Nella nota ufficiale sul sito di Tam Teatro degli Arcimboldi si legge: “La direzione desidera precisare che non si tratta di una decisione di ambito culturale, ma di responsabilità politica e morale..."
Sergei Polunin, il bad boy del balletto internazionale da sempre al centro di polemiche anche prima della guerra, quel tatuaggio con il faccione di Putin sul petto lo aveva cancellato già due anni fa. Ma proprio non ne voleva sapere di scomparire del tutto. Rispuntava fuori. Tanto che il ballerino deve averlo preso come un segno del destino. Sembra infatti che se ne sia fatti tatuare altri due: uno sulla spalla destra e uno sulla sinistra. Non è certo per motivi estetici che Gianmario Longoni, direttore artistico del teatro Arcimboldi di Milano, ha annullato lo spettacolo dell’artista in programma il 28 e 29 gennaio 2023. “Rasputin – Dance Drama”, già rinviato nel 2021 per motivi di salute, guarda caso dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, non si farà. Via al rimborso dei biglietti. In questo caso però non si tratta della lesione del tendine d’Achille del ballerino. Si tratta della sua adesione, dichiarata nel tempo più o meno manifestamente, alla politica del premier russo.
“Il clima di polemiche innescate dalla sua presenza rendeva inaccettabile socialmente la presenza di Polunin a Milano. Si rischiava di rovinare la bellezza di un’arte meravigliosa come la danza”, spiega Longoni. Nella nota ufficiale sul sito di Tam Teatro degli Arcimboldi si legge: “La direzione desidera precisare che non si tratta di una decisione di ambito culturale, ma di responsabilità politica e morale: in un clima di tensione e minacce riteniamo complicato sostenere le nostre scelte artistiche, i cui valori di pacifismo e tolleranza sono insiti nella programmazione stessa del teatro, che si è già schierato contro le atrocità della guerra ospitando il Gala di danza per la pace nell’aprile 2022 e il collettivo Pussy Riot lo scorso settembre”. Il primo è stato un gala di beneficenza a favore dei profughi ucraini, il secondo è uno spettacolo che nasce dal collettivo punk rock russo femminista e attivista, per lo sviluppo della democrazia in Russia e altre parti del mondo.
“Rasputin – dance drama”, presentato in prima assoluta a Londra nel 2019, è un balletto che, casualità vuole, parla degli zar. In particolare della vita inquieta e leggendaria di Grigorij Rasputin, il mistico consigliere di Nicola II ultimo zar di Russia. Ma è anche un balletto in cui il potere è il potere il vero protagonista. E le sue conseguenze nefaste. Ucraino di Kherson ma russo per scelta e con cittadinanza anche serba perché a Belgrado risiede la sua compagnia, Polunin ha la sua società di produzione ma è anche alla guida di accademie importanti. La più recente è stata aperta a Sebastopoli nella Crimea annessa alla Russia. E’ finanziata dal Governo? Il ballerino-attore (lo ricordiamo in ‘Assassinio sull’Orient Express’ di Kenneth Branagh), fuoriclasse formatosi alla scuola del Royal Ballet di Londra e poi punta di diamante della compagnia (fino ad abbandonarla per sua decisione), non ha mai fatto segreto di essere filo-putiniano, almeno in un momento della sua carriera, quando si esibiva fra Russia e Europa. “Il tatuaggio di Putin è stato un segno di ammirazione in un momento politico preciso”, ha raccontato a FqMagazine.
Ma oggi diventa impossibile ospitarlo. “Il danno economico per noi è grave, certo – commenta Longoni – siamo una realtà privata e il teatro era quasi sold out”. Come l’ha presa Polunin? “Ne abbiamo parlato al telefono. Tengo a precisare che la decisione è stata condivisa anche dall’artista, che ora sta affrontando un momento difficile per via degli annullamenti a catena delle sue date in Europa”. Sposato con la campionessa di pattinaggio russa Elena Il’inych, da cui ha da poco avuto il secondogenito, Sergei Polunin usa spesso le parole ‘amore’ e ‘pace’ anche nelle conferenze stampa (quando non le buca). Parole che per lui, sono imprescindibili dall’essere artisti. Ai tempi della nostra intervista, però, si presentava su WhatsApp con l’immagine di un soldato in mimetica che suonava il piano nel bosco. Difficile capirlo. Il fatto, per ora ancora indiscutibile, è che sia un ballerino-interprete d’eccezione. Longoni e Tam non potevano fare diversamente: “Sarebbe stato impossibile, visto il clima incandescente, ospitare un ballerino ucraino di cittadinanza russa con diverse attività finanziate dal governo di Putin. Le polemiche sarebbero proseguite fino a diventare ingestibili”. E conclude: “Stiamo attenti però a non scivolare in un’ideologia di censura contro tutti gli artisti che hanno ideologie differenti. La democrazia?”