L’unione fa la forza. Nello sport, e per la casta dei presidenti sportivi: i padri-padroni delle Federazioni hanno trovato un altro escamotage per beffare lo Stato e farsi rieleggere, praticamente in eterno. Mettere insieme i loro piccoli potentati, creare delle entità formalmente nuove e azzerare il conto di tre mandati, fissato dalla legge. Uno scandalo alla luce del sole, tanto che persino il Coni, di solito poco solerte quando si tratta di scontentare i suoi vassalli, sembra pronto dichiarare guerra ai “furbetti” delle Federazioni: con un parere normativo che punti a far rispettare le regole, per tutti. La prima a tracciare la strada è stata la FISBB, nuova creatura quasi mitologica, metà biliardo, metà bowling, due piccole discipline che come anticipato mesi fa dal Fatto.it sono appena diventate un’unica Federazione. Unico tratto in comune le palle che rotolano, ma soprattutto l’ambizione di spillare soldi allo Stato e aggirarne la legge.
È la dimostrazione di come, nello sport italiano, anche un principio sacrosanto possa generare nuove storture. La parola chiave è accorpamento. In Italia esistono 46 Federazioni sportive, 16 Discipline associate, ciascuna con le sue organizzazioni, personale, sedi, velleità ed ambizioni, contributi pubblici ovviamente. Decisamente troppe. Da anni si parla di unire quei settori che avrebbero motivo di stare insieme, e ce ne sono diversi: basti pensare a canoa e canottaggio, o alle addirittura quattro differenti Federazioni di tiro (a volo, a segno, a bersaglio mobile, caccia). Adesso qualcosa si sta muovendo, a partire appunto dalla FISBB, ma si parla anche di squash, tamburello e palla pugno. Con che spirito, però?
Da mesi i presidenti le provano tutte pur di sfuggire al tetto di tre mandati fissato dalla legge Lotti nel 2018, tra ricorsi giudiziari e pressioni politiche per cambiare la norma (dopo i tentativi inutili col governo Draghi è già ripartito il pressing nei confronti del ministro Abodi, che però ha definito il tema “poco affascinante”). Qualcuno allora deve aver fatto una bella pensata: il limite vale per una Federazione, ma se quella Federazione non esiste più, ne nasce una nuova, il conto riparte da zero e ci sono altri tre quadrienni a disposizione. Certo, non basta semplicemente cambiare nome, come di recente ha fatto la FederTennis, diventata Federazione Tennis e Padel (lo stesso n.1 Binaghi ha chiarito che non impatterà sui mandati). Serve che ci sia proprio una ragione sociale e un codice identificativo differente. Come ad esempio nel caso di Biliardo-Bowling, che potrà rieleggere lo storico capo dei tavoli verdi, Andrea Mancino, altrimenti arrivato a fine corsa. E del resto era già successo al Comitato Paralimpico, che quando nel 2017 è diventato ente pubblico ha azzerato il conto di mandati del presidente Luca Pancalli, in carica senza che nessuno abbia sollevato un dubbio dal 2005, e potenzialmente fino al 2028. Ecco il motivo di tanto fermento: con la scusa del risparmio (i tagli nell’immediato saranno nulli, si vedranno semmai a lungo termine) ora tutti vogliono accorpare.
Insomma, l’ennesima furbata della casta delle Federazioni. Che stavolta però potrebbe subire uno stop inatteso proprio dal Coni. “Non so se qualcuno ha pensato che questa cosa gli possa consentire di aggirare la norma sui limiti. Sarebbe un errore, io non lo farei, lo troverei non elegante e farei comunque in modo di intervenire sulla norma stessa”, ha spiegato a IlFatto.it il presidente Giovanni Malagò. Parole che aprono la strada a un chiarimento normativo, di cui si sente il bisogno. Magari a un parere del Collegio di garanzia. Si tratta però dello stesso Collegio che, almeno per il momento, non ha avuto la forza per impedire l’incredibile rielezione per la quarta volta (il limite sarebbe tre) di Flavio Roda alla guida della FederSci. Lui per ora ci è riuscito, vedremo gli altri. Nello sport italiano fatta la legge si trova quasi sempre l’inganno.