Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, chiede al governo di fare presto nel decidere se sullo stadio Meazza di San Siro ci sarà o meno un vincolo di tutela storico. Una spada di Damocle che in questo momento pende sul progetto di un nuovo impianto voluto da Milan e Inter, che ha appena ricevuto il via libera dal Consiglio comunale, non senza scossoni. “Il mio principale obiettivo è far rispettare le regole – ha spiegato il primo cittadino – il dibattito pubblico ha dato alcune indicazioni e io credo che l’interesse pubblico in questo momento possa essere confermato”. Sala però ha aggiunto che “diverso sarebbe – come pare dai media – se ci fosse un vincolo“. “A quel punto è chiaro che le squadre o farebbero buon viso a cattivo gioco e starebbero a San Siro o andrebbero a Sesto, ma a questo punto io non sarei più in grado di impormi“, ha sostenuto il sindaco. Sala ha aggiunto di non aver ancora discusso della questione con Gennaro Sangiuliano. Tra i giornalisti presenti, qualcuno gli ha chiesto quale sia l’opinione della presidente del Consiglio sulla questione. Lui, ha risposto così: “Sullo stadio cosa ne pensa Meloni non lo so, non ne ho mai parlato. Voglio lasciare la palla nel loro campo, con l’unica preghiera di essere veloci”.
Alcuni giorni fa, in Consiglio comunale, è stata approvato un ordine del giorno sul nuovo stadio di San Siro. La maggioranza ha approvato un testo con diversi paletti al masterplan: 70mila posti, struttura più distante da via Tesio, 140mila metri quadrati di verde, 40 milioni di investimenti nel quartiere. L’ordine del giorno è passato con 27 voti a favore, 14 contrari e un astenuto. Ma a far discutere è stata la “conformazione” di favorevoli e contrari. Nella maggioranza di Sala hanno detto sì in 23, mentre 7 hanno messo nero su bianco il loro no. Sulla base del voto di Palazzo Marino, come aveva spiegato l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, è ricominciato il confronto con Inter e Milan sulle puntualizzazioni contenute nell’ordine del giorno. Ad accordo raggiunto, nel caso, sarà la giunta a dover ribadire se si tratta di un’opera di interesse pubblico sempreché a Roma non si stabilisca il vincolo di tutela storico sullo stadio Giuseppe Meazza.
Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, in una lettera inviata al Corriera della sera ha spiegato dettagliatamente come intende agire per salvare San Siro: “Io non impongo, non ordino – è l’incipit del messaggio – leggo le carte del ministero e considero serenamente le ragioni della storia, invocando il rispetto della legge“. Sgarbi, nella lettera, ha fatto riferimento a quanto stabilirono i Comitati tecnici scientifici del ministero dei Beni culturali ormai nel luglio di due anni fa, quando concordarono “sull’opportunità di avviare un percorso amministrativo relativo ad un provvedimento di tutela” nei confronti dello stadio per via del suo ” valore fortemente simbolico per la città di Milano”. Nella sua lettera, Sgarbi ha evidenziato che a questa indicazione non è stato dato seguito da parte del Soprintendente e che “andranno anche valutate le misure disciplinari”. Per Sgarbi, in altre parole, i tecnici del ministero avevano ravvisato la possibilità che sullo stadio Meazza potesse essere posto un vincolo di tutela storico-relazionale, ma la Soprintendenza non ha avviato l’iter per valutare questa strada.