuto di Italia viva, ha confezionato un regalo ai detenuti per corruzione, concussione, peculato e altri reati contro la pubblica amministrazione. Per loro si aprono le porte dei benefici penitenziari che erano stati preclusi dalla legge Spazzacorrotti, approvata nel 2019 (sotto il primo governo Conte) per iniziativa dell’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. In pratica niente più carcere per i colletti bianchi, come già accadeva prima dell’introduzione di questa legge. Infine, ci sono anche le norme che allentano le prescrizioni Covid. Il provvedimento, che già dal primo novembre ha previsto il reintegro dei medici non vaccinati, sospende fino al 30 giungo 2023 le multe da 100 euro con cui sono state sanzionate le persone con più di 50 anni che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale. E’ stato deciso inoltre di annullare l’obbligo di effettuare un test rapido o molecolare alla prima comparsa dei sintomi e per uscire dall’isolamento dopo aver contratto il Covid. Allo scadere di 5 giorni sarà quindi possibile tornare a svolgere le normali attività.
Le tensioni in Aula – La tensione nel governo si era percepita già due giorni fa, quando il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, aveva annunciato il ricorso alla ghigliottina per accelerare i tempi dell’approvazione. Una dichiarazione che aveva infastidito anche Fontana, visto che l’adozione dello strumento è appunto prerogativa del presidente della Camera. Oggi sono aumentate le tensioni con l’opposizione, che in mattinata aveva chiesto una pausa tecnica per consentire la sanificazione dell’Aula di Montecitorio. Richiesta rifiutata, non senza momenti di nervosismo. “Non stiamo perdendo tempo o facendo ostruzionismo ma ci stiamo opponendo con tutti gli strumenti a disposizione a norme ingiuste e pericolose. E lo spieghiamo nel merito”, aveva detto nell’Aula della Camera la capogruppo Pd Debora Serracchiani. Mentre Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, aveva attaccato Fratelli d’Italia: “Deprecabile sentire in Aula che si discute di ‘aria fritta’ e si sprecano risorse, come ha detto un esponente di FdI durante il nostro ostruzionismo al dl Rave. È la loro pessima idea di confronto parlamentare. L’ostruzionismo è una pratica parlamentare non violenta, prevista dal regolamento e assolutamente di buon senso nei confronti di proposte come quella contro i rave”. “Da ieri pomeriggio il M5s è ininterrottamente in Aula per opporsi all’obbrobrio del decreto Rave che in realtà con i rave party ha poco o nulla a che fare. Non vogliamo essere complici di questo fumo negli occhi dei cittadini, perché le norme per affrontare la questione rave esistono già e questo Governo inventa l’inesistente emergenza per nascondere il fatto di essere diviso al suo interno su tutto”, aveva scritto su Twitter la deputata del M5s, Chiara Appendino. “Non vogliamo essere complici di corrotti e mafiosi – si legge nel post dell’ex sindaca di Torino – perché questo decreto abbassa le difese contro la corruzione proprio mentre imperversano gli scandali sulle mazzette in Europa e mentre stiamo immettendo nel sistema economico oltre 200 miliardi del Pnrr”.